mercoledì 10 luglio 2013

Addio, cativa lavandera

È morto nella mattina di venerdì 5 luglio nella sua abitazione di Monza Carlo Vittone. Professore di lettere all’Isa, l'istituto d’arte, si era laureato in letteratura alla Normale di Pisa, era nato nell’agosto del 1955. Impegnato da sempre nella cultura e appassionato conoscitore di Monza, era diventato anche editore, pubblicando molti testi sulla città e la sua storia. Tra i tanti, anche”Monzesi”, il ritratto di cinquanta personalità cittadine, oppure libri sulla tradizione gastronomica e il dizionario del dialetto monzese scritto da Felice Camisasca. Tra i suoi testi anche “L’ondata gloriosa all’assalto”, la storia del monumento di piazza Trento e Trieste. È stato assessore al parco con Moltifiori, all’epoca della prima giunta leghista, proveniente non da una militanza leghista. Proprio con la giunta ruppe a causa di visioni diverse sul futuro dell'autodromo. (l Cittadino del 5 luglio)
Carlo Vittone
L'ho saputo solo oggi. Era stato un caro amico e compagno di strada negli anni (2001-2008) della mia avventura editoriale e giornalistica monzese, quando insieme facemmo "Domani", settimanale politico creato con Pippo Civati e Peppino Motta per appoggiare la "primavera" che portò, per la prima volta dal dopoguerra, alla vittoria elettorale del centro sinistra nel 2002. 
Dopo quel giornale, collaborammo a lungo, prima con ForumMonza, un giornale online che per tre anni, dal 2005 al 2008 portò avanti a Monza un'informazione autonoma, critica e di sinistra, poi con altre iniziative editoriali e culturali. Come a volte succede tra amici litigammo (con me succede spesso) per un libro, "Baraonda democratica", dedicato alla memoria dell'amico comune Peppino Motta. Un libro che aveva editato controvoglia nel novembre 2007, cedendo alle mie insistenze. Da allora non siamo più riusciti a far pace. 
Quando due anni dopo si ammalò seriamente cercai di riprendere i contatti con lui, ma non volle mai incontrarmi. Non ho mai capito bene il perché e adesso che se n'è andato per sempre la coscienza mi rimorde. Era un uomo bizzarro come tutte le persone geniali, viveva in un loft da vecchio sessantottino, una ex tipografia artigiana nel centro di Monza, risistemata da lui in economia con soppalchi in legno e vecchi mobili raccattati qui e là, molto polveroso, pieno zeppo di libri invenduti mescolati a pacchi di giornali, dischi in vinile, poster e manifesti, chitarre elettriche, tastiere scassate e abitato da gatti e altri animali. 
Era un grande e appassionato traduttore dal tedesco, un filosofo, un intellettuale, ma professionalmente era un marginale per scelta. Io lo definivo ispirandomi alla figura dell'architetto Garrone, l'eroe negativo del romanzo "La donna della domenica", una "cativa lavandera", quella che non trova mai la pietra buona per lavare e che si accontenta per pigrizia di vivere ai margini di una piccola città. Un perfetto provinciale. Ricordo con affetto le grandi interminabili discussioni politiche e le risate dopo cena, al calar delle notti d'estate, bevendo sul terrazzo del suo loft che aveva trasformato un un orto pensile. Addio caro Carlo, addio notte, addio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Carlo Vittone è stato il mio insegnante di storia dell'arte . Devo a lui la mia passione per la pittura e l'amore per l'arte in genere. Lo ricordo come un uomo a volte schivo ma dotato di grande fascino soprattutto quando descriveva opere a lui care. Difficilmente durante le sue lezioni c'era caos ,magicamente tutti erano rapiti dalle sue spiegazioni...Ripenso a uno dei suoi pochi rimproveri quando voltando lo sguardo verso la nostra fila di banchi(pochi ma sempre senza appunti e libri)diceva :"..e come al solito il Bronx non ha neanche un libro.Forza unitevi agli altri compagni!".ciao prof.!
Giovanna Baracchi