Ricevo da Gianfranco Massetti questa cronaca dell'incontro sul "consumo di suolo" organizzato dal PD che si è tenuto a Senago mercoledì 4 aprile.
Sul consumo di suolo sembra che il PD faccia sul serio
Dopo il convegno del gruppo regionale lombardo del 3 marzo, nel quale sono state presentate tante ipotesi, il 4 aprile a Senago in piena campagna elettorale il PD ne ha discusso con Stefano Boeri assessore alla Cultura a Milano, Arturo Anzani professore del Politecnico e Franco Mirabelli consigliere regionale. Presente il candidato sindaco del centro sinistra Lucio Fois.
La serata è cominciata con la proiezione del filmato “I 40 passi: la Verde Brianza e la città infinita ” proprio sul consumo di suolo di quella che una volta veniva definita la Brianza felice. Un filmato istruttivo che ci riporta alla realtà di un territorio consumato fino al 40-60% anche nei suoi spazi che si credono, a torto, ancora intatti. Stefano Boeri ha introdotto ripercorrendo la storia dello sviluppo abnorme delle città italiane (anticittà come lui le definisce ) soprattutto a partire dagli anni 70 e 80. Anche attorno a Milano, Napoli, Roma, al nord est con quel fenomeno di sprowl (di disseminazione) che ha fatto scomparire gli spazi verdi tra le città e ne ha provocato la crescita incontrollata. “Abbiamo perso l’orizzonte”. Il territorio è ormai compromesso tra strade, autostrade, centri commerciali, centri artigianali, rotonde e non c’è più spazio per il paesaggio.
Questo è successo nonostante le norme o proprio per quelle norme ma anche per la mancanza di una pianificazione sovracomunale. Fenomeni che se avevano un senso dentro i confini municipali oggi, guardandoli con una maggior distanza, ci dicono di un territorio complessivamente devastato. La responsabilità è comune, anche a sinistra. C’è però anche un problema di cultura. Fino ad oggi si è dato troppo valore solo al terreno da costruire per infrastrutture (sempre più grandi e sempre più difficili e impossibili) ed edifici (sempre meno richiesti e abbandonati e di scarsa qualità) e non invece alle infrastrutture della socialità: scuole, biblioteche, reti culturali, spazi verdi. Ma adesso che fare?
1. Riacquistare una visione d’insieme tra natura, agricoltura e urbano. Intanto dichiarando intoccabili gli spazi verdi e liberi che hanno un grandissimo valore economico per il futuro
2. Lavorare sull’agricoltura periurbana (attorno alle città), incentivare il Kilometro zero, l’enogastronomia, il recupero degli spazi verdi anche piccoli
3. Puntare sulla crescita urbana dentro la città. Favorire il recupero, la sostituzione edilizia, la densificazione.
Insomma serve un’altra idea di territorio, di natura, di città.
Arturo Anzani, ha affermato che ormai, oltre le previsioni folli dei PGT che pensano ancora di consumare suolo e di fare volumetrie, ci avviamo ad una fase di città che dovranno convivere con aree dismesse, patrimonio sotto utilizzato e abbandonato. Il nuovo patrimonio edilizio non risponde più alla domanda (bisogno di case) ma solo all’offerta. Risponde ai bisogni finanziari delle imprese e ad una generica funzione economica (non sempre legale). Inoltre questo patrimonio di alloggi genera si oneri di urbanizzazioni alle casse comunali, ma solo una tantutm. Questo stesso patrimonio provoca lo scadimento della qualità della manutenzione ordinaria delle reti delle città. Non bastano i soldi. E così i Comuni non hanno più risorse per fare le reti che sono necessarie oggi :cablaggi, manutenzione del patrimonio pubblico, nuova energia rinnovabile. Ma allora che fare?
1.A livello regionale serve una legislazione che modifichi le convenienze degli operatori
economici dell’edilizia. Che riequilibri i conti tra pubblico e privato. Che renda meno
conveniente costruire su suolo libero. Importante anche se non sufficiente le proposta
di legge di Legambiente regionale
2.A livello comunale bisogna decidere di non concedere nessuna espansione, anzi
togliere le espansioni già previste (esempio di Desio).
3.Fare politiche attive negli spazi verdi con funzioni ecologiche, per il tempo libero e il
benessere, per la produzione alimentare ed agricoltura
Franco Mirabelli, consigliere regionale, ha raccontato come Regione Lombardia negli ultimi 10 anni abbia consumato suolo 7 volte di più della media nazionale e sottratto 600 mila ettari di terreno all’ agricoltura. Se i PGT dei comuni lombardi fossero tutti realizzati nei prossimi anni ci ritroveremmo 10 milioni di abitanti in più. Del resto la giunta Moratti prevedeva un PGT con 400 mila nuovi abitanti i (1/3 in più).
La cultura della destra formigoniana è curiosa: in tutte le ultime leggi il principio del consumo di suolo è sancito solennemente e poi è solennemente disatteso dalla concretezza degli effetti delle stesse leggi. Nelle ultime due leggi licenziate dal Pirellone (sulla casa e quella sulla crescita e sviluppo della Lombardia) non c’è nessun incentivo sul riuso e le sostituzioni edilizie ma ci sono deroghe sui parchi e inviti a costruire ancora sugli assi stradali.
Cosa proporne il PD? Si presenterà un progetto di legge regionale sul consumo di suolo che obblighi i comuni, al momento della redazione dei PGT, a produrre anche un 4° documento (la carta del suolo),che impedisca di usare gli oneri per la spesa corrente, che dia incentivi al riuso e alla riqualificazione delle aree dismesse, che defiscalizzi i costi delle bonifiche, che faccia costare di più costruire su aree agricole. Mirabelli ha concluso (qui il dolce) invitando i comuni a prendersi degli impegni politici concreti sul tema del consumo di suolo. Anche in campagna elettorale. Questa è la buona notizia per una buona politica.
Nessun commento:
Posta un commento