Segnalo agli interessati questi dati tratti dall'Osservatorio Media del Nimby Forum che registra il trend delle contestazioni alla costruzione di autostrade, inceneritori, discariche e impianti industriali in Italia. Il numero dei cantieri, aperti o progettati, è in crescita e l'analisi dei dati riserva alcune interessanti sorprese. In prima fila a guidare le proteste dei cittadini non sono più i Comitati, ma le forze politiche locali e i Comuni.
Con Nimby (dall'inglese Not In My Back Yard, cioè "Non nel mio cortile") si indica un atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite.
Con Nimby (dall'inglese Not In My Back Yard, cioè "Non nel mio cortile") si indica un atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite.
Sono stati presentati il 3 marzo scorso i nuovi dati dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, l’unico database nazionale che dal 2004 monitora in maniera puntuale la situazione delle contestazioni ambientali contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto.
L’Osservatorio rileva un ulteriore aumento (+3,4% sul 2010) dei progetti di opere contestati, che raggiungono quota 331. Tra questi, 163 sono i casi emersi nel solo 2011, mentre i restanti 168 sono presenti nel database Nimby anche a partire dal 2004. In generale, il 51% delle contestazioni emerge a fronte di progetti non ancora autorizzati e spesso allo stato di mere ipotesi.
Nel 2011 in prima fila, sul fronte della protesta, non ci sono più i Comitati – che si attestano al 18,9%, contro il 25,4% del 2010 -, ma i soggetti politici locali, che si fanno promotori di contestazioni nel 26,7% dei casi (nel 2010 esprimevano il 23%). Significativo, a questo proposito, anche il ruolo giocato dai Comuni, al secondo posto tra i soggetti contrari agli impianti (19,7%), ma che ritroviamo al primo posto nella classifica dei più attivi nell’appoggiare le opere contestate (22,5%). Veri e propri ‘aghi della bilancia’, i Comuni hanno la capacità di favorire la concretizzazione di un progetto o di determinarne un lento oblio.
Relativamente all’azione dei Comitati, il 2011 registra un’evoluzione del fenomeno: pur arretrando rispetto a soggetti politici locali e Comuni, il variegato universo dei comitati agisce in maniera più strutturata e mirata. Non a caso, sul totale delle iniziative di comunicazione promosse dai soggetti ‘oppositori’, il 54,1% proviene dai Comitati. Nel 2010, il dato era pari alla metà.
Un’ultima considerazione merita il ruolo di Associazioni di Categoria e Sindacati, che figurano al secondo posto tra i più attivi (17,8%) nel difendere i progetti contestati. Una scelta di campo certamente motivata dalla criticità della congiuntura economica e dalla necessità di sostenere le opportunità di nuova occupazione. Un’osservazione confermata dal fatto che lo "sviluppo del territorio" è la motivazione prevalente (39,4%) di quanti si pronunciano a favore degli impianti. In ogni caso, anche nel 2011, i soggetti favorevoli continuano ad essere spettatori silenti delle contestazioni: solo nell’8,1% dei casi si fanno promotori di iniziative di comunicazione, veicolando in maniera pubblica e palese le proprie ragioni.
L’Osservatorio evidenzia un ulteriore incremento delle proteste contro il comparto più contestato, quello elettrico, che si attesta al 62,5% (contro il 58% del 2010). Seguono, tra i più colpiti dalla sindrome Nimby, il comparto dei rifiuti (31,4%) e quello delle infrastrutture (4,8%). In quest’ultimo ambito rientrano le proteste eclatanti dei No Tav della Val di Susa e contro la Pedemontana Veneta.
Sebbene connotate positivamente nella percezione popolare diffusa, le rinnovabili continuano anche nel 2011 ad essere oggetto di una massiccia opposizione: sul totale degli impianti censiti, 156 afferiscono al comparto delle rinnovabili (47,1%). Nella classifica degli impianti più contestati, infatti, il primo posto è occupato dalle centrali a biomassa (25,1%) e il secondo dagli impianti eolici (12,4%), che passano da 29 a 41.
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