mercoledì 31 agosto 2011

Moschea a Cassina Amata, perché no?

Pochi giorni fa si è sparsa la voce dell’imminente apertura a Cassina Amata di una moschea che avrebbe trovato posto nei locali di un’azienda dismessa acquistati da un associazione islamica turca.
Subito le reazioni allarmate non si sono fatte attendere. Il vicesindaco Bogani si è affrettato a dichiarare che non ne sapeva niente e che comunque non avrebbe concesso il cambio di destinazione d’uso dei locali già richiesto pare dai nuovi proprietari dell’immobile (da laboratori a uffici).
Negli stessi giorni in concomitanza con il Ramadan a Milano c’è stata polemica sui giornali di destra che hanno contestato alla vicesindaco la presenza alla cerimonia di chiusura del periodo di preghiera dei fedeli islamici che a Milano sono ormai diverse migliaia e sono costretti a pregare per strada, nei cinema o in altri luoghi di fortuna. Da decenni, infatti, i governi di destra che si sono succeduti a Palazzo Marino hanno sempre impedito per blandire la Lega che si desse finalmente una soluzione civile e dignitosa costruendo e realizzando una o più moschee.
Milano è una capitale europea che vive immersa nella realtà globale e non può continuare a comportarsi come se non lo fosse. La leadership globale ha dei doveri. La città dell’Expo 2015 è la  capitale di una megalopoli, cioè di un’area urbana che va da Malpensa a Orio al Serio, in cui i cittadini di fede islamica credenti e praticanti sono tanti e giustamente rivendicano il riconoscimento dei loro diritti religiosi che sono parte integrante del diritto di cittadinanza oltre che dei diritti dell’uomo.
La presenza di centri religiosi, chiese e moschee, inoltre, rafforza il tessuto urbano di quartieri e città sempre più multietnici e multiculturali, e rappresenta un elemento di richiamo e di interesse che qualifica il territorio, favorendo sia la convivenza che lo sviluppo sociale e civile. Insomma io credo che all’apertura di un centro religioso islamico riconosciuto a Cassina Amata, il Comune di Paderno Dugnano, non solo non dovrebbe opporsi, ma dovrebbe favorirlo per le ragioni di cui sopra, a patto naturalmente che i promotori dell’insediamento della moschea prendano correttamente un contatto formale con l’amministrazione e la città, presentando il loro progetto alla comunità. Un centro di preghiera è un luogo sacro e non si può certo farlo passare per un ufficio privato.

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