Rilancio dalla newsletter "Settegiorni" del PD regionale questo articolo che riassume bene la convulsa giornata di ieri nel corso della quale si è dissolto ingloriosamente il governo della destra in Lombardia.
Il degrado insopportabile dell'istituzione provocato dalle scelte di Formigoni (e del suo dominus Berlusconi) sono riassunte dalla risposta di google che alla ricerca "formigoni dimissioni" mostra più immagini della ex consigliera Minetti che dell'ex governatore. Adesso tocca ai lombardi voltare pagina e scegliere persone più degne di quelle che hanno votato alle ultime elezioni.
Una giornata storica, quella del 26
ottobre 2012. Un'era è finita, per lo sfaldamento della coalizione
Pdl e Lega e per il crollo di credibilità di Formigoni e della sua
giunta. È passata la linea del PD, che il 25 settembre scorso aveva
raccolto le disponibilità di tutti i consiglieri democratici, di
Idv, di Sel e del gruppo misto, richiamando i consiglieri del
centrodestra ad assumersi le proprie responsabilità. La svolta è
arrivata il 10 ottobre con l'arresto dell'assessore Zambetti che,
secondo l'accusa, aveva pagato voti alla 'ndrangheta. La Lega decide
di staccare la spina ma stringe un accordo che, stando alle parole,
vale solo per l'azzeramento della giunta. Passano poche ore ed è
chiaro che il patto non regge, anche perché nel frattempo il Pdl è
in pezzi, Formigoni fiuta l'imminente rottamazione da parte di Alfano
e inizia a minacciare elezioni entro l'anno. Le dimissioni, quindi,
le minaccia il Pdl - Formigoni non lo ha mai fatto - e inizia un
braccio di ferro con la Lega che vuole votare sì, ma non subito, e
possibilmente con un leghista, magari proprio Maroni, candidato della
coalizione. Un secondo braccio di ferro si apre nel Pdl tra i fedeli
al governatore e le truppe del segretario regionale, a sua volta
fedele alla linea romana, e sulle dimissioni dei pidiellini si apre
un giallo: quante saranno? Basteranno? Ce ne vogliono almeno dieci,
da aggiungersi alle trentuno dell'opposizione. A volte sono
quattordici, a volte otto, dicono le voci, e la Lega ci conta, tenta
di mandare per le lunghe la legge elettorale boicottando il lavoro in
commissione. Fino a oggi, in quella che sarà ricordata come l'ultima
seduta del Consiglio regionale regnante Formigoni, quando diventa
chiaro a tutti che non ci sono più margini, che l'ostruzionismo
leghista non servirà ad evitare lo scioglimento del Consiglio.
Allora anche le ultime riserve sulla legge elettorale cadono.
Appena dopo
l'approvazione i consiglieri si recano al protocollo: firmano le
dimissioni in 74 su 80. Non le firmano Roberto Formigoni, il
presidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti, i dissenzienti
del PDL Stefano Maullu e Paola Maria Camillo, l'ex assessore Domenico
Zambetti (è agli arresti) e l'esponente dell'Udc Valerio Bettoni,
assente. È l'atto conclusivo, la giunta rimane in vita per
l'ordinaria amministrazione e il Consiglio è di fatto sciolto, anche
se formalmente rimarrà in carica fino all'insediamento della
prossima assemblea, quella che uscirà dalle elezioni che per legge
devono essere convocate dal prefetto entro 90 giorni, cioè entro la
fine di gennaio.
''Finisce un'epoca, finisce una maggioranza''. Con queste parole il segretarioMaurizio Martina ha commentato a caldo lo scioglimento del Consiglio regionale. ''Oggi si apre una grande opportunità di cambiamento. Aspettiamo di capire la data del voto. L'intenzione del Pd è quella di iniziare subito a lavorare per le primarie e costruire le condizioni per vincere la sfida elettorale''.
"Questa è una giornata storica - dichiarano in una nota Luca Gaffuri, Stefano Zamponi e Chiara Cremonesi, capigruppo Lombardia di Pd, Idv e Sel -, finiscono diciassette anni di era Formigoni con lo sfaldamento della coalizione Pdl Lega. Solo un mese fa avevamo concordato la raccolta delle firme dei nostri consiglieri per le dimissioni, chiedendo ai consiglieri di maggioranza di fare altrettanto. Oggi i fatti ci danno finalmente ragione. Per noi si chiude una fase e se ne apre un'altra: dobbiamo costruire un'alternativa di governo partendo dai nostri partiti e aprendoci a un progetto aperto, un patto con le formazioni sociali, civiche e politiche che con noi vorranno disegnare la nuova Lombardia".
''Finisce un'epoca, finisce una maggioranza''. Con queste parole il segretarioMaurizio Martina ha commentato a caldo lo scioglimento del Consiglio regionale. ''Oggi si apre una grande opportunità di cambiamento. Aspettiamo di capire la data del voto. L'intenzione del Pd è quella di iniziare subito a lavorare per le primarie e costruire le condizioni per vincere la sfida elettorale''.
"Questa è una giornata storica - dichiarano in una nota Luca Gaffuri, Stefano Zamponi e Chiara Cremonesi, capigruppo Lombardia di Pd, Idv e Sel -, finiscono diciassette anni di era Formigoni con lo sfaldamento della coalizione Pdl Lega. Solo un mese fa avevamo concordato la raccolta delle firme dei nostri consiglieri per le dimissioni, chiedendo ai consiglieri di maggioranza di fare altrettanto. Oggi i fatti ci danno finalmente ragione. Per noi si chiude una fase e se ne apre un'altra: dobbiamo costruire un'alternativa di governo partendo dai nostri partiti e aprendoci a un progetto aperto, un patto con le formazioni sociali, civiche e politiche che con noi vorranno disegnare la nuova Lombardia".
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