lunedì 18 febbraio 2013

Fare il Papa o essere Papa, questo il dilemma

Le dimissioni di Benedetto XVI sono state fin da subito un grande evento mediatico gestito (per ora) in parti uguali da Ratzinger e dalla Curia romana. Il primo cerca di guidare l'evento con le parole, la seconda cerca di impedire che queste abbiano un impatto dirompente sulla comunità cristiana.  
"Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l'io o Dio? L'interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?". Con queste parole Benedetto XVI ha fatto indirettamente riferimento, ieri all'Angelus, alla sua decisione di rinunciare al Pontificato. In piazza ad ascoltarlo oltre 100 mila persone. "Come ci insegnano i Padri della Chiesa, le tentazioni fanno parte della 'discesa' di Gesù nella nostra condizione umana, nell'abisso del peccato e delle sue conseguenze", ha ricordato il Papa.
"Gesù
- ha raccontato - al momento di iniziare il suo ministero pubblico, dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva". "Ma queste tentazioni - ha osservato - sono anche false immagini di uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone". Il nucleo centrale delle tentazioni proposte a Gesù, ha spiegato il Papa teologo, "consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo o ai beni materiali. 
Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari". In questo modo, "Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni e' in gioco la fede, perché è in gioco Dio". 
Benedetto XVI dice di volersi ritirare perché il corpo non lo sostiene più e gli impedisce di continuare il ministero che Dio gli ha affidato, ma le sue parole non sono quelle di un uomo stanco. A me sembrano le parole di un uomo lasciato solo da quelli che per primi dovrebbero seguirlo e che non potendo "fare il Papa" rinuncia ad essere Papa. Benedetto lascia perché la Chiesa di Roma evidentemente, messa davanti al bivio delle tentazioni, esita e non sceglie di seguire Dio. E il Pontefice oggi lo dice chiaramente, pubblicamente, ma il popolo che lo ascolta riempiendo la piazza San Pietro, accoglie la sua denuncia come una qualunque  predica, applaude e torna a casa contento. Ripeto, cosa c'è da gioire? 

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