Tra i quartieri di Paderno e di Dugnano c'è una grande isola di verde costituita da numerosi parchi secolari legati alle ville storiche che caratterizzano il cosiddetto "quadrilatero" esistente tra i centri urbani.
Si tratta di grandi parchi privati chiusi al pubblico (escluso quello di Villa Rotondi) che pochissimi
padernesi hanno avuto la possibilità di visitare. "Così
credevo anch'io fino a ieri sera quando passando davanti a Villa
Dugnani ho scoperto un piccolissimo cartello che informa i cittadini
dell'apertura mensile del suo parco - scrive Rubagotti -. Il cartello spiega che essendo
stato restaurato in parte con fondi ministeriali, quel giardino è
visitabile dalle 14 alle 17 ogni prima domenica del mese".
La notizia
è ghiotta e sicuramente domenica 5 maggio io come molti altri
padernesi curiosi e interessati a visitare il "giardino segreto"
di Villa Dugnani c i presenteremo davanti al cancello di via Grandi.
La villa si sviluppa in due corpi
distinti adiacenti sul lato corto. L'edificio più occidentale è a
corpo semplice, due piani fuori terra, coperto da tetto a doppia
falda con tegole in cotto. Il corpo più orientale è a corpo doppio,
due piani fuori terra, di altezza superiore all'edificio contiguo,
coperto con tetto a doppia falda. La muratura è in ciottoli.
Il parco retrostante la villa è stato
creato preseumibilmente prima del 1683, quando viene documentata ed
attribuita la proprietà dell'area al Giureconsulto Giuseppe Maria
Dugnani, che predispone una costruzione barocca con una pianta a
L.
L'ala orientale a corpo doppio è probabilmente l'unica parte ancora originale. Mentre nel catasto teresiano, settecentesco, ancora appare in forma dissimile dall' attuale, nella cartografia del Brenna, datata al 1836, la planimetria già corrisponde a quella attuale. Quindi le modifiche sono avvenute tra le due differenti redazioni.
L'ala orientale a corpo doppio è probabilmente l'unica parte ancora originale. Mentre nel catasto teresiano, settecentesco, ancora appare in forma dissimile dall' attuale, nella cartografia del Brenna, datata al 1836, la planimetria già corrisponde a quella attuale. Quindi le modifiche sono avvenute tra le due differenti redazioni.
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