mercoledì 24 aprile 2013

Bettazzi: la fede che può parlare anche "a vanvera"

"I giovani d'oggi mi sembrano molto penalizzati dalle tecnologie. Quando hanno un problema vanno in rete a cercare le soluzioni e trovano quelle già confezionate. Non c'è più la consapevolezza della necessità di arrivare alla soluzione dopo lo studio e la riflessione". 
Queste parole di monsignor Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea, pronunciate ieri sera nel corso dell'incontro che si è tenuto al Santuario di Dugnano, mi hanno colpito molto perché suonano vere e credibili.
L'uomo che abbiamo incontrato è davvero straordinario. Ieri sera, a quasi 90 anni (è nato a Treviso il 26 novembre 1923), stando sempre in piedi e parlando a braccio, ha tenuto una lectio magistralis sul Concilio Vaticano II, evento storico al quale egli ha avuto la ventura di partecipare 50 anni fa e di cui è oggi uno dei pochi testimoni superstiti. Una lectio molto pastorale, nello spirito del Concilio che mezzo secolo fa trasformò per sempre la Chiesa di Roma, portata avanti con ironia e complicità dall'anziano Vescovo che ha raccontato anche tre o quattro barzellette e molti aneddoti su quell'evento e sui suoi protagonisti per farsi meglio capire dagli ascoltatori. 
Senza però mai banalizzare l'argomento. La sua esposizione non a caso è partita dal Concilio di Nicea che affermava la pace e l'unità della Chiesa dal momento che il Vaticano II intendeva concludere la riflessione su questa materia iniziata e non conclusa dal Vaticano I, sia nel rapporto con il mondo sia nella definizione della sua identità e natura. Bettazzi ha ricordato in modo leggero, ma puntuale come lo scopo principale del Concilio fosse trovare un modo nuovo e adeguato ai tempi di approfondire, annunciare ed esporre al mondo la dottrina, certa, veneranda ed immutabile della Chiesa. 
Il Sinodo non proclamò dogmi, ma affermò che la Chiesa doveva ricominciare a parlare a tutti gli uomini senza arroccarsi, rivolgendosi al mondo attraverso i 2.500 cardinali  e vescovi che per la prima volta venivano a Roma da tutti i continenti. Fu la prima vera occasione per conoscere realtà ecclesiali fino a quel momento rimaste ai margini. 
Egli ha ricordato infine che nel 1963, Giovanni XXIII, poco prima di morire, con la sua ultima Enciclica "Pacem in Terris" aveva posto al centro del Concilio e del confronto mondiale il tema della pace quando pochi mesi prima le due superpotenze Usa e Unione Sovietica avevano sfiorato il conflitto atomico durante la crisi dei missili a Cuba.
E' stato un incontro ricco e stimolante che ha fatto riflettere molti dei presenti. La mia riflessione è la seguente: dopo 50 anni forse è ora di indire un nuovo Concilio. Se per Papa Giovanni il tema fondamentale era parlare di pace ad un mondo che allora sembrava correre senza freni verso l'olocausto nucleare, per Papa Francesco il tema fondamentale oggi è a parlare di uguaglianza al mondo ingiusto e diseguale, devastato e impoverito da una finanza globale che detiene il 99% della sua ricchezza.

1 commento:

umberto zilioli ha detto...

Grazie Carlo per il tuo ottimo articolo da laico.
Mons. Bettazzi è un arzillo profeta di 90 anni che ci ha ricordato chi sono gli scribi, i farisei, i pubblicani e le prostitute con un linguaggio semplice e chiaro.
Un padre conciliare che tiene accesa una luce.
Umberto Zilioli