Uno scrittore antisemita che amava i fumetti di Tex e di Ten Ten. Quello che più colpisce nel gesto di razzismo omicida compiuto ieri a Firenze dal neofascista Gianluca Casseri è proprio la personalità del suo autore. Un intellettuale della destra italiana che si scopre con lui identica a quella degli anni 40-50, quella cioè degli Evola, dei Romualdi, dei neonazisti nostrani, minori e frustrati perché in ritardo sulla loro storia finita nel bunker della Cancelleria di Berlino. Una fine ingloriosa, un verdetto definitivo che loro, gli orfanelli delle SS, non hanno mai accettato.
Nel corso della mia vita ne ho conosciuti diversi di questi "intellettuali" che lamentavano sempre la mancanza in Italia di una "vera cultura di destra" e denunciavano la persecuzione della "dittatura culturale comunista" che li aveva sempre emarginati e repressi.
Perché un "intellettuale" di questa destra una mattina esce di casa e dà corpo finalmente alle sue represse pulsioni assassinando due venditori ambulanti senegalesi in un mercato rionale per poi togliersi la vita? E' fin troppo facile rispondere: perché a questo conducono le ideologie malate di cui la cultura di destra, la sua cultura, si nutre.
Perché un "intellettuale" di questa destra una mattina esce di casa e dà corpo finalmente alle sue represse pulsioni assassinando due venditori ambulanti senegalesi in un mercato rionale per poi togliersi la vita? E' fin troppo facile rispondere: perché a questo conducono le ideologie malate di cui la cultura di destra, la sua cultura, si nutre.
In un libro famoso, "Occidente" scritto nel 1975 da Ferdinando Camon e ambientato nella Padova di quegli anni bui, scossa dagli scontri di piazza tra giovani di estrema destra e di estrema sinistra, dalle trame stragiste e golpiste, tutto questo è ben illustrato. I personaggi principali sono due intellettuali, il capo degli studenti di sinistra e quello dei giovani neonazisti che dopo essersi inutilmente scontrati in piazza e avere parallelamente verificato l'impossibilità di cambiare la storia e di fermare il tempo, finiscono per fare entrambi un attentato dinamitardo.
Il primo colpisce, per distruggerlo, il grande centro di elaborazione dati dell'Università individuato come il potente strumento tecnologico del capitalismo vincente. Il secondo fa saltare in aria un istituto per bambini handicappati, oggetti viventi delle paure profonde e incontrollabili che stanno alla base del razzismo, del superomismo, dell'individualismo portato all'estremo. Un terrore che evidentemente ha radici profonde nell'io fragile dell'uomo, dunque ineliminabile, e che si fa ideologia per trovare un'accettabile compensazione.
La cultura di destra messa alle strette, quando perde il controllo e svela la sua vera essenza, è solo questo: bisogno di oblio e di morte.
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