venerdì 4 ottobre 2013

Vajont: una strage "pilotata"?

Martedì scorso, nel corso della serata dedicata al Vajont che si è tenuta presso l'auditorium Tilane, una dei due superstiti della tragedia venuti a Paderno Dugnano per ricordare quella strage, ha parlato di "frana provocata" dai tecnici della società proprietaria della diga. Maggiori informazioni al riguardo si possono leggere in quest'articolo pubblicato il giorno 1 ottobre dal sito Meteoweb che riprende una notizia diffusa dal quotidiano Il Gazzettino. Ecco il testo

Una indagine preliminare su una lettera in cui si parla del disastro del Vajont in conseguenza di una sorta di ‘frana pilotata’, pubblicata da ‘Il Gazzettino’, è stata aperta dalla procura della Repubblica di Belluno. Nella lettera la figlia del notaio Isidoro Chiarelli, morto 9 anni fa, riferisce di un dialogo avvenuto nello studio notarile tra dirigenti della Sade in cui si parlava di pilotare il 9 ottobre il distacco della frana dal monte Toc facendola cadere nell’invaso senza bisogno di avvertire la popolazione.
E’ una indagine preliminare – ha detto il procuratore della Repubblica di Belluno, Francesco Saverio Pavone, interpellato dall’ANSA – su questa circostanza di cui nessuno, a quanto pare, conosceva l’esistenza. E’ solo una indagine conoscitiva su una ipotesi che, se si dimostrasse essere vera, potrebbe cambiare la ricostruzione della storia. Tuttavia, allo stato, e’ solo una questione da verificare e non ci sono ne’ indagati ne’ ipotesi di reato”. Per il procuratore, si tratta di capire perche’ la vicenda ”emerge a 50 anni di distanza dalla tragedia. Nella lettera si parla anche di asserite pressioni che avrebbe subito il notaio al fine di impedirgli di parlare pubblicamente di quanto avrebbe appreso nel suo studio. Insomma, nel complesso e’ una storia che merita attenzione”.
Durante il dialogo tra i rappresentanti della Sade si sarebbe detto che tutti i residenti quella sera sarebbero stati davanti alla televisione per una partita di calcio, che l’onda avrebbe avuto una altezza massima di una trentina di metri e che ”per quei quattro montanari non e’ il caso di preoccuparsi troppo”. Sul piano dei possibili sviluppi dell’indagine preliminare, il magistrato ha detto che si trattera’ anche di capire quali possano essere stati i protagonisti del dialogo nello studio notarile, ricordando che, se mai in linea di ipotesi dovessero emergere circostanze legate a persone indagate all’epoca, per il Vajont c’e’ gia’ stato un iter processuale conclusosi con alcune condanne e che non si puo’ procedere nei confronti delle stesse persone per gli stessi reati giudicati. ”Allo stato, comunque – ha ricordato Pavonedobbiamo capire perche’ questa vicenda emerge solo oggi”. Il magistrato nell’arco della giornata fara’ anche acquisire agli atti la deposizione resa dal notaio nel corso della fase processuale e depositata pare in uno dei faldoni del processo presso l’Archivio di Stato di Belluno.

1 commento:

Tiziano Dal Farra ha detto...

Ciao.
Mi occupo da dieci anni del Vajont. O forse ESSO occupa me.
Questa è una non_notizia, e peraltro male raccontata. Chiarelli aveva e la figlia HA ragione. Nessuno finora - tranne me - ha mai scritto che questa [correttamente] è la più grande strage di MAFIA [mafia dei colletti bianchi] di questo [sputo, di] "Paese". Che lo è appunto per aver saputo dare corso a questo incommensurabile ABOMINIO.
Strage di mafia in quanto SADE sapeva da tre anni e mezzo - da E. Semenza - dell'esistenza e delle misure fisiche della frana. Ma oramai la diga c'era, e occorreva pensare a farla pagare.
Quando venne progettata e costruita, doveva restare di proprietà SADE. Invece, colla nazionalizzazione, la ditta ci avrebbe rimesso il ricavato di 99 anni di CONCESSIONE governativa.
E questo è il motivo di fondo della sua intrinseca perfezione e della sua eccezionale resistenza. Diversamente, se fosse partita come "appalto pubblico", ci avrebbero speso tre volte meno anche in cemento.
Ciò detto, la malavitosità [mafia, in sintesi] di SADE è provata. E le mie ricerche - sul campo - dimostrano che a Longarone dal dicembre 1964 si insediò la medesima mafia-sottopotere corrotto [la parte più spregiudicata della destra affarista DC] che originò il più grande e cruento ABUSO EDILIZIO della Storia italiana, e il più cruento.
Più che verosimile quindi, l'arroganza dei delinquenti [Zambon fu poi processato per corruzione, era il geometra del Comune di erto e Casso] che tanto turbarono colle loro ciniche affermazioni il buon notaio Chiarelli, persona specchiata.

Buona visione: https://vimeo.com/vajontinfo/videos
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Tiziano Dal Farra - Belluno [www.vajont.info]
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