Il Fatto Quotidiano, unico vero
successo dell'editoria cartacea degli ultimi anni è anch'esso alla
ricerca di un difficile equilibrio economico per affrontare il 2013.
Il cambio della guardia alla direzione
del giornale tra Peter Gomez e Antonio Padellaro è solo una
questione di tempo: qualche settimana per lasciar passare le elezioni
politiche e mettere a posto gli equilibri di vertice interni.
L'edizione cartacea e quella online dovranno collaborare sempre più
strettamente e la ragione sta nei numeri.
Secondo quanto risulta a Lettera43.it,
nel novembre 2012 Il Fatto in edicola ha venduto una media di 49 mila
copie giornaliere: un risultato positivo, ma in calo del 30,9%
rispetto alle 71 mila registrate mediamente nel 2011. Preoccupa anche
il dato sugli abbonamenti, scesi nello stesso periodo a 1.884, contro
i 4.242 dell’anno prima (-55,5%). La raccolta pubblicitaria a cura
di Publishare, secondo le stime, è stata di circa 1,6 milioni di
euro a fine 2012.
La carta, tra edicola e pubblicità,
secondo quanto ha dichiarato Gomez nel suo editoriale di fine anno -
e secondo quanto ha ribadito l'amministratore nel suo annuncio pro
“abbonamento responsabile” - è al momento il sostegno economico
più importante per tutto, anche per l'online, ma lo spreco di carta
(per vendere 49mila copie il giornale ne deve stampare più del
doppio) e un sistema distributivo che non permette di fare invii
mirati, fanno sì che l'azienda non guadagni più come una volta.
L'utile stimato per il 2012, infatti, è
di circa 4 milioni di euro. Sempre di tutto rispetto, ma in calo
rispetto ai 4,5 milioni del 2011 e ai 5,8 milioni del 2010. Da qui
l'idea di un abbonamento direttamente in edicola, per abbassare le
rese, e quindi gli sprechi, e recuperare redditività prima di
passare gradualmente all'online. Un percorso oneroso. Il sito del
quotidiano, infatti, costa circa 2,5 milioni di euro all'anno e ha
prodotto ricavi pubblicitari lordi per 800 mila euro nel primo
semestre 2012 secondo i numeri forniti da MyAds Advertising, la
concessionaria che curava la raccolta. Pare quindi inevitabile la
strada di mettere a pagamento parte dei contenuti.
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