Brigatisti redivivi, terroristi
anarchici, antagonisti vari, centri sociali, cani sciolti armati.
L'assalto concentrico che da tempo viene
portato, in un crescendo parossistico di violenza a base di pacchi
bomba, molotov, sequestri di persona, occupazioni di sedi e uffici, contro Equitalia, sembra cogliere di sorpresa i tecnici che stanno pro
tempore al governo.
Un po' meno sorpresi sono i politici che però
tacciono o si girano dall'altra parte fingendo di non vedere quanto
sta accadendo perché hanno la coscienza sporca essendo loro i primi
responsabili di questa situazione.
Equitalia, cioè il luogo dove si vanno
a pagare le tasse, è diventato oggi quello che una volta i
rivoluzionari, che si ponevano l'obiettivo di rovesciare con la
violenza le strutture del potere democratico, chiamavano "il
cuore dello Stato". Allora i terroristi e i rivoltosi di ogni
colore per colpire lo Stato attaccavano magistrati, poliziotti,
carabinieri, agenti carcerari, oggi colpiscono impiegati e dirigenti
dell'agenzia incaricata di riscuotere i tributi e le due ministre
della Giustizia e dell'Interno, commentando le aggressioni dei giorni
scorsi, confermano che è proprio così: "Chi attacca Equitalia
attacca lo Stato".
Ma come mai
il "cuore dello Stato" si è spostato dai palazzi del potere negli uffici degli
esattori del fisco? Chi sono i cittadini che vanno all'assalto dell'ufficio delle tasse da
soli o in gruppo e vengono strumentalizzati da terroristi in cerca di un
"soggetto sociale" antagonista da rappresentare con le loro
azioni armate? Sono i cittadini dell'Italia che non ce
la fa, dicono molti commentatori, i quali
però non rispondono alla domanda: perché questa Italia non ce la fa
più? Provo a rispondere.
Saltato questo gigantesco amortizzatore
sociale illegale fatto di elusione ed evasione fiscale di massa,
utilizzato per anni, prima dai governi del CAF, poi dopo Mani Pulite,
dai governi di Berlusconi, il quale infatti affermava che "pagare
le tasse era ingiusto", vaste aree di popolazione messe di
fronte all'obbligo di pagare l'Iva, l'Irpef, i contributi INPS,
l'Imu e magari (l'evasore col fucile a pompa di Bergamo) il canone TV,
hanno scoperto appunto di non farcela più. E hanno dato fuori.
L'attacco a Equitalia è l'assalto
disperato di un Paese che non ce la fa ad essere "normale"
e al posto di prendersela con forze politiche e governi che l'hanno
lasciato vivere per decenni in questo modo, e un po' anche con se
stesso che è stato ben contento in passato di arricchirsi con i Bot a
spese dello Stato (dimenticando che le tasche erano diverse, ma i
pantaloni sempre quelli), adesso se la prende con gli impiegati
di Equitalia. Ma non è agendo così che l'Italia "anormale" ce la farà. Per cavarsela questa volta non basterà lo stellone e un ritorno al welfare nero e alla vecchia lira da svalutare non è più possibile.
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