Quando nei giorni scorsi ho scritto la mia letterina a Babbo Natale nella quale chiedevo regali meritati per quei cittadini che hanno dimostrato e dimostrano con il loro impegno civile e professionale l'attaccamento alla nostra città, mi sono detto: "adesso leggerò quella di Alparone".
Ieri sera l'ho letta la sua lettera natalizia, nella forma del "Editoriale del Sindaco" pubblicato sulla sempre più smilza Calderina che ci è stata recapitata a domicilio. Una lunga predica se possibile ancora più insipida del solito, poco in sintonia con le emergenze che la città deve affrontare, ma perfettamente comprensibile se si pensa che è il primo commento dell'ultra berlusconiano leader del PdL padernese, seguito alla ingloriosa caduta del governo Berlusconi-Bossi-Scilipoti.
L'orfano di Silvio, palesemente tramortito dall'evento traumatico che ha visto un mese fa il suo condottiero ritirarsi senza fiatare, dopo che i rappresentanti dei "poteri veri" (quelli che hanno fatto perdere in una seduta di Borsa il 12% ai titoli Mediaset) gli avevano intimato di levarsi dai piedi, è a corto di parole e si è ridotto a balbettare sul periodico comunale una litania nella quale compaiono solo i termini del nuovo verbo "bocconiano": crisi, sacrifici, equità, responsabilità, consenso.
Inutilmente cerchereste accenni ai problemi reali dei cittadini. Cose concrete e urgenti come: disoccupazione, povertà, lavoro, sicurezza, legalità, ambiente, disagio sociale, ecc. Parole che si riferiscono a "fatti" che si chiamano Lares, Metalli Preziosi, Eureco, criminalità mafiosa ed economica, scuole insalubri, inquinamento, Rho-Monza, inceneritore, ecc. Tutti problemi che assediano la nostra città e che attendono di venire affrontati dalla sua amministrazione.
Nel suo intervento il sindaco dice in sintesi che nel 2012 dobbiamo fare un "sacrificio collettivo", non seguendo la formula ragionevole ed equa "chi più ha più dovrà dare", ma pagare tutti e subito, poveri e ricchi, la stessa cifra per coprire il buco di un Bilancio comunale che non si decide ancora a presentare alla città perché non riesce a chiuderlo. L'esempio è l'aumento delle tariffe mensa: +25 centesimi uguali per tutti.
Non ha saputo evitare la polemica inutile, ma è più forte di lui. Nel suo "editoriale", infatti, ha voluto sottolineare che in passato le precedenti amministrazioni avevano fatto sì degli investimenti e realizzato opere pubbliche importanti e utili, ma erano tutte cose "non strettamente necessarie" che "non ci si poteva permettere". Per questo lui non farà niente, perché vuole "garantire l'equità sociale, "altro che "tagliare nastri" e "farsi abbagliare dal consenso".
Continuare a non fare niente, non investire sul futuro, ma tagliare a più non posso non nastri, ma il presente, cioè quel poco che c'è, continuare a dire no alle vedove e agli orfani ai quali al massimo si può dare una medaglietta con foto ricordo senza vergognarsi ad aumentare le tariffe anche a chi ha un reddito ISEE di 6.500 euro l'anno. Buon 2012.
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