Così facendo la destra di Alparone crede di interpretare la volontà dai suoi elettori, ma si sbaglia. La gente, i cittadini, gli elettori, sono come elefanti. Si muovono lentamente, sembrano immobili, ma quando decidono lo fanno senza preavviso e cambiano direzione tutti insieme. E’ stato così a Milano, sarà così anche a Paderno Dugnano. Di seguito il post pubblicato dai lavoratori sul sito del presidio Lares.
Siamo arrivati al millesimo giorno di presidio, quasi tre anni ma pesano come tremila. Questo post, il numero 251, andrà a collocarsi in cima a tutti gli altri, una piccola montagna fatta di tanti strati di amarezza, rabbia, paura e di piccole speranze tradite che grava sulle spalle di noi lavoratori. Durante questi anni ci siamo recati dovunque fosse possibile, a far sentire la nostra voce, trascorso giornate intere davanti alle porte delle istituzioni, determinati a far valere i nostri diritti. Abbiamo indetto riunioni per tenere informati ed uniti i lavoratori, incontrato politici, parlato con giornalisti di stampa e televisione, preparato manifestazioni e soprattutto, ideato la nostra bandiera che è diventata poi il simbolo della nostra lotta. Per tenere alta l'attenzione sulla nostra vicenda, siamo stati anche in grado di organizzare eventi, uno fra tutti, il concerto del 27 giugno 2010 a Paderno Dugnano con gli artisti della Scala di Milano. Sono state tante le persone che abbiamo conosciuto durante il percorso, molte hanno preso a cuore la nostra situazione e offerto la propria solidarietà, e così si sono allacciati legami, nate collaborazioni ed iniziative, come quella, unica nel suo genere, dell'annuncio di ricerca dell'imprenditore, apparso su molti quotidiani. Attraverso corsi di formazione e con l'aiuto di agenzie specializzate nella ricollocazione al lavoro, abbiamo cercato invano di rientrare nel mondo del lavoro, ma a distanza di tre anni ne siamo ancora tagliati fuori, probabilmente a causa dell'età di molti di noi e della crisi. E' per questo che invece di andarcene a casa a vivacchiare con la cassa integrazione finché fosse stato possibile, abbiamo scelto di rimanere e cercare di combattere per un posto di lavoro e per avere chiarimenti riguardo anche alle illegalità emerse dopo il fallimento della nostra azienda. Mille giorni di protesta, mille giorni di lotta portati avanti con civiltà e rispetto delle regole. Ma è stata dura poiché di provocazioni e di tensioni ce ne sono state tante e la stanchezza a questo punto si sente, è inutile negarlo. Diventerà ancora più difficile portare avanti questa battaglia nei mesi a venire, ne siamo consapevoli, ma finché avremo forza, finché non si affaccerà qualcosa di positivo all'orizzonte e nel nostro futuro, noi andremo avanti.
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