Bogani dice "stop" al cemento. Il paladino leghista dell’ambiente e del verde, in un tambureggiante proclama a mezzo stampa, dice basta alla “edificazione spropositata del territorio” e annuncia una politica urbanistica tesa a favorire solo l’insediamento di “processi produttivi e opportunità di lavoro”. Insomma il vicesindaco titolare del Territorio dice “si alle fabbriche, no alle case”.
A chi parla Bogani? Forse il proclama è rivolto ai numerosi operatori immobiliari padernesi che infittiscono la maggioranza di destra che sostiene la sua giunta? Ma no, lui ce l’ha sempre e solo con il passato, la sua è, manco a dirlo, una battaglia retroattiva che punta a denunciare le politiche edificatorie delle giunte di centro sinistra, quelle che hanno governato fino a metà del 2009. Oggi siamo a metà del 2011, Bogani governa da due anni, ma finge sbadatamente di ignorarlo come se delle cose fatte dalla sua giunta in questo periodo egli si voglia dichiarare “irresponsabile”.
L’assessore Bogani annuncia che d’ora in avanti il suo ufficio non interpreterà più il Piano regolatore in vigore, come ha fatto la sua amministrazione fino a tre mesi fa, favorendo con concessioni di cubature quei cittadini che demoliscono un vecchio immobile sostituendolo con un immobile nuovo. Chi vorrà rottamare degli edifici obsoleti non avrà più incentivi di questo tipo, ma potrà al massimo ricostruire, a parità di superficie, i medesimi volumi. Insomma, l’assessore impone un vero e proprio stop al processo di ammodernamento della città che i padernesi, egli evidentemente ne è sicuro, accoglieranno con favore.
Anche i suoi colleghi di maggioranza? Questo è meno certo, perché la sua decisione appare incauta e fragile sotto i paroloni e il tono assertivo. Non avendo provveduto a fare il nuovo PGT, promesso ai padernesi fin dalla prima seduta del Consiglio Comunale, ma ancora di là da venire, egli pretende di cambiare di punto in bianco l’interpretazione di una norma che è stata attuata senza sollevare le sue proteste (Bogani non è sceso dalla Luna) per molti anni dal dirigente Franca Rossetti, titolare dell’Urbanistica padernese fino al 2007, riportata da Alparone a Paderno dal gennaio 2010 e in carica fino a dicembre dell’anno scorso quando è stata sostituita.
In pratica egli dice oggi “no” a degli atti pubblici ai quali ha detto “si” fino a tre mesi fa, senza altra motivazione legale che quella “ho deciso così” espressa nel suo proclama. E’ facile prevedere che i tanti cittadini colpiti e impoveriti improvvisamente da questa decisione, che riduce con un tratto di penna anche del 50% il valore potenziale di mercato del loro patrimonio immobiliare, non ci staranno e già si annunciano una grandinata di ricorsi contro l’amministrazione. Ciò significa che l’affermazione roboante di Bogani, il quale nel suo comunicato "esprime grande soddisfazione per essere riuscito a fermare questo eccesso di volumetria che danneggiava la comunità padernese”, oltre ad essere generica perché non quantifica il presunto danno evitato, è quanto meno prematura.
I conti, come sempre, si faranno alla fine e non all’inizio di una lunga controversia tra cittadini e giunta Alparone, perché di questo in realtà si tratta. Ma non sarebbe stato meglio per tutti se il vicesindaco si fosse incamminato subito (come aveva promesso) sulla strada maestra del PGT, piuttosto che fingere di ascoltare la città per poi imboccare questa incerta scorciatoia che con forzature, attuate dentro e fuori il Palazzo comunale, rischia di far finire Paderno e i padernesi in un ginepraio di liti e contenziosi?
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