Ieri sera ho partecipato alla assemblea
aperta del PD padernese nella quale sono state presentate agli iscritti e agli
elettori le quattro mozioni dei candidati alla segreteria
nazionale.
Speravo che i presentatori delle
mozioni, Maestri per Renzi, Serato per Civati, Massetti per Cuperlo
(quella di Pittella è stata solo letta perché nessuno a Paderno la
rappresenta) approfondissero ed evidenziassero le diverse visioni del
partito contenute nei documenti dal momento che scopo delle primarie
non è eleggere il candidato premier, ma scegliere il segretario del
PD.
Purtroppo questo è stato fatto in modo
solo superficiale e un dibattito sulla forma partito che i quattro
candidati propongono non c'è stato. Di conseguenza non è stato
discusso il bilancio dell'azione politica che il PD ha realizzato a
Paderno Dugnano dall'autunno 2009 a oggi, valutazione senza la quale è
difficile immaginare come il "nuovo" PD che uscirà da
questo confronto potrà affrontare le sfide del
futuro prossimo, cioè le elezioni amministrative del 2014.
Per parlare del PD che ci sarà, si
sarebbe dovuto parlare del PD che c'è e del perché ha mancato
clamorosamente la prova elettorale nel febbraio 2013 con tutto quello che ne è
seguito (elezioni del Presidente della Repubblica, governo delle
larghe intese con il PdL, ecc.). Gli interventi del segretario Oscar
Figus e del deputato On. Ezio Casati non hanno spiegato niente nè
hanno affrontato l'argomento. Casati non ha spiegato in modo politicamente convincente nemmeno perché lui ( e la sua corrente Area Dem) oggi sta con Renzi, mentre l'anno scorso era contro Renzi. I 28 iscritti (su 83) presenti in sala, dal canto loro non hanno chiesto chiarimenti.
La verità che si sarebbe dovuta
ascoltare ieri sera è che il Partito Democratico, fondato sei anni
fa, per unire e trasformare in qualcosa di nuovo il meglio della
storia cattolica, di quella comunista e di quella socialista e
liberale, è fallito perché ha archiviato il suo progetto prima
ancora di aver anche solo provato a realizzarlo. I quattro aspiranti
segretari lo sanno e lo scrivono con espressioni e forme diverse nelle
loro mozioni, ma gli iscritti non ne parlano, danno per scontato
questo fallimento e basta. Perché è fallito il partito di Veltroni?
Perché è fallito quello di Bersani? Nessuno a Paderno sembra
interessato a questa analisi in
vista del grande cambiamento da tutti auspicato e promesso dagli aspiranti
segretari.
Il PD secondo Civati deve essere
"soprattutto, un partito aperto, capace di ascoltare quanto si muove nella società e muove i suoi
elettori, dentro e fuori la politica, capace infine di superare i dibattiti identitari, ormai vuoti,
per dotarsi di strumenti organizzativi, partecipativi e quindi politici capaci di dare un nuovo senso
alla militanza e alla partecipazione".
Per rispondere alle domande “a che
cosa serve il Pd?” e “a che cosa serve militare in un partito?”:
Civati dice: "serve e ha senso se in quel partito è
possibile davvero esprimersi, valorizzare le competenze, influenzare
dal basso e dalla mobilitazione diffusa, il governo e le scelte del
Paese. Serve se si decide, insieme, se si è coinvolti non solo nella
scelta delle persone, una volta all’anno, come fosse una festa
comandata, ma se si discute e si valuta la linea politica sulle
questioni fondamentali".
Per Cuperlo il PD deve essere un
partito che vuol costruire in Italia "una sinistra
consapevole di sè" recuperando la sua autonomia culturale,
un partito che si propone di cambiare l'Italia sulla base delle idee
che sono alla sua radice. "Un partito che deve cambiare il
suo modo di stare tra il popolo che vuole rappresentare, a cui vuol
dare voce e potere. Parlare la sua lingua dentro questo tempo e
piantare a fondo le radici sociali di una comunità che vada oltre le
aree tradizionali della sinistra".
Il PD di Cuperolo è politicamente
autonomo dal governo, il suo compito è progettare il futuro non
amministrare l'esistente. Il PD non è il partito del leader, non è
un comitato elettorale permanente al servizio dei candidati alle
varie elezioni. La sua visione è quella di un PD che si dota ad ogni
livello di organismi dirigenti ristretti e autorevoli e nello stesso
tempo coinvolge direttamente gli iscritti nell'elaborazione del
programma e delle decisioni. Deve restituire peso alla militanza e
investire nella formazione degli iscritti, ma deve anche aprirsi al
dialogo permanente con la società.
Il partito di Renzi è quello che vince
le elezioni perché non parla solo ai suoi iscritti ed elettori, ma a
tutti quelli che non lo votano, un partito
"spalancato alla curiosità". Un partito che fa formazione politica
dove per politica si intende amministrazione. Il PD di Renzi è un
partito che ascolta e poi dà risposte alle proposte delle categorie
sociali di cui vuole e deve diventare il primo referente politico. Il PD
renziano è un partito "di amministatori, di circoli, di
parlamentari" in cui "contano più i territori dei
dipartimenti centrali". E' un partito che sceglie con forza
il bipolarismo e soprattiutto che comunica bene e che a questa
capacità affida il suo successo. Un partito strumento per cambiare
l'Italia.
Le tre mozioni presentate ieri sera
hanno dunque evidenziato, sul tema fondamentale della forma e della
mission del partito, differenze piuttosto consistenti. Peccato che su
queste diversità nessuno ha detto una parola. Per sapere qualcosa di
più su che tipo di Partito Democratico vogliono costruire gli
iscritti del centro sinistra padernese bisognerà aspettare i
risultati delle elezioni "interne" di domenica.
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