martedì 15 maggio 2012

Adolescenti, genitori e insegnanti nella rete


Oggi, quasi l'80% dei ragazzi tra i 13 e i 16 anni, e il 40% di quelli tra i 9 e i 12 hanno un profilo su un social network. Ma a differenza degli adolescenti che appaiono più consapevoli e capaci di riconoscere i rischi della relazione, di conseguenza stanno più attenti a modificare i parametri per proteggere i dati privati dei loro profili facebook, i bambini lo sono molto meno.
Il dovere di difenderli per i genitori è evidente, ma come fare questo senza ricorrere a divieti (facilmente aggirabili) o decisioni draconiane (niente pc personale o cellulare 3G) o a tentativi di controllo in rete con genitori che si travestono da ragazzini per diventare amici online del loro figliolo e controllarne le mosse sui social network? Questo interrogativo è rimasto tale alla fine del dibattito seguito alla relazione di Lorenzo Pivanti, psicologo e psicoterapeuta, invitato a Paderno Dugnano dal Circolo Culturale Restare Umani che ha organizzato ieri sera all'Auditorium Tilane il convegno "Adolescenti, genitori e scuole nella RETE rischi e potenzialità di Internet".
Pivanti che ha presentato e illustrato i dati di una ricerca realizzata su questo tema, non ha fornito a genitori e insegnanti risposte o ricette, ma li ha invitati a condividere con i giovani l'approccio al nuovo mondo digitale, a imparare i nuovi linguaggi e mettersi in gioco senza arroccarsi su posizioni di presunto sapere o peggio chiamarsi fuori dichiarando la propria fiducia nei figli e nelle tecnologie, ma in realtà disinteressandosi di quello che fanno i ragazzi sul web.
Insomma, secondo Pivanti, gli adulti non devono tentare di recuperare il loro ruolo tradizionale in modo autoritario rimuovendo l'impatto che l'innovazione ha già avuto sul modo di comunicare e di vivere dei ragazzi oggi, né rinunciare a quello classico di genitore, cioè di "mediatore" tra i giovani e la vita reale, abdicando di fatto di fronte alla tecnologia.
Dalla sala dove sedeva un pubblico in prevalenza costituito da genitori e insegnanti che il relatore ha definito "immigrati digitali", all'80% titolari di un profilo facebook e utenti o gestori di blog e altri social network, sono giunte delle testimonianze diverse e interessanti. C'è chi ha cercato di controllare il figlio "nativo digitale", seguendolo su facebook e chi, invece, ha preferito rinunciare al controllo fissando però dei paletti, ad esempio niente pc e internet fino alla prima media. Degli insegnanti dal canto loro utilizzano il social network per mantenere il contatto con i propri alunni anche dopo la fine del ciclo scolastico creando una community ad hoc, mentre altri hanno osservato che c'è una diversa fruizione di internet tra adulti e adolescenti e questa differenza influenza la capacità di "mediazione" dell'adulto.

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