Subito le reazioni allarmate non si sono fatte attendere. Il vicesindaco Bogani si è affrettato a dichiarare che non ne sapeva niente e che comunque non avrebbe concesso il cambio di destinazione d’uso dei locali già richiesto pare dai nuovi proprietari dell’immobile (da laboratori a uffici).
Negli stessi giorni in concomitanza con il Ramadan a Milano c’è stata polemica sui giornali di destra che hanno contestato alla vicesindaco la presenza alla cerimonia di chiusura del periodo di preghiera dei fedeli islamici che a Milano sono ormai diverse migliaia e sono costretti a pregare per strada, nei cinema o in altri luoghi di fortuna. Da decenni, infatti, i governi di destra che si sono succeduti a Palazzo Marino hanno sempre impedito per blandire la Lega che si desse finalmente una soluzione civile e dignitosa costruendo e realizzando una o più moschee.
Milano è una capitale europea che vive immersa nella realtà globale e non può continuare a comportarsi come se non lo fosse. La leadership globale ha dei doveri. La città dell’Expo 2015 è la capitale di una megalopoli, cioè di un’area urbana che va da Malpensa a Orio al Serio, in cui i cittadini di fede islamica credenti e praticanti sono tanti e giustamente rivendicano il riconoscimento dei loro diritti religiosi che sono parte integrante del diritto di cittadinanza oltre che dei diritti dell’uomo.
La presenza di centri religiosi, chiese e moschee, inoltre, rafforza il tessuto urbano di quartieri e città sempre più multietnici e multiculturali, e rappresenta un elemento di richiamo e di interesse che qualifica il territorio, favorendo sia la convivenza che lo sviluppo sociale e civile. Insomma io credo che all’apertura di un centro religioso islamico riconosciuto a Cassina Amata, il Comune di Paderno Dugnano, non solo non dovrebbe opporsi, ma dovrebbe favorirlo per le ragioni di cui sopra, a patto naturalmente che i promotori dell’insediamento della moschea prendano correttamente un contatto formale con l’amministrazione e la città, presentando il loro progetto alla comunità. Un centro di preghiera è un luogo sacro e non si può certo farlo passare per un ufficio privato.
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