Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, overdose. In 11 anni nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti di cui 653 suicidi. A provocare questa strage sono le terribili condizioni di vita dei cittadini ristretti nelle nostre carceri nelle quali sono stipate illegalmente circa 68.000 persone, vale a dire 28.000 in più della capienza regolamentare, con un trend di crescita di circa 8.000 unità all’anno.
Di questa realtà sembra non occuparsi nessuno, escluso Marco Pannella che dal 20 aprile porta avanti uno sciopero della fame al quale ha aggiunto da due giorni quello della sete. Le sue condizioni sono molto critiche (ha compiuto 81 anni il 2 maggio e ha due o tre bypass al cuore) e i medici ne hanno disposto il ricovero in ospedale. In tutta Italia sono 15mila gli italiani (tra cui 10mila detenuti) che hanno aderito in forme diverse al suo sciopero della fame, ma tra questi non ci sono quelli, i vescovi italiani ad esempio, che dovrebbero per primi parlare e unire la loro voce di pastori alla richiesta di amnistia immediata, o indulto, con la quale svuotare le carceri dai detenuti per reati minori e avviare immediatamente le riforme e le azioni per sanare questa incivile e inaccettabile illegalità che lo Stato commette nei confronti dei cittadini.
Se n’è accorto anche il commentatore Gianni Gennari che su Avvenire del 17 giugno ha scritto: “l’attuale sistema carcerario non solo non rieduca - la recidività supera il 60% - ma incentiva il delitto in tanti modi. E si è chiesto se “è giusto che il carcere, come di fatto oggi avviene, sia l’unica punizione”.
Di qui la sua “modesta proposta: La società mantenga il carcere, ma per quei casi estremi in cui, per la qualità del reato, o per la pericolosità del soggetto, non sia possibile un’altra soluzione”, come per esempio l’obbligo di lavori di utilità sociale in orari a scelta, ecc. E concludeva: "È giusto che a questo paia pensarci solo Pannella?”
Già, perché ai "fratelli detenuti" pensa solo Pannella? Dovremmo pensarci tutti.L’Osservatorio Permanente sulle morti in carcere nel 2010 ha censito 66 casi di suicidio tra i detenuti e 7 tra i poliziotti penitenziari. I detenuti morti per motivi diversi sono stati 117. I tentati suicidi tra i detenuti sono stati 1.134. Dall’inizio di quest’anno si sono tolti la vita 27 detenuti e 3 poliziotti, mentre altri 54 detenuti sono morti per “cause naturali”. Lo stato di emergenza carceri è stato sancito per decreto del presidente del Consiglio il 29 marzo 2010. Ma da un anno circa non se ne sa più niente. Nel disinteresse generale, la strage e la tortura legalizzate continuano.
2 commenti:
Caro Carlo, ti riconosco il grande merito di aver ripreso la battaglia solitaria di Marco Pannella, che meriterebbe di essere nominato senatore a vita. Il problema legato alle terribili condizioni in cui vivono i detenuti è di quelli che si preferisce ignorare.
Tuttavia lasciami dire che se la diagnosi è corretta, la cura è fallace. Basta evocare amnistie o indulti!!!
Dimentichi quali catastrofici esiti ebbe l'indulto promosso dal governo Prodi? Quali problemi ha risolto? No! Se è incivile quanto sta accadendo nei penitenziari italiani, lo sarebbe altrettanto riversare sulla società, sui singoli cittadini una grave criticità a cui negli anni i vari governi non hanno saputo affrontare.
Assolutamente irricevibile - a mio parere - la proposta di Gennari.
E' giusto salvaguardare la dignità di Caino ma non a spese di Abele.
Durante gli anni sono state edificate numerose carceri che erano poi - paradossalmente - risultate inadeguate. Sono molte. Le si metta a norma e si ponga fine - almeno - al problema del sovraffollamento ma - ribadisco - non imbocchiamo l'inutile strada dell'amnistia e dell'indulto.
Gianluca Mercuri
Caro Gianluca, nessuno, nemmeno Pannella, afferma che l'amnistia è la soluzione del problema carcerario. Ma di fronte alla gigantesca illegalità di uno Stato che contravvenendo alle sue leggi infligge torture e morte ai cittadini che la Giustizia affida alla sua custodia occorre fare qualcosa per interrompere subito questa strage di persone e legalità. Se la casa brucia bisogna spegnere l'incendio non mettersi a discutere delle condizioni di sicurezza. Detto questo io credo che la soluzione al problema del sovraffollamento cronico delle nostre carceri stia nella revisione di quelle leggi che le riempiono di imputati in attesa di giudizio (il 40% e oltre dei carcerati, di imputati e condannati per reati molto discutibili legati al consumo personale di droga e all'immigrazione. Sono queste norme, volute dalla destra (Bossi-Fini, Giovanardi, ecc) che producono più carcerati di quanti le nostre prigioni ne possono contenere. Su questo e sull'applicazione delle misure alternative alla carcerazione bisogna agire, perché un Abele che viola la Costituzione e le leggi tutti i giorni non è migliore di un Caino che si droga.
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