martedì 12 novembre 2013

Zoran, la salvezza è sempre l'amore

Zoran e Paolo sono nipote e zio che più diversi non potrebbero essere. Il primo è un  ragazzino sloveno, orfano, allevato da una nonna, zia di Paolo, un quarantenne friulano, alcolista, bugiardo, egoista e cialtrone.  
Alla morte della nonna, Zoran viene affidato per pochi giorni a Paolo, prima di venire spedito in una casa-famiglia. I due vivevano poco distanti, a cavallo del confine tra Italia e Slovenia, in due mondi diversi, anche se vicini e fino a quel momento non si erano mai visti né conosciuti.
Paolo è un uomo laido e sgradevole, un bevitore sporco, sconfitto, rancoroso e solitario, che tratta male gli amici che lo aiutano, a cominciare dalla ex moglie che lo ha piantato per mettersi con il  suo datore di lavoro, ma gli ha trovato un impiego e si occupa ancora di lui. Zoran invece è timido e sensibile, parla un italiano molto forbito che ha imparato da solo leggendo due vecchi libri scritti in linguaggio aulico e inattendibile.
Seccato per l'impegno che gli viene imposto, Paolo tratta male il malcapitato nipote, lo chiama Zagor, come l'eroe dei fumetti, gli impone di star zitto e rendersi invisibile fino a quando non verrà portato alla sua destinazione. Ma Zoran parcheggiato dallo zio in un'osteria piena di vecchi ubriaconi, rivela una dote: ha una mira straordinaria con le freccette e colpisce sempre il centro del bersaglio.
Lo zio che ci vede subito la possibilità di fare un po' di soldi lo porta a gareggiare in un circolo di appassionati dove il ragazzo vince la posta in palio contro i campioni locali. Paolo è entusiasta, sogna di arricchirsi portandolo al Campionato mondiale in Gran Bretagna dove il primo premio è di 60mila euro. Chiede pertanto che il ragazzo gli venga affidato in prova. C'è però un problema, Zoran ha una mira straordinaria, ma colpisce sempre solo il centro del bersaglio che nel gioco delle freccette non totalizza punti. Lo scoglio viene superato dall'amore quando il giovane si invaghisce di una coetanea conosciuta all'osteria dove passa le sue giornate e d'incanto rifiorisce, si libera del suo comportamento vagamente autistico e ritrova la motivazione per colpire il bersaglio come vuole lo zio.
Tutto sembra andare per il meglio, ma il sogno di Paolo svanisce per colpa della sua natura debole e violenta. Litiga con la ex moglie di cui è ancora innamorato, si ubriaca rovinosamente e fa fallire il suo progetto. Riporta Zoran al Tribunale dei minori rinunciando all'affidamento, ma qui a sorpresa è il ragazzo che non vuole lasciarlo e in cambio della promessa che smetterà di ubriacarsi rimane con  lui (e con la ragazza di cui si è innamorato).
Il film italo-sloveno, opera prima del goriziano Matteo Oleotto, si snoda tra vigneti e osterie. Il vino infatti è il protagonista muto della storia, che è raccontata in modo delicato, sentimentale e molto divertente. Il personaggio di Paolo è interpretato da Giuseppe Battiston che recita ispirandosi chiaramente ad Abatantuono (al quale somiglia anche fisicamente) in versione slava, cioè triste e alcoolica. Rok Presnikar è straordinario, bravissimo a interpretare una sorta di Harry Potter, maghetto adolescente capace di fare la magia finale, restituire allo zio la speranza nel futuro e nell'amore.  
Martedì 12 novembre alle ore 21 a Metropolis 2.0 il regista del film Matteo Oleotto sarà presente per un incontro con il pubblico.
 

1 commento:

adriano tominetti ha detto...

sono andato a vederlo ieri sera, bello, veramente bello, Battiston è un grande, c'è voluto Oleotto per dargli tutto lo spazio necessario, fino ad ora non è mai stato valorizzato in toto. Anche Zoran è molto bravo, tenendo conto che non parla italiano, e con Battiston che ogni tanto partiva per la tangente e improvvisava (parole di Oleotto) le sue espressioni sono state ancora più vere. Ne consiglio a tutti la visione. Adriano