Il Giro della Padania, l’ennesima provocazione politico-identitaria della Lega, sta diventando una “gara” tra organizzatori e cittadini contestatori dell’iniziativa. Una "gara" che mette a rischio anche quegli atleti professionisti che, sbagliando, hanno deciso di partecipare a una manifestazione ben poco sportiva, perché pesantemente strumentalizzata dal partito di Bossi.
Ieri a Savona, per la seconda volta dall’inizio, la corsa è stata interrotta da gruppi di contestatori, militanti della sinistra, che hanno impedito fisicamente il passaggio dei ciclisti e, stando alle denunce di due campioni, Ivan Basso e Sacha Modolo, li avrebbero anche presi a sberle.
Perché la Lega, che occupa tenacemente le poltrone romane, continua a pretendere di presentarsi qui al Nord come “controsocietà” invadendo tutti gli ambiti sociali con manifestazioni tese a segnare fisicamente il territorio, come fanno i cani che pisciano contro ogni albero? Non capiscono i dirigenti leghisti, che questo tipo di manifestazioni ormai provocano reazioni contrarie tra la gente, che non ne può più di populismo plebeo e di ideologia localista?
Non si sono accorti che con le loro manifestazioni antiitaliane dello scorso 17 marzo hanno aperto gli occhi a migliaia di cittadini, che li hanno finalmente visti per quelli che sono: degli estranei e dei nemici della Patria comune? A Paderno Dugnano, ad esempio, non si sono accorti Bogani, Tagliabue e Caldan, che la festa per il 150° dell’Unità Nazionale da loro rinnegata e sabotata, ha riempito spontaneamente i balconi e le finestre della città di bandiere tricolori? Non si sono accorti che anche questo risveglio dell’opinione pubblica al Nord ha provocato la loro ultima, cocente sconfitta a Milano e in altre città?
Evidentemente no, ma allora forse è il caso di sperare che continuino a farsi del male da soli.
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