giovedì 20 dicembre 2012

Giornalisti a quota 112.000, ma più della metà scompare e non lavora

Segnalo ai lettori interessati al tema dell'evoluzione del giornalismo in Italia questo commento di Vittorio Roidi (www.giornalismoedemocrazia.it) dove si analizza la condizione di una categoria che si conferma incapace di affrontare la nuova realtà del mercato dell'informazione. Il problema non riguarda solo i giornalisti, ma tutto il sistema stampa, in primis il modello di impresa e di business dei giornali che appaiono ormai obsoleti: perdita inarrestabile di lettori, costi crescenti, crollo della pubblicità, perdita di identità e ruolo del giornalista, precariato e qualità in calo dei prodotti.


Giornalisti: la categoria è sempre più affollata, ma sempre più debole. L’aumento degli iscritti (112.000) non accresce né l’autorevolezza né la credibilità dell’organizzazioni. Il sindacato non riesce ad evitare lo sfruttamento da parte di alcuni editori, l’Inpgi deve far fronte a crisi sempre più gravi. L’Ordine, con la perdita del potere disciplinare, vede calare la sua autorevolezza e credibilità.
Gli enti che, con diverso ruolo, rappresentano coloro che svolgono compiti giornalistici, stanno ragionando sugli ultimi dati, quelli illustrati nei giorni scorsi dall’Lsdi, l’osservatorio diretto da Pino Rea. Il quadro mette in evidenza che la crescita del numero dei giornalisti non genera forza, ma anzi indebolisce il settore. Colpa della crisi economica? Solo in parte, perché alcuni fenomeni non dipendono dalle difficoltà del mercato e delle aziende, ma dalla struttura stessa della categoria, dalle modalità di accesso e dall’utilizzazione dei giornalisti da parte delle aziende.
Le cifre più significative: dei 112.000 giornalisti (professionisti e pubblicisti) solo il 45% risultano attivi. Gli altri sono fantasmi, non lavorano o non si sa cosa facciano. Siamo il triplo dei francesi, il doppio dei britannici e degli americani. E mentre dovunque il numero cala, da noi continua a crescere. Fra il 1975 e il 2011 l'aumento è stato del 300 per cento
Nell’ultimo anno gli iscritti all’Ordine sono aumentati di 2084 unità, in gran parte pubblicisti. Sul totale solo 1 giornalista ogni 5 ha un contratto di lavoro dipendente. Sostengono gli esami ogni anno in media 1000-1300 candidati. Gli iscritti d’ufficio dagli Ordini regionali sono circa il 20-30%. All’ultima sessione gli idonei sono stati solo il 65 per cento.
Dal 2008 sono costantemente in calo i rapporti di lavoro (da 22.197 a 21.069) mentre i disoccupati si sono attestati sulle 1500 unità. Ma l’Inpgi segnala che è visibilmente aumentata l’area della solidarietà (sussidi, + 29%) e della cassa integrazione straordinaria (+144%).
Alla fine del 2011 i pensionati erano 6128 (5206 lavoratori dipendenti e 922 autonomi. Molto visibile anche il calo degli iscritti alla Federazione della stampa, passati dai 23.466 nel 2000 ai 22.703 del 2011. Il calo è evidente soprattutto fra i collaboratori, meno 14%, piuttosto che fra i professionisti (meno 1222).
C’è insomma materia abbondante su cui riflettere.

Nessun commento: