Il Giorno ha cambiato direttore.
Proprio all'inizio di una campagna elettorale nella quale Berlusconi
si gioca tutto, perché questa volta o vince in Lombardia o scompare,
l'editore Monti, schierato da sempre al suo fianco, ha deciso di
scaricare Ugo Cennamo. Al giovane direttore nominato solo un anno fa,
che avrebbe dovuto rinnovare la storica testata molto diffusa
nell'hinterland milanese, ha preferito uno stagionato giornalista di
destra giudicato più affidabile: il deputato del PdL, Giancarlo
Mazzuca.
Mazzuccone, come lo chiamavano nel giro
dei giornalisti economici, quando l'ho conosciuto a metà degli anni
'80, è un professionista navigato, un vecchio e sperimentato cavallo
da battaglia romagnolo, classe 1948. E' stato inviato speciale
del Corriere della Sera, e quindi vicedirettore de La
Voce (1994-95) e di Fortune Italia. Passato al Gruppo
Monti, dopo il fallimento del mensile economico di Mondadori, è
stato a capo della redazione economica del Quotidiano Nazionale.
Nel febbraio 2002 viene nominato direttore editoriale del Gruppo, assumendo al contempo la carica di direttore responsabile del Resto
del Carlino. Tra il 30 aprile ed il 25 settembre 2003 ricoprì anche
la carica di direttore del Giorno.
Molto critico con Berlusconi nel 1994, in linea con le posizioni di Montanelli
che seguì a La Voce, alle elezioni politiche del 13-14
aprile 2008 con un incomprensibile voltafaccia si candidò con il PDL e venne eletto alla
Camera nella circoscrizione XI dell'Emilia-Romagna. Membro della
commissione Cultura della Camera dei Deputati, non ha mai
sospeso l'attività giornalistica, rimanendo editorialista del
Quotidiano Nazionale.
"Oggi è un nuovo giorno.
Certamente lo è per me, che, dopo cinque anni tra agguati
parlamentari e gelosie di partito, torno a casa, nel mio vecchio
gruppo.. Posso nuovamente scrivere in piena libertà, con l’amarezza
di essere riuscito a combinare ben poco in Parlamento (è il caso
della legge di riforma dell’Ordine dei giornalisti: spero che
qualcun altro abbia maggior fortuna nella prossima legislatura)",
scrive nel suo editoriale di insediamento.
Nel suo messaggio ai lettori parla con
sincero affetto del vecchio Giorno "il primo quotidiano che
ho imparato a leggere fin da bambino. L’acquistava mio padre ed io
aspettavo con una certa ansia il giovedì per divorare il “Giorno
dei ragazzi” con le avventure di Cocco Bill disegnate dal grande
Jacovitti. Ma bevevo anche i resoconti delle partite di pallone
raccontate da Gianni Brera o i servizi dei nostri inviati al Tour de
France. Questo quotidiano ha rappresentato davvero un nuovo modo di
fare il giornalismo, ha portato una ventata di novità e di colore
nel grigio della stampa italiana". Condivido questi ricordi
e questo affetto. Il Giorno è stato il primo giornale anche per me e
l'ho amato per le stesse ragioni di Mazzuccone. Probabilmente come
lui ho fatto il giornalista ispirandomi ai servizi e alle firme del
quotidiano (allora) dell'ENI che Mattei aveva voluto per sostenere il
nascente Centrosinistra, aspetto sul quale lui sorvola. Come sorvola
sulle grandi firme del quotidiano, che oltre a Gianni Brera, fino
alla nascita de La Repubblica nel 1976, erano quelle di Giorgio
Bocca, Marco Nozza, Natalia Aspesi, Bernardo
Valli, Alberto Arbasino, Pietro
Citati, Mario Pirani, Gianni Locatelli.
Mazzucca politicamente è un
direttore molto schierato anche se si dice deluso dalla politica e dal Parlamento dove, per sua stessa ammissione, riconosce di aver combinato molto poco. Poche settimane fa ha dichiarato in
un'intervista "Il ritorno in campo di Berlusconi è la migliore
risposta del centrodestra in vista delle prossime elezioni
politiche". La sua posizione è dunque chiara. Da collega gli
faccio i miei auguri di buon lavoro, ma da commentatore e opinionista
altrettanto politicamente schierato lo marcherò stretto.
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