giovedì 18 luglio 2013

Da Mongibello a Siracusa in un giorno di fuoco


"Tra bande verdi gialle di innumerevoli ginestre.." la citazione di Gozzano era obbligata mentre ieri risalivo da Nicolosi le falde della "montagna", Gebel, come la chiamavano gli arabi e la chiamano ancora i siciliani oggi. Boschi interi di ginestre che si diradavano mano a mano che si saliva di quota e dalle colate di lava recente emergevano folti boschetti di castagni. Il paesaggio diventava sempre più lunare e ai 1.900 mt. del Rifugio Sapienza, base di partenza della funivia, la vegetazione si riduceva a piccoli ciuffi di garofanini bianchi e rosa che macchiavano il bruno scuro della cenere lavica. A quota 2.650 dopo il volo in
funivia sembrava di essere sulla Luna. Tutto qui è coperto di cenere sotto la quale fa capolino la neve perenne che ancora si mantiene grazie allo strato protettivo nerastro. I crateri sommitali fumanti sono più in alto a 3.300 mt. e noi decidiamo di avvicinarli con una breve arrampicata (a 2.800 mt.) fino al bordo della valle del Bove, canale principale che da millenni raccoglie le colate che scendono dal cratere centrale. L'aria è fredda  perché l'altitudine si fa sentire e tutto attorno è silenzio. 
La sera prima a Taormina eravamo invece immersi nel colore e nel rumore di una folla variopinta che riempiva le stradette e i vicoli della città, il cui teatro greco non siamo riusciti a visitare perché c'era uno spettacolo musicale (Cristina è ancora arrabbiata). I teatri greci per ora si dimostrano ostili.
Ci fermiamo dopo un'oretta di cammino attorno a mezzogiorno per uno spuntino. La cenere e i lapilli sono cosparsi di migliaia di coccinelle, che si nutrono di minuscoli moschini verdi dando vita a una singolare nicchia ecologica. Abbiamo scoperto che a quell'altezza il terreno è caldo ed è questo probabilmente che favorisce una tale esplosione di vita. Il panorama è bellissimo e da dove siamo arrivato possiamo vedere benissimo i crateri della vetta orlati di giallo zolfo. 
Ieri è stata una vera giornata di fuoco perché scesi dall'Etna per raggiungere Siracusa siamo stati fermati alle soglie della città da un grande incendio scoppiato in un canneto che per venire domato ha avuto bisogno dell'intervento di elicotteri e aerei Canadair. L'incendio si trovava proprio tra noi e il nostro albergo pertanto dopo aver superato un gigantesco ingorgo stradale abbiamo deviato per il centro città dove ci siamo rifocillati con tre granite al gelso seduti ai tavolini di un caffè nella splendida piazza del Duomo siracusano ricavato da un tempio greco di cui ha riutilizzato le imponenti colonne doriche.
Abbiamo assistito al matrimonio molto scenografico di un ufficiale dei Carabinieri che all'uscita dalla cattedrale è passato con la sposa sotto il corridoio di sciabole sguainate dei suoi colleghi. Uno spettacolo teatrale molto apprezzato anche perché una lama ha fatto cadere allo sposo la feluca impigliandosi nel pennacchio, tra applausi scroscianti e divertiti di centinaia di spettatori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ti seguo poasso passo,perchè nel 1970 da poco sposato avevo visitato gli stessi luoghi ,li ricordo,ma non li avevo visti con l'occhio del conoscitore.Adesso li apprezzo di più.
Per inciso negli anno ottanta avevo fatto un viaggio a Siracusa in treno con mio figlio liceale.appositamente per vedere Edipo Re al teatro di Siracusa con Giancarlo Sbragia.Una serata per entrambi indimenticabile.
Buona continuazione.
pierino favrin