sabato 2 luglio 2011

Rifiuti a Napoli, emergenza sanitaria o mediatica?

Oggi il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto che autorizza la Regione Campania a esportare i rifiuti di Napoli. Ma poi ha scritto nero su bianco in una nota che l'atto approvato dal Governo non va bene.  Frutto di una mediazione al ribasso tra Berlusconi e la Lega, il decreto non è sufficiente perché non consente di avviare a soluzione definitiva il problema. C’è qualcuno, insomma, che non vuole dare alla Campania, a Napoli e alle altre città della regione la possibilità di uscire dalla perenne emergenza rifiuti.  
C’è qualcosa che non quadra, infatti, nel modo in cui viene raccontata l’emergenza di Napoli. I dati reali sullo smaltimento e la raccolta differenziata smentirebbero le immagini e le cose che tv e giornali dicono e ai cittadini rimane forte il dubbio, per non dire la certezza, di venire presi in giro. 
La A2A, società milanese che gestisce l’inceneritore di Acerra ha reso noto oggi che: “nei primi sei mesi del 2011, il suo impianto ha trattato 300 mila tonnellate di rifiuti, perfettamente in linea con quanto stabilito dalla Autorizzazione Integrata Ambientale che prevede un quantitativo di rifiuti trattabili di 600 mila tonnellate/anno. Contestualmente, l’impianto ha prodotto e immesso in rete 260 GWh di energia elettrica”. Ciò significa che l’inceneritore funziona regolarmente e nel complesso ha sempre funzionato bene nonostante le notizie contrarie che sono state divulgate dalla stampa. “I dati, riferiti alla prima metà del secondo anno di gestione industriale del termovalorizzatore da parte di Partenope Ambiente, hanno fatto registrare un miglioramento rispetto ai già ottimi risultati raggiunti nel 2010 quando erano state conferite all’impianto 516 mila tonnellate di rifiuti (pari all’86% della capacità produttiva dell’impianto) e immessi in rete 450 GWh di energia elettrica, pari al fabbisogno di 150 mila famiglie” conclude l’azienda.
Insomma si afferma che l’inceneritore napoletano, da gennaio a oggi, ha bruciato ogni giorno 1.600 tonnellate di rifiuti, tanti quanti ne produce la città di Napoli. 
Se a questi si aggiungono le 300 tonnellate circa avviate alla raccolta differenziata si vede che sulla base di questi dati la città sarebbe già oggi autosufficiente. Se le cose stanno così, e questo dicono i dati ufficiali, non si comprende come mai invece, da febbraio, cioè da tre mesi prima delle elezioni amministrative a oggi, Napoli sia stata sepolta dai rifiuti come e peggio di quando l’inceneritore non c’era e quando la raccolta differenziata non era nemmeno la metà di quella odierna. 
L’unico fatto nuovo intervenuto nei sei mesi passati è stata la chiusura di due discariche, ma questo non avrebbe dovuto avere alcun effetto su Napoli dal momento che, come abbiamo visto, la capacità di smaltimento dell’inceneritore e della raccolta differenziata in città è superiore alla normale produzione di rifiuti. Come si fa a fronte di questi dati di fatto a non comprendere che dietro alla storia sporca della monnezza napoletana c’è una precisa regia politica? 
I napoletani l’hanno capito e nella speranza di cambiare aria hanno votato un sindaco “nuovo”, che però sembra voler ripetere gli errori  vecchi degli amministratori precedenti, affrontando in prima battuta solo mediaticamente l’emergenza e mettendosi nelle mani della solita compagnia di giro di saltimbanchi della comunicazione, mentre i napoletani esausti chiedono fatti e non smargiassate. Speriamo che cambi strada alla svelta e mandi Toscani e gli spin doctors milionari a far danni da un’altra parte.

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