Niente di straordinario: hanno cominciato con la classica cassoeula, il bottaggio di verze e carne di maiale, tipico piatto invernale a base di verze raccolte dopo la prima gelata e la carne del porco macellato, trasformato in costine, cotiche, salamini (detti verzini), e preceduta da un bel grappino per "bruciare" preventivamente l'eccesso di grassi.
"L'idea di proporre i piatti della nostra tradizione è venuta a un ragazzo che lavora con noi - dice Manuel, uno dei due giovani gestori del Caffé -. La cassoeula era il suo piatto preferito e lui affermava di saperla cucinare molto bene. Ma quando ha visto che le prenotazioni erano già più di 30 non se l'è sentita di accettare la sfida e allora per andare sul sicuro ci siamo rivolti alla mia nonna Lina che l'ha preparata sui suoi fornelli. Un trionfo".
"L'idea di proporre i piatti della nostra tradizione è venuta a un ragazzo che lavora con noi - dice Manuel, uno dei due giovani gestori del Caffé -. La cassoeula era il suo piatto preferito e lui affermava di saperla cucinare molto bene. Ma quando ha visto che le prenotazioni erano già più di 30 non se l'è sentita di accettare la sfida e allora per andare sul sicuro ci siamo rivolti alla mia nonna Lina che l'ha preparata sui suoi fornelli. Un trionfo".
Visto il successo i ragazzi ci hanno preso gusto e hanno proseguito a dicembre con la busecca, cioè la trippa, altro piatto povero tipico della nostra cucina popolare. A gennaio hanno proposto invece una cena valtellinese a base di pizzoccheri (pasta di grano saraceno) cotti con patate e verze e conditi con burro e formaggio fusi. Completavano il menù bresaola, salumi e formaggi valtellinesi, annaffiato dai rinomati vini della valle: Sassella, Grumello, Inferno. A grande richiesta una settimana dopo hanno fatto il bis. "Li aveva cucinati mia mamma - dice Manuel -, che non è valtellinese, ma li cucina benissimo".
L'ultima proposta culinaria del locale sono stati i casonsei, la pasta ripiena di carne, verdure e formaggio, piatto forte delle valli orobiche che caratterizzano la cena bergamasca. Il Caffè Letterario la rimetterà in tavola giovedì 7 febbraio con, dopo i casonsei, salame nostrano e formaggio Branzi.
Scrivendo l'elenco di questi piatti ho reso un silenzioso omaggio a Gianni Brera, grande giornalista, ma anche grande divulgatore della cucina lombarda, che li ha descritti nel suo famoso libro "La pacciada" (per i non lombardi, la mangiata) scritto a quattro mani nel 1973 con il fido Veronelli.
Brera morì 20 anni fa su una strada del lodigiano in una notte di nebbia, tornando a casa con i suoi amici buongustai dopo l'ultima "pacciada" consumata al ristorante Sole di Maleo. Che la terra lombarda gli sia lieve..
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