lunedì 25 aprile 2011

Un 25 aprile di divisione per spaccare la città

La cerimonia di commemorazione del 25 aprile a Paderno Dugnano è stata tutto meno che una festa. 
Il “palco” delle istituzioni era malinconicamente sguarnito: un assessore leghista, il mesto Tagliabue, a rappresentare la Giunta, il presidente del Consiglio Papaleo a rappresentare il primo cittadino latitante, sei o sette anziani ex combattenti e un paio di rappresentanti dell’Anpi. Di fronte a loro poco più di un centinaio di cittadini, in maggioranza militanti e simpatizzanti dei partiti del centrosinistra padernese, che poco prima dell’inizio della cerimonia avevano dato vita ad un corteo che ha percorso il quadrilatero per ricordare alla cittadinanza che questa ricorrenza nonostante tutto veniva ancora celebrata. 
La cerimonia “ufficiale”, infatti, è durata pochissimo, il tempo di due brevi discorsi e del canto di Fratelli d’Italia e Bella Ciao da parte dei cittadini presenti. Una cerimonia sbagliata perché le scelte sciagurate della giunta di destra hanno in modo prepotente mostrato la profonda spaccatura provocata nella società padernese. 

Il sindaco Alparone, assente ingiustificato, ha confermato così di essere il primo responsabile del clima pesante di contrapposizione che si respira in città e nel Palazzo comunale. Un clima di divisione frutto delle sue provocazioni assurde, l’ultima delle quali è stata quella di voler a tutti i costi celebrare il 25 aprile in un’altra data come aveva già fatto a marzo in occasione della  Festa dell’Unità d’Italia. Oggi la nutrita presenza in piazza di molti cittadini (vedi nella foto) ha dimostrato che non c’erano motivi “pratici” dietro tale decisione, ma solo motivazioni di bassa politica finalizzate a spaccare ancora una volta la società civile. 
Quella di Alparone è una politica basata sulla distruzione sistematica di senso, di memorie e valori condivisi dai padernesi. Ha cominciato a praticarla un minuto dopo la sua elezione a sindaco e continua a perseguirla scientemente, perché questo pare il suo unico obiettivo; non costruire, ma distruggere la nostra concordia civile. E che lo stia facendo lo vedono tutti. Ad Alparone, è ormai più che evidente, il destino di Paderno Dugnano non interessa. Egli usa la carica di sindaco, vinta fortunosamente alla lotteria elettorale, solo come base per puntare ad altre poltrone, ma nel frattempo le sue scelte di politica politicante provocano gravi danni alla nostra città. Dobbiamo dirgli tutti insieme di smettere. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Si parla tanto di superamento delle contrapposizioni, di pacificazione, di superamento delle divisioni politiche per il bene comune, e poi.....il nostro sindaco e tutta la sua giunta, con questo comportamento, dimostra di volere tutt'altro.
Festeggiare il 17 aprile, perchè? In un quartiere di Paderno, perchè? Non è forse Paderno Dugnano una sola città, con un suo centro ed un Municipio? Bene, a questo punto è chiaro che le amministrazioni di destra non sono degne, e non meritano, di festeggiare una ricorrenza importante come l'Anniversario della Liberazione. Ricorrenza che non hanno alcun diritto di promuovere. La ricorrenza va festeggiata ed onorata solo dagli italiani e da chi si sente tale, democratico, republicano ed italiano.
Alparone, per cortesia, per il prossimo anno si astenga.
Lea.

carlo arcari ha detto...

Cara Lea, quello che è successo dimostra che l'amministrazione di destra e Alparone non vogliono celebrare il 25 aprile perché non ne riconoscono il profondo significato politico e civile. Del resto è comprensibile. La Resistenza non era solo una guerra di liberazione, ma anche una guerra contro il fascismo e per la democrazia che ha portato alla Costituzione repubblicana. Tutte cose che l'Italia di destra, che aveva voluto il fascismo e temeva la democrazia, rifiutava e rifiuta. Loro, gli sconfitti, non hanno mai accettato il verdetto della Storia. Hanno perso la guerra civile, ma pretendono di vincere la pace. Lo hanno fatto prima nascondendosi dietro lo scudo clericale, oggi stando dietro lo scudo berlusconiano.