sabato 5 novembre 2011

Gomorra, 30 anni prima di Saviano

Il giallo italiano moderno ha pochi padri, ma tutti di alto livello. Si comincia nel 1946 con Carlo Emilio Gadda e il suo “Pasticciaccio brutto”, si prosegue con Giorgio Scerbanenco (Venere Privata) che racconta la Milano notturna del boom economico, si passa per Leonardo Sciascia (Il giorno della Civetta) che descrive magistralmente la Sicilia mafiosa degli anni 60, si arriva alla Torino in crisi (La donna della domenica) della premiata ditta Fruttero&Lucentini nel 1972 e si approda infine, nel 1976, alla Napoli in decomposizione (La mazzetta) di Attilio Veraldi.
Scomparso a Montecarlo nel ‘99, lo scrittore napoletano (traduttore raffinato ed elegante dall'inglese e da lingue scandinave) aveva pubblicato otto romanzi noir da Rizzoli. Poi era praticamente scomparso dalle librerie, ma non meritava proprio di cadere nell’oblio. Dobbiamo dunque la sua ricomparsa all'editore  Avagliano, che nel 2002 ha riproposto la sua opera completa: ben otto romanzi, dei quali il primo è appunto il meglio riuscito, "La mazzetta". 
Lanciato nel ‘78 da un fortunato film di Sergio Corbucci, interpretato con bravura da Nino Manfredi e Paolo Stoppa, il romanzo di Veraldi si colloca tra gli esordi più originali della nostra letteratura perché l’opera prima già esprimeva grandi ambizioni: dietro le disavventure del patetico avvocaticchio Sasà Iovine che ha l’ufficio in un bar di cui usa il telefono pubblico come recapito, viene coinvolto con la promessa di “una bella mazzetta” in un losco affare per i pubblici appalti delle fognature che fanno gola a un capo camorrista.
Dal racconto delle sue vicende emerge uno scenario atroce di camorra e ammazzamenti, di degrado e corruttela che annuncia la mutazione antropologica destinata di lì a poco a squassare la pancia non solo di Napoli, ma dell’intero Paese. Si parla del rapido passaggio dalle illusioni del benessere diffuso alla realtà d'una nazione infettata dalla colluzione di politica, criminalità e affarismo. Un ipertrofico sfascio morale ancor più evidente nello scenario napoletano e campano, ove disoccupazione e miseria figliano senza posa malavitosi di piccolo cabotaggio e professionisti degradati, borghesi corrotti e criminali, un impasto di ferocia e squallore dove il denaro “la mazzetta”, appunto, rappresenta l’unico fine che giustifica tutto e che tutto tiene insieme.
Con Veraldi e i suoi romanzi Napoli entrò a pieno titolo nella geografia del giallo italiano contemporaneo. Dopo “La Mazzetta” uscì nel ’78, “Uomo di conseguenza”, sempre con Sasà Jovine, poi nel 1980 “Il vomerese” che racconta la storia del “grande vecchio” di un’inedita Napoli brigatista, e nell’82 la piccola criminalità diffusa di “Naso di cane”ambientato a Scampia. Saviano non era ancora nato, ma Veraldi  la Napoli di “Gomorra” ce l’aveva già raccontata e molto meglio descritta.

La mazzetta
Attilio Veraldi
Tascabili Avagliano Editore
Prezzo € 9,00

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