All'Uci Cinemas Bicocca di viale Sarca 336 è in programmazione un film di Rocco Mortelliti con Neri Marcorè e Nino Frassica che sono ansioso di andare a vedere. Il titolo è "La scomparsa di Patò", tratto dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri che considero un capolavoro della nostra letteratura. Un romanzo che ho scoperto casualmente nella biblioteca della casa di mio fratello a Chiavari nell'estate del 2005.
La biblioteca di mio fratello è un magazzino di libri messi insieme alla rinfusa. Divertente e sorprendente. Leggo da sinistra a destra su uno scaffale basso i nomi di: Saramango, Simenon, Cesare Marchi, Nabokow, Lawrence, Celine, Queneau, Tassinari, Conrad, Eco, James Cook, Leroux, Dickens, Kahil Gibran, Rondolino, Shakespeare, Shopenhauer, Hesse, Palazzeschi, Calvino, mescolati a vecchi Urania, un Dizionario Medico (A-Can), un trattato sui bastimenti e una storia del Santuario delle Grazie di Chiavari.
Leggere in vacanza spigolando tra questi che sembrano resti di altre biblioteche più che una raccolta personale di libri, è per me sempre stimolante. “La scomparsa di Patò” è un piccolo capolavoro costruito su un solo capoverso del famosissimo romanzo di Sciascia “A ciascuno il suo”. Nove righe nelle quali è magistralmente concentrata la “notizia”, cioè la misteriosa scomparsa di un attore, tale Antonio Patò, avvenuta durante una sacra rappresentazione teatrale in piazza, davanti a centinaia di persone.
E’ un giallo, ambientato sempre tra Vigata e Montelusa (ma senza Montalbano) nel 1890, scritto in forma epistolare, cioè basato esclusivamente sullo scambio di lettere, verbali di polizia e rapporti ufficiali tra gli inquirenti che indagano sul mistero, i loro superiori, le autorità a vario titolo coinvolte, i testimoni, gli articoli dei giornali locali, manifesti, volantini e scritte murali. 250 pagine gustosissime perché la babele di linguaggi riprodotti e riportati dall’autore provoca leggendoli, ammirazione e invidia sconfinati in chi come me si guadagna da vivere scrivendo parole e raccontando storie.
Nei documenti attraverso i quali si dipana il racconto si alternano campioni di dialetto, linguaggio burocratico, borghese, popolare, gergo politico, giornalistico ecclesiastico e militare dell’epoca. Grandissimo Camilleri, se ve lo siete perso cercatelo e godetevelo prima di vedere il film, mi raccomando. Così potrete godervelo meglio.
Leggere in vacanza spigolando tra questi che sembrano resti di altre biblioteche più che una raccolta personale di libri, è per me sempre stimolante. “La scomparsa di Patò” è un piccolo capolavoro costruito su un solo capoverso del famosissimo romanzo di Sciascia “A ciascuno il suo”. Nove righe nelle quali è magistralmente concentrata la “notizia”, cioè la misteriosa scomparsa di un attore, tale Antonio Patò, avvenuta durante una sacra rappresentazione teatrale in piazza, davanti a centinaia di persone.
E’ un giallo, ambientato sempre tra Vigata e Montelusa (ma senza Montalbano) nel 1890, scritto in forma epistolare, cioè basato esclusivamente sullo scambio di lettere, verbali di polizia e rapporti ufficiali tra gli inquirenti che indagano sul mistero, i loro superiori, le autorità a vario titolo coinvolte, i testimoni, gli articoli dei giornali locali, manifesti, volantini e scritte murali. 250 pagine gustosissime perché la babele di linguaggi riprodotti e riportati dall’autore provoca leggendoli, ammirazione e invidia sconfinati in chi come me si guadagna da vivere scrivendo parole e raccontando storie.
Nei documenti attraverso i quali si dipana il racconto si alternano campioni di dialetto, linguaggio burocratico, borghese, popolare, gergo politico, giornalistico ecclesiastico e militare dell’epoca. Grandissimo Camilleri, se ve lo siete perso cercatelo e godetevelo prima di vedere il film, mi raccomando. Così potrete godervelo meglio.
La scomparsa di Patò
Oscar bestsellers Mondadori
di Andrea Camilleri
pag, 256 - euro 9,50
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