venerdì 15 novembre 2013

Che PD vogliono i democratici padernesi? Lo sapremo domenica

Ieri sera ho partecipato alla assemblea aperta del PD padernese nella quale sono state presentate agli iscritti e agli elettori le quattro mozioni dei candidati alla segreteria nazionale.
Speravo che i presentatori delle mozioni, Maestri per Renzi, Serato per Civati, Massetti per Cuperlo (quella di Pittella è stata solo letta perché nessuno a Paderno la rappresenta) approfondissero ed evidenziassero le diverse visioni del partito contenute nei documenti dal momento che scopo delle primarie non è eleggere il candidato premier, ma scegliere il segretario del PD.
Purtroppo questo è stato fatto in modo solo superficiale e un dibattito sulla forma partito che i quattro candidati propongono non c'è stato. Di conseguenza non è stato discusso il bilancio dell'azione politica che il PD ha realizzato a Paderno Dugnano dall'autunno 2009 a oggi, valutazione senza la quale è difficile immaginare come il "nuovo" PD che uscirà da questo confronto potrà affrontare le sfide del futuro prossimo, cioè le elezioni amministrative del 2014.
Per parlare del PD che ci sarà, si sarebbe dovuto parlare del PD che c'è e del perché ha mancato clamorosamente la prova elettorale nel febbraio 2013 con tutto quello che ne è seguito (elezioni del Presidente della Repubblica, governo delle larghe intese con il PdL, ecc.). Gli interventi del segretario Oscar Figus e del deputato On. Ezio Casati non hanno spiegato niente nè hanno affrontato l'argomento. Casati non ha spiegato in modo politicamente convincente nemmeno perché lui ( e la sua corrente Area Dem) oggi sta con Renzi, mentre l'anno scorso era contro Renzi. I 28 iscritti (su 83) presenti in sala, dal canto loro non hanno chiesto chiarimenti.
La verità che si sarebbe dovuta ascoltare ieri sera è che il Partito Democratico, fondato sei anni fa, per unire e trasformare in qualcosa di nuovo il meglio della storia cattolica, di quella comunista e di quella socialista e liberale, è fallito perché ha archiviato il suo progetto prima ancora di aver anche solo provato a realizzarlo. I quattro aspiranti segretari lo sanno e lo scrivono con espressioni e forme diverse nelle loro mozioni, ma gli iscritti non ne parlano, danno per scontato questo fallimento e basta. Perché è fallito il partito di Veltroni? Perché è fallito quello di Bersani? Nessuno a Paderno sembra interessato a questa analisi in vista del grande cambiamento da tutti auspicato e promesso dagli aspiranti segretari.
Il PD secondo Civati deve essere "soprattutto, un partito aperto, capace di ascoltare quanto si muove nella società e muove i suoi elettori, dentro e fuori la politica, capace infine di superare i dibattiti identitari, ormai vuoti, per dotarsi di strumenti organizzativi, partecipativi e quindi politici capaci di dare un nuovo senso alla militanza e alla partecipazione".
Per rispondere alle domande “a che cosa serve il Pd?” e “a che cosa serve militare in un partito?”: Civati dice: "serve e ha senso se in quel partito è possibile davvero esprimersi, valorizzare le competenze, influenzare dal basso e dalla mobilitazione diffusa, il governo e le scelte del Paese. Serve se si decide, insieme, se si è coinvolti non solo nella scelta delle persone, una volta all’anno, come fosse una festa comandata, ma se si discute e si valuta la linea politica sulle questioni fondamentali".
Per Cuperlo il PD deve essere un partito che vuol costruire in Italia "una sinistra consapevole di sè" recuperando la sua autonomia culturale, un partito che si propone di cambiare l'Italia sulla base delle idee che sono alla sua radice. "Un partito che deve cambiare il suo modo di stare tra il popolo che vuole rappresentare, a cui vuol dare voce e potere. Parlare la sua lingua dentro questo tempo e piantare a fondo le radici sociali di una comunità che vada oltre le aree tradizionali della sinistra".
Il PD di Cuperolo è politicamente autonomo dal governo, il suo compito è progettare il futuro non amministrare l'esistente. Il PD non è il partito del leader, non è un comitato elettorale permanente al servizio dei candidati alle varie elezioni. La sua visione è quella di un PD che si dota ad ogni livello di organismi dirigenti ristretti e autorevoli e nello stesso tempo coinvolge direttamente gli iscritti nell'elaborazione del programma e delle decisioni. Deve restituire peso alla militanza e investire nella formazione degli iscritti, ma deve anche aprirsi al dialogo permanente con la società.
Il partito di Renzi è quello che vince le elezioni perché non parla solo ai suoi iscritti ed elettori, ma a tutti quelli che non lo votano, un partito "spalancato alla curiosità". Un partito che fa formazione politica dove per politica si intende amministrazione. Il PD di Renzi è un partito che ascolta e poi dà risposte alle proposte delle categorie sociali di cui vuole e deve diventare il primo referente politico. Il PD renziano è un partito "di amministatori, di circoli, di parlamentari" in cui "contano più i territori dei dipartimenti centrali". E' un partito che sceglie con forza il bipolarismo e soprattiutto che comunica bene e che a questa capacità affida il suo successo. Un partito strumento per cambiare l'Italia.
Le tre mozioni presentate ieri sera hanno dunque evidenziato, sul tema fondamentale della forma e della mission del partito, differenze piuttosto consistenti. Peccato che su queste diversità nessuno ha detto una parola. Per sapere qualcosa di più su che tipo di Partito Democratico vogliono costruire gli iscritti del centro sinistra padernese bisognerà aspettare i risultati delle elezioni "interne" di domenica.

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