sabato 4 maggio 2013

La sinistra moderna di cui abbiamo bisogno

In questi giorni ho parlato molto di "sinistra moderna", cioè dell'obiettivo di partito nuovo che il PD ha chiaramente fallito e che resta ancora da raggiungere. Ma cosa vuol dire "sinistra moderna"? 
Su questo blog Gianni Rubagotti, storico militante radicale padernese, mi ha chiesto che cosa vuol dire per me essere di sinistra, un termine che per molti, ad esempio il segretario del PD, Oscar Figus, non ha un significato univoco e dunque non è adeguato a spiegare una precisa posizione politica e culturale. 
Chi mi segue conosce già la mia risposta: essere di sinistra vuol dire riconoscere l'uguaglianza dei bisogni fondamentali (istruzione, lavoro, salute, casa, reddito minimo di cittadinanza, socialità, affettività) degli esseri umani e l'uguale diritto di ognuno a vederli soddisfatti, indipendentemente dal merito. Molti di fronte a questa dichiarazione obiettano che in realtà ciò significa essere semplicemente liberali, ma non è così perché i liberali credono che ognuno debba avere diritto a vedere riconosciuti i bisogni fondamentali in base al merito.
La casa, la salute, l'istruzione ad esempio, sono quelle che ti puoi permettere con il tuo reddito e non in base ai tuoi reali bisogni. Se hai una famiglia di quattro persone, ma non guadagni a sufficienza per una casa di 100 mq, ti deve accontentare di vivere in 50 mq, se hai bisogno di cure mediche, esami clinici, dentista, oculista e non hai soldi per pagare le strutture private devi aspettare mesi o anni per averli dalle strutture pubbliche, che comunque i liberali osteggiano. Come osteggiano la difesa dei beni comuni che vorrebbero privatizzare e gli ammortizzatori sociali che considerano uno spreco ingiusto, per non parlare delle aziende pubbliche che danno lavoro e forniscono servizi.
E' per questo, per difendere il diritto ai bisogni fondamentali nella realtà in cui viviamo, che c'è bisogno di una sinistra moderna. Una sinistra che si definisce chiaramente così.
Democrazia - La sinistra moderna è democratica. Essa crede nel potere del popolo, esercitato dal popolo e per il popolo, ma non al potere esercitato dai populisti. A chi crede di poter vincere semplificando i problemi, risvegliando gli istinti e parlando alla pancia delle persone, la sinistra risponde che il popolo comprende la complessità del reale. Non c'è realtà che non si possa spiegare e dire la verità ai cittadini è il solo modo corretto di governare il Paese.
Stato di Diritto - La sinistra moderna crede nella legittimità dello stato di diritto, nell'efficacia delle iniziative provenienti dalla società civile, nella necessità dei contropoteri. Rispetta i diritti individuali, e ritiene che siano da perseguire ancora la libertà dall'ignoranza e dall'oppressione, per le minoranze e per le donne. E pensa che per costruire uno stato veramente democratico resti ancora molto da fare. La sinistra moderna crede nella libertà di coscienza e d'opinione in una società multiculturale, e intende al tempo stesso garantire la neutralità laica nello spazio pubblico. Nessuna eccezione a questo principio può essere giustificata, nessuna obiezione di coscienza è permessa nello spazio pubblico: se sei un medico antiabortista non puoi lavorare in un ospedale pubblico dove per legge si deve praticare l'aborto terapeutico. 
Lavoro - La sinistra moderna sostiene il lavoro, che considera come un valore fondamentale per l'integrazione. Il dinamismo di un'economia non si misura sulla sua capacità di difendere i posti di lavoro, ma su quella di crearne più di quanti ne muoiono. Se l'iniziativa privata non è in grado di farlo, dovrà farlo lo Stato, soprattutto nei settori strategici e innovativi dove il ritardo provocherebbe svantaggi competitivi pericolosi per tutta la nostra economia. Per la sinistra, la priorità non è difendere ogni singolo posto di lavoro, ma consentire a tutti di poter cambiare lavoro senza timori, in caso di necessità.
Regole e Società - La sinistra moderna sostiene le regole e crede nel ruolo regolatore dei pubblici poteri cui spetta il compito di correggere le disuguaglianze sociali. Ritiene necessario rivedere il funzionamento e le modalità d'intervento di uno Stato che rischia l'impotenza e che a causa del suo deficit e del suo debito compromette il futuro dei nostri figli. La disponibilità di denaro pubblico è limitata e continuerà ad esserlo, per cui occorre destinare questi mezzi alle priorità della crescita e della giustizia sociale, piuttosto che a perpetuare l'esistente o a soddisfare interessi settoriali. La sinistra moderna crede in una riforma profonda dell'organizzazione dello Stato. Ritiene che numerosi settori dei servizi pubblici possano essere affidati a gestori privati, ma sempre sotto rigoroso controllo pubblico.
Redistribuzione della ricchezza - La sinistra moderna crede nella redistribuzione del reddito e della ricchezza. Essa non crede che l'accumulo da parte di pochi sia la condizione necessaria al progresso di tutti. Al contrario considera un impegno costante per l'uguaglianza, oltre che socialmente giusto, anche efficace sul piano economico: innanzitutto per le pari opportunità e contro la riproduzione dei divari sociali attraverso la scuola; e in secondo luogo per la correzione delle disuguaglianze, non solo in materia di redditi ma anche di accesso al lavoro, all'alloggio, ai trasporti e alla salute. 

Tasse - Per la sinistra moderna, la lotta alla disuguaglianza non deve passare attraverso un innalzamento delle imposte, ma esige una miglior ripartizione della spesa pubblica: in altri termini, si tratta di chiedere ai ricchi di pagare di più per i servizi forniti alla popolazione nel suo insieme, e di offrire più servizi pubblici a chi ne ha maggior bisogno. Il servizio pubblico non deve mai accollare alla popolazione il finanziamento dei bisogni dei privilegiati. 
La sinistra moderna è favorevole a un'imposta di successione elevata per i nuclei familiari più facoltosi, dato che la parità delle opportunità passa necessariamente per la rimessa in gioco dei patrimoni acquisiti, almeno una volta per generazione.
Progresso - La sinistra moderna è progressista nel senso che crede che il progresso scientifico e l'innovazione tecnologica siano sempre fattori di benessere per la maggioranza, e forniscano a volte l'occasione per rimettere in discussione alcune rendite ereditate dal passato. Ritiene che la competitività della nostra economia e la capacità di generare durevolmente piena occupazione non dipendano dallo sforzo di preservare il mondo di ieri, ma dall'innovazione e dalle facoltà di adattamento.
Scuola - La sinistra moderna è il partito dell'educazione, in quanto persegue sia l'eccellenza accademica che la democratizzazione dell'accesso alla conoscenza. Essa rifiuta di dover scegliere tra una scuola di massa mediocre e un'istruzione d'alto livello riservata a un'élite. La chiave di volta del progresso sociale è una scuola di massa capace di democratizzare l'eccellenza e di promuovere per tutti l'accesso alla cultura, combattendo la riproduzione delle disuguaglianze sociali e preparando gli studenti a un mercato occupazionale esigente e mobile.
Sicurezza - La sinistra moderna sostiene il diritto alla sicurezza, nel quale ravvisa un elemento essenziale del contratto sociale. Dura e severa contro i criminali ma anche contro le cause che sono alla base del crimine.
Ambiente - La sinistra moderna difende il diritto di tutti gli uomini ai beni essenziali come la qualità dell'aria e l'accesso all'acqua. La sinistra moderna crede nella definizione di regole internazionali e in un'organizzazione mondiale per l'ambiente. 

Europa - La sinistra moderna è europeista perché una Unione Europea sempre più integrata e dotata di poteri effettivi di governo è un passo avanti un nuovo ordine mondiale di pace, solidarietà e diritto.
Etica - La sinistra moderna è morale, e considera necessaria l'esemplarità delle classi dirigenti, sia nel settore privato che nella gestione della cosa pubblica. Le élite non possono essere legittimate se godono di privilegi inaccettabili dai governati. La sinistra è favorevole a una sobrietà nello stile di vita dello Stato e delle personalità pubbliche, all'abolizione del cumulo dei mandati, alla limitazione della durata delle funzioni elettive e alla soppressione dei regimi protetti a favore dei titolari di alte cariche pubbliche. 

8 commenti:

Gianni Rubagotti ha detto...

"Per la sinistra, la priorità non è difendere ogni singolo posto di lavoro, ma consentire a tutti di poter cambiare lavoro senza timori, in caso di necessità"
quando si scende sul concreto poi si incontrano i problemi.
L'articolo 18 per come è applicato non segue questa filosofia: lavoratori di aziende palesemente chiuse chiedono la cassa integrazione. Precari licenziati non hanno reddito di cittadinanza. Alcuni lavoratori sono stati tenuti in cassa integrazione per periodi lunghissimi.

Per quanto mi riguarda il lavoro non è un diritto assoluto: se qualcuno non lavora non merita un posto di lavoro.
Il singolo posto di lavoro non è sacro.
Se un'azienda fa un prodotto che non sta più sul mercato deve essere lasciata chiudere e i suoi lavoratori (non il suo titolare) devono essere tutelati con un reddito e la possibilità di imparare un nuovo mestiere richiesto dal mercato. Ma se questi lavoratori insistono che vogliono fare i minatori quando non ha più senso estrarre carbone in Italia si deve avere la forza (dopo aver proposto loro alternative) di dire "no, o imparate un lavoro nuovo o non vi diamo nulla".
Io sono perfino contrario al fatto che chi fa lavori usuranti debba andare in pensione prima: in alcuni casi (come in certi tipi di artigianato) deve invece insegnare quello che sa ai giovani, in altri a una certa età deve avere il diritto di fare lavori meno usuranti, magari nel settore no profit.

Anonimo ha detto...

caro Carlo,no i principi liberali non sono quelli da Te enunciati,sono le pari opportunità di partenza,stato minimo,mercato regolamentato, poca ed efficiente burocrazia.Istruzione ai massimi livelli per tutti quelli che hanno desiderio di studiare,attenzione agli sfortunati o ai più deboli quelli veri,vedi in proposito Lezioni di politica sociale di L. Einaudi.
Quello che Tu proponi è un modello di socialismo reale,i cui risultati dove è stato sperimentato
è ormai noto a tutti.
Vogliamo provarci noi a cui è stato risparmiato?
Il nostro modello attuale non è purtroppo quello di uno stato liberale moderno e mai lo sarà, ma uno stato confusionale,e si sa che nella confusione si trovano bene,faine,volpi,avvoltoi mai animali nobili
pierino favrin

carlo arcari ha detto...

"socialismo reale"? A me sembra caro Pierino un normale programma socialdemocratico che viene realizzato da anni nei Paesi del Nord Europa.

Anonimo ha detto...

Che non sarà realizzato nemmeno esso,sai cosa s'intende con la frase:ghe sucess un quarantot,ecco
l'Italia è nata così e così sembra continuare.
pierino favrin

Gianni Rubagotti ha detto...

Per realizzare il welfare del nordeuropa bisogna introdurre una regoletta che è un vero e proprio orrore per tanti italiani e italioti.

Se un pubblico dipendente non è capace o sbaglia VA LICENZIATO.

Uno stato sociale così pubblico non funziona con dipendenti come quella dell'INPS che ho incontrato che dopo 6 mesi di mail e telefonate senza risposta solo dopo che l'ho incrociata in ufficio mi ha detto che le pratiche dalla M alla Z (e io sono Rubagotti) non le seguiva più lei. O non funziona quando l'auto di 2 vigili è in divieto di sosta e blocca un'autoambulanza e non vengono licenziati perché "Morosini non è morto per quello" come se l'atto non fosse grave lo stesso (a proposito, io licenzierei con disonore anche il capo dei vigili che ha avuto l'ardire di dire questo).

L'attuale sinistra ufficiale è votata e spesso composta nei suoi ruoli chiave da dipendenti pubblici e a Paderno le ultime primarie erano fra 2 candidati sindaci dipendenti pubblici.

E non so dove Marx avesse scritto che la classe sociale di appartenenza condiziona il pensiero ma secondo me ci aveva visto giusto.

carlo arcari ha detto...

Gianni, hai ragione il ceto sociale di appartenenza condiziona il modo di pensare e vedere le cose di un amministratore pubblico. Il sindaco della passata amministrazione di centro sinistra, Gianfranco Massetti, era ed è un dipendente pubblico (dirigente servizi dei sociali di Limbiate). Il sindaco attuale, Marco Alparone, è un farmacista, titolare credo della farmacia di famiglia a Cassina Amata. La differenza di "classe" come dici tu, di visione, idee politiche, programmi e soprattutto cose realizzate è evidente e ognuno può giudicare. Uno è di sinistra, l'altro è di destra e i fatti lo dimostrano.

Gianni Rubagotti ha detto...

Casati non mi pare di destra, ma come titolare di una piccola impresa (che però esporta in tutta l'area euro) ha probabilmente una sensibilità diversa perché sa cosa significa, tanto per fare un esempio, che per un imprenditore svizzero calcolare le paghe significa dire alla sua segretaria di fare costo orario per numero di ore mentre lui che vive in Italia ma compete con quello svizzero deve pagare un consulente del lavoro per seguire le continue evoluzioni della materia fiscale e pagare più tasse per mantenere un apparato burocratico che le produce e le controlla.
Questo problema Massetti non l'ha mai avuto.
Questo non significa essere migliori o no come persone ma a livello di preparazione quando si parla con la città cambia le cose.
Se poi è di destra pensare che la pubblica amministrazione dovrebbe essere al servizio del cittadino e non il contrario, mi arrendo e sono di destra (credo in compagnia di molti iscritti al Labour o dell'SPD).
Ma qualcosa mi dice che il funzionario dell'inps che mi ha fatto perdere mezza giornata di lavoro (non retribuita) per dirmi di persona una cosa che poteva rispondermi via mail e non perderà un centesimo di stipendio per questo è un problema soprattutto per chi sta più in basso nella scala sociale e non per i più ricchi.

carlo arcari ha detto...

Gianni, ti piace troppo farti le domande e le risposte da solo. Che senso ha voler discutere allora?
Sei tu e non io a sostenere la tesi che un dipendente pubblico è meno adatto a fare il sindaco di un imprenditore.Io parlo di programmi, di visioni, di scelte amministrative, e di fatti. Per farmi capire ho fatto due esempi di sindaci che conosco, Alparone e Massetti. Tu rispondi sostenendo che Casati è meglio di Massetti perché è un imprenditore. Insomma hai la tua tesi e la difendi sempre e comunque, anche arrivando a sostenere l'insostenibile perché fatti che la dimostrano non ne hai.