La seconda lezione di venerdì scorso ha preso le mosse dall'avvento della "penny press" negli Stati Uniti e si è conclusa analizzando le condizioni economiche e sociali che hanno caratterizzato fin dalle origini la stampa italiana.
Con la penny press irrompe sulla scena un nuovo attore: la pubblicità che “compra” il giornale (articoli a pagamento). Le notizie vengono sempre più selezionate sui gusti del lettore che vuole notizie strane, curiose, emozionanti, anche se poco veritiere. Un lettore che cerca evasione più che informazione. La stampa Usa si sviluppa più velocemente di quella europea perché figlia della tecnologia e dell’industria, della libertà di stampa garantita dalla Costituzione e della democrazia americana che afferma il primato dell’uomo comune.
La penny press rispecchia la nascente
società borghese americana sempre più lontana dalla cultura
aristocratica di tipo europeo. La stampa si schiera a fianco dei
cittadini comuni contro i poteri forti (chiese, tribunali, banche).
Tutto è notizia e la si cerca nei commissariati, ospedali,
tribunali, nelle strade. La “notizia” è quella che la gente
compra, il lettore ne stabilisce la “verità”, ed il valore; il giornale deve solo
selezionarla. La stampa popolare è sempre più lontana dal potere e vicina alla gente e ai suoi problemi.
Quella di Wall Street, per contro, è la voce dell’economia e della
corruzione politica.
L’imperativo dei giornali popolari è fare lo scoop e a inventare lo scoopismo è Joseph Pulitzer, giornalista e magnate della stampa Usa al quale è intitolato il più importante premio giornalisco americano. Ma la penny press e la stampa colta cominciano a non bastare più ai lettori affamati di innovazione. Nasce nel 1850 il New York Times che vuol parlare a tutti i lettori senza distinzioni di classe e di cultura, separa i fatti dalle opinioni, porta la stampa da da 4 a 8 pagine in formato grande e viene venduto a due penny.
Nel 1890 le nuove tecniche di stampa e
diffusione delle news cambiano ancora i giornali e l’informazione.
Le rotative moderne consentono di stampare fino a 90mila copie l’ora
un giornale di 4pagine, il telegrafo velocizza l'arrivo delle
informazioni nelle redazioni e la linotype meccanizza la composizione
tipografica.
Alla fine dell’ottocento la
rivoluzione della stampa arriva anche in Europa, ma resteranno sempre
grandi differenze tra stampa anglosassone e latina. In Usa e UK la
stampa popolare e quella di qualità sono e restano divise, perché
mentre nei paesi anglosassoni vince la cornaca, cioè la notizia, da
noi prevalgono le tradizioni letterarie e le passioni politiche.
Tradizioni culturali, diversità politiche e storiche condizionano
l’evoluzione della stampa nei paesi latini e mediterranei.
In Italia il giornalismo moderno ha visto la luce a metà dell'800, durante il Risorgimento, e dopo l’Unità. I primi grandi organi di
stampa sono stati: La Nazione che esce a Firenze nel 1859; Il Secolo,
fondato a Milano dai fratelli Sonzogno nel 1866, Il Corriere della
Sera, fondato a Milano nel 1876. Il Corriere mercantile di Genova fu
il primo giornale economico (quotidiano dal 1844), Il Sole a Londra e
poi a Milano nel 1865. La Gazzetta dello Sport, fondata a Milano nel
1896, diventa quotidiano nel 1919. L’Avanti! dal 1896, divenne
organo ufficiale del partito socialista, mentre l’Osservatore
Romano, è stato il primo quotidiano “nazionale” dell’Italia
unita.
I grandi interessi economici e
finanziari e le lotte politiche della fine dell’Ottocento sono
all’origine dei principali giornali dell'epoca.
L’industrializzazione della stampa, infatti, comportava l’apporto
di capitali estranei all’editoria che non diventerà mai in Italia
una gestione professionale ed esclusiva . La presenza della finanza
nell’editoria del nostro Paese è una costante e la commistione tra
editori e altri imprenditori rafforzò il rapporto di contiguità e
intreccio tra giornali e potere politico. Solo nei quotidiani locali
a volte c’è l’editore “puro” privo di altri interessi.
Questa sera i temi trattati dal Corso saranno la libertà di stampa e le leggi che la garantiscono, l'Ordine dei giornalisti, la figura del "giornalista professionista", quella del direttore responsabile del giornale e la struttura della redazione, per finire uno sguardo sul "sistema dei media".
2 commenti:
ti sei dimenticato di dire che anche se il corso è iniziato le iscrizioni sono aperte
Hai ragione, grazie, è proprio così.
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