Dalla Newsletter Settegiorni PD segnalo questa notizia ai giornalisti precari interessati
Una mozione voluta dal PD chiede il rispetto dei diritti dei lavoratori della stampa. A sostenerla un fronte ampio e un orizzonte di unanimità consiliare
In Lombardia sono in costante aumento i giornalisti titolari di contratto di lavoro autonomo o parasubordinato. Un trend simile a quello nazionale che acuisce la distanza fra i compensi dei lavoratori autonomi rispetto a coloro che lavorano in redazione. Solo per fornire un raffronto nel 2010 il 62% dei freelance dichiara meno di 5.000 Euro annui. Nell'anno precedente questa quota era del 55,3%. Fra i Co.Co.Co il 54,3% dichiara meno di 5.000 euro nel 2010, mentre sul lato del lavoro subordinato i redditi più bassi (inferiori ai 30.000 euro) sono scesi al 33,4% nel 2010.
Una situazione difficilmente sostenibile che incide sulla qualità del lavoro e sul prodotto finale. Lo sanno bene i giornalisti precari che, su spinta dei loro coordinamenti di base, si sono ritrovati a Firenze nell'ottobre scorso per porre le basi per un cammino comune volto al riconoscimento dei loro diritti fondamentali, a partire dal riconoscimento di un equo compenso. L'atto denominato Carta di Firenze è stato poi approvato dal Consiglio nazionale dell'Ordine professionale come strumento deontologico, acquisito anche per le proprie competenze della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e attivo dal 1° gennaio 2012.
Accogliendo le sollecitazioni provenienti dai lavoratori della Lombardia, i consiglieri del PD. Fabio Pizzul, Sara Valmaggi, Alessandro Alfieri ed Enrico Brambilla, insieme a consiglieri di UDC, IDV e SEL hanno presentato nei giorni scorsi una mozione che impegna la Giunta regionale ad attivarsi, per le proprie competenze e con gli strumenti, anche legislativi, di cui dispone, al fine di contrastare le condizioni di sfruttamento dei giornalisti precari ed i livelli inaccettabili delle loro retribuzioni.
"Si tratta - dichiara Fabio Pizzul, primo firmatario - di un atto doveroso che punta a evitare forme di sfruttamento che non possono essere accettate soprattutto in una regione tra le più avanzate d'Europa quale è la Lombardia. Complessivamente i rapporti di lavoro subordinato sono in costante calo mentre sono in crescita i casi di precarizzazione di intere fasce della popolazione. Oggi, un giornalista precarizzato, poco pagato, con scarse certezze e prospettive e quindi con forti difficoltà di aggiornamento professionale, è un lavoratore facilmente ricattabile e condizionabile, che difficilmente può mantenere vivo quel diritto insopprimibile d'informazione e di critica posto alla base dell'ordinamento professionale".
E aggiunge Sara Valmaggi: "Proprio per superare la precarietà e la ricattabilità dei lavoratori dell'editoria abbiamo chiesto a tutti i gruppi di sostenere questa mozione che ha già avuto un ampio consenso in Toscana e Veneto. Inoltre vorremmo che la Giunta partisse da queste considerazioni per contrastare le condizioni di sfruttamento dei giornalisti precari con gli strumenti, anche legislativi, di cui dispone. Potrebbe, ad esempio, avviare un'indagine conoscitiva presso le aziende editoriali, per fotografare qualitativamente e quantitativamente le condizioni di lavoro in Lombardia e capire come sostenere percorsi di formazione,e aggiornamento professionale e favorire percorsi di auto imprenditorialità".
La mozione chiude chiedendo all'esecutivo di muoversi anche verso il Legislatore e il Governo nazionale per l'approvazione della 'legge Moffa' sull'equo compenso, che prevede la mancata erogazione dei contributi pubblici agli editori che non rispettano retribuzioni congrue e ad avviare al più presto un tavolo regionale utile a superare la grave situazione di precarietà che riguarda la maggior parte dei lavoratori del mondo giornalistico lombardo.
Una situazione difficilmente sostenibile che incide sulla qualità del lavoro e sul prodotto finale. Lo sanno bene i giornalisti precari che, su spinta dei loro coordinamenti di base, si sono ritrovati a Firenze nell'ottobre scorso per porre le basi per un cammino comune volto al riconoscimento dei loro diritti fondamentali, a partire dal riconoscimento di un equo compenso. L'atto denominato Carta di Firenze è stato poi approvato dal Consiglio nazionale dell'Ordine professionale come strumento deontologico, acquisito anche per le proprie competenze della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e attivo dal 1° gennaio 2012.
Accogliendo le sollecitazioni provenienti dai lavoratori della Lombardia, i consiglieri del PD. Fabio Pizzul, Sara Valmaggi, Alessandro Alfieri ed Enrico Brambilla, insieme a consiglieri di UDC, IDV e SEL hanno presentato nei giorni scorsi una mozione che impegna la Giunta regionale ad attivarsi, per le proprie competenze e con gli strumenti, anche legislativi, di cui dispone, al fine di contrastare le condizioni di sfruttamento dei giornalisti precari ed i livelli inaccettabili delle loro retribuzioni.
"Si tratta - dichiara Fabio Pizzul, primo firmatario - di un atto doveroso che punta a evitare forme di sfruttamento che non possono essere accettate soprattutto in una regione tra le più avanzate d'Europa quale è la Lombardia. Complessivamente i rapporti di lavoro subordinato sono in costante calo mentre sono in crescita i casi di precarizzazione di intere fasce della popolazione. Oggi, un giornalista precarizzato, poco pagato, con scarse certezze e prospettive e quindi con forti difficoltà di aggiornamento professionale, è un lavoratore facilmente ricattabile e condizionabile, che difficilmente può mantenere vivo quel diritto insopprimibile d'informazione e di critica posto alla base dell'ordinamento professionale".
E aggiunge Sara Valmaggi: "Proprio per superare la precarietà e la ricattabilità dei lavoratori dell'editoria abbiamo chiesto a tutti i gruppi di sostenere questa mozione che ha già avuto un ampio consenso in Toscana e Veneto. Inoltre vorremmo che la Giunta partisse da queste considerazioni per contrastare le condizioni di sfruttamento dei giornalisti precari con gli strumenti, anche legislativi, di cui dispone. Potrebbe, ad esempio, avviare un'indagine conoscitiva presso le aziende editoriali, per fotografare qualitativamente e quantitativamente le condizioni di lavoro in Lombardia e capire come sostenere percorsi di formazione,e aggiornamento professionale e favorire percorsi di auto imprenditorialità".
La mozione chiude chiedendo all'esecutivo di muoversi anche verso il Legislatore e il Governo nazionale per l'approvazione della 'legge Moffa' sull'equo compenso, che prevede la mancata erogazione dei contributi pubblici agli editori che non rispettano retribuzioni congrue e ad avviare al più presto un tavolo regionale utile a superare la grave situazione di precarietà che riguarda la maggior parte dei lavoratori del mondo giornalistico lombardo.
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