Si sta alzando da più parti la protesta contro la liberalizzazione delle aperture dei negozi decisa dal governo Monti. Nei confronti di questa misura che consente ai negozianti di regolarsi come meglio credono per fare i loro affari, tenendo aperto i negozi la notte o la domenica, si sono già espressi a favore le associazioni dei consumatori e la grande distribuzione, contraria invece la Confcommercio.
Domenica prossima 4 marzo ci sarà la “Giornata europea per le domeniche libere dal lavoro” organizzata da European Sunday Alliance, anche a seguito della presentazione al Parlamento Europeo della campagna per una "domenica libera dal lavoro".
"Noi non siamo contrari per principio a maggiori possibilità di aperture anche domenicali o serali, nell’ottica di una maggior offerta di servizio ai cittadini e ai consumatori, ma riteniamo che esse vadano concordate nei singoli territori sulla base delle reali esigenze del mercato, e non su una presunta, selvaggia libertà di concorrenza che parte dal principio che ognuno può fare ciò che vuole” affermano le Federazioni Regionali dei sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs della Lombardia, che hanno deciso di organizzare per domenica prossima, dalle ore 14.30 alle 17.30, in Largo Cairoli a Milano, una festa-presidio a livello regionale. "Una manifestazione contro il lavoro domenicale (laddove non strettamente necessario), per promuovere il messaggio della necessità di una maggiore e più qualificante socialità (cultura, sport, turismo) in ambito familiare e con i propri figli, e contro il degrado culturale dello shopping domenicale familiare” scrive la Cisl di Milano.
A livello padernese su questo tema si sono già espressi la Federazione della Sinistra che per iniziativa di Mauro Anelli ha presentato un Ordine del Giorno contrario alla liberalizzazione perché: "non è motivo di rilancio dell'economia, dei consumi o della libera concorrenza, ma sicuramente un peggioramento delle condizioni di lavoro per migliaia di lavoratrici e lavoratori e la rottura definitiva di equilibri, già difficili, tra piccolo, medio e grande esercizio commerciale. Il rischio di chiusure di molte piccole aziende e imprese, con conseguenze negative sull’ occupazione già fortemente precaria e di depauperazione del territorio urbano".
La Lista Di Maio, il partito personale dell'assessore competente alla materia, si è dichiarato contrario alla liberalizazzione e lo ha comunicato ufficialmente sul numero in distribuzione della Calderina con un'intervento a firma del consigliere Sorrentino che ha commentato così il provvedimento: "causerà l'ulteriore chiusura di tanti esercizi di vicinato che non saranno in grado di poter concorrere con i ‘giganti’ della grande distribuzione....questa liberalizzazione commerciale selvaggia peggiorerà la qualità della vita soprattutto delle lavoratrici, presenti in gran numero nei grandi esercizi commerciali".
Il Partito Democratico finora non ha fatto dichiarazioni al riguardo, ma la posizione ufficiale del PD Nazionale è la seguente: 1) estensione a tutte le attività commerciali la possibilità di fornire liberamente anche servizi integrati, 2) facoltà di apertura (ma con competenza dei Comuni) per decidere se aprire o meno la domenica, 3) sostegno fiscale per i primi anni agli esercizi di prossimità nei centri minori.
E i commercianti padernesi cosa ne pensano? "Io come liberale e liberista sono naturalmente a favore della libertà imprenditoriale, purchè nessuna attività assuma una posizione dominante – osserva Pierino Favrin, presidente della delegazione locale dell'Unione Commercianti -. In questo caso la grande distribuzione, presa come unico soggetto, in quanto domina il mercato nazionale attraverso 4-5 multinazionali ha, a mio parere, assunto una posizione dominante rispetto alla piccola disrtribuzione. In questo caso l'Antitrust avrebbe dovuto da anni intervenire, con multe, limitazione di aperture ed orari e regolametazione di ulteriori aperture di centri commerciali. Ciò non è stato fatto perchè ai Comuni ha sempre fatto comodo incassare gli oneri di urbanizzazione, la Tarsu, l'ICI l'addizionale IRPEF ed altri contributi, grazie a deroghe concesse oltre a quelle già abbondanti previste per legge. Quindi la difesa dei negozi di vicinato è stata fatta solo a parole. Con la liberalizzazione delle aperture e degli orari, se mai ci sarà perchè Regione Lombardia vuole mantenere per sè il potere su questa materia, mi auguro che si scateni una tal concorrenza che faccia ciò che non è stato fatto con un'accurata regolamentazione,cioè una consistente selezione dei centri commerciali. E questa selezione darwiniana restituirà forse spazio al piccolo commercio nei centri urbani".
3 commenti:
Conosco un giovane milanese che s'è inventato un negozio dove fa solo tiramisù: ce ne sono solo 2 al mondo che hanno avuto questa idea.
Lui era arrabbiato perché Pisapia aveva fermato la liberalizzazione degli orari: aveva avuto un'idea per sfruttarla facendo meno ore di giorno e un prodotto nuovo di notte...e doveva aspettare.
Chissà magari pensava già se gli affari fossero andati bene anche di assumere un collaboratore per dargli una mano.
Casati (che è imprenditore prima che politico) ha detto la verità ai commercianti di PAderno quando tanti anni fa ha spiegato loro che per tenere aperti i negozi servono idee nuove: rifare all'infinito un negozio di abbigliamento (aperto magari di mattina quando tutti lavorano) non paga più.
E allora perché non diamo a chi ha idee nuove la libertà di plasmarle su orari nuovi se questo gli serve per esprimerle?
Poi capisco che i "cattolici" siano offesi dal lavoro domenicale (magari non quello del barista che hanno sempre frequentato di domenica)...ma allora cosa dovrebbero dire gli islamici per quanto riguarda il venerdì e gli ebrei riguardo al sabato?
Negozi aperti sempre?
Senza soldi non si compra nulla e a nessun orario.
In Germania i negozi chiudono alle ore 18,30, e visto che i salari medi di operai e impiegati sono il doppio di quelli italiani il tempo per spenderli è più che sufficiente.
di modugno domenico
Questa liberalizzazione degli orari di apertura negozi è una cosa
vergognosa! E' una mancanza di rispetto nei confronti dei lavoratori del settore, i quali non hanno più vita sociale e familiare. E non si dica che bisogna dare il servizio ai consumatori! Le poste, le banche, gli asili, le scuole, il comune, le assicurazioni, le Asl ecc. lo danno il servizio domenicale? . . . No di sicuro! E non si dica che non farebbero comodo anche loro la domenica! Ma i commercianti hanno capito che i soldi non ci sono e quindi l'incasso è sempre quello ma ripartito su 7 gg. invece che su 6! luana
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