Giornalisti: la categoria è sempre più
affollata, ma sempre più debole. L’aumento degli iscritti (112.000) non
accresce né l’autorevolezza né la credibilità
dell’organizzazioni. Il sindacato non riesce ad evitare lo
sfruttamento da parte di alcuni editori, l’Inpgi deve far fronte a
crisi sempre più gravi. L’Ordine, con la perdita del potere
disciplinare, vede calare la sua autorevolezza e credibilità.
Gli enti che, con diverso ruolo,
rappresentano coloro che svolgono compiti giornalistici, stanno
ragionando sugli ultimi dati, quelli illustrati nei giorni scorsi
dall’Lsdi, l’osservatorio diretto da Pino Rea. Il quadro mette in
evidenza che la crescita del numero dei giornalisti non genera forza,
ma anzi indebolisce il settore. Colpa della crisi economica? Solo in
parte, perché alcuni fenomeni non dipendono dalle difficoltà del
mercato e delle aziende, ma dalla struttura stessa della categoria,
dalle modalità di accesso e dall’utilizzazione dei giornalisti da
parte delle aziende.
Le cifre più significative: dei
112.000 giornalisti (professionisti e pubblicisti) solo il 45% risultano attivi. Gli altri sono fantasmi, non lavorano o non
si sa cosa facciano. Siamo il triplo dei francesi, il doppio dei
britannici e degli americani. E mentre dovunque il numero cala, da
noi continua a crescere. Fra il 1975 e il 2011 l'aumento è stato del 300 per
cento
Nell’ultimo anno gli iscritti
all’Ordine sono aumentati di 2084 unità, in gran parte pubblicisti. Sul
totale solo 1 giornalista ogni 5 ha un contratto di lavoro
dipendente. Sostengono gli esami ogni anno in media 1000-1300
candidati. Gli iscritti d’ufficio dagli Ordini regionali sono circa
il 20-30%. All’ultima sessione gli idonei sono stati solo
il 65 per cento.
Dal 2008 sono costantemente in calo i
rapporti di lavoro (da 22.197 a 21.069) mentre i disoccupati si sono
attestati sulle 1500 unità. Ma l’Inpgi segnala che è visibilmente
aumentata l’area della solidarietà (sussidi, + 29%) e della cassa
integrazione straordinaria (+144%).
Alla fine del 2011 i pensionati erano
6128 (5206 lavoratori dipendenti e 922 autonomi. Molto visibile anche
il calo degli iscritti alla Federazione della stampa, passati dai
23.466 nel 2000 ai 22.703 del 2011. Il calo è evidente soprattutto
fra i collaboratori, meno 14%, piuttosto che fra i professionisti
(meno 1222).
C’è insomma materia abbondante su
cui riflettere.
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