La seduta del Consiglio Comunale di ieri sera è iniziata con la comunicazione del sindaco che ha informato sulla sentenza con la quale il TAR della Lombardia ha respinto il ricorso presentato da alcuni volontari dell’associazione Falcone e Borsellino contro la sua delibera di chiusura della convenzione e scioglimento della loro associazione.
Chi si aspettava che il sindaco leggesse la sentenza per intero spiegando il motivo per il quale i giudici del TAR hanno rigettato il ricorso è rimasto deluso. Alparone ha sorvolato sulle motivazioni e si è limitato a leggere la parte finale del dispositivo dove si dice che la sua ordinanza era “rispettosa delle disciplina che regola i rapporti tra amministrazione e associazione” e che il ricorso “non pare conseguentemente sorretto dal prescritto fumus”. Cosa non ha letto il sindaco che invece a mio avviso avrebbe dovuto leggere?
Il passo è il seguente: “Considerato: che, in disparte ogni considerazione circa la rilevanza in sede penale del fatto, la fruizione dei locali a soggetti estranei all'associazione, ad un primo sommario esame sembra contrastare con le vincolanti previsioni dell'art. 5 della convenzione." Quindi il TAR ha respinto il ricorso dei volontari solo perché non è stato rispettato l'art.5 della convenzione dove si dice che i locali non possono venire utilizzati da estranei all’associazione. E’ strano che proprio questo passo senza il quale non si capisce la sentenza, non sia stato letto e commentato da Alparone.
Una lettrice di Padernofoum mi suggerisce quest'altra considerazione: io non so se in magistratura le parole "primo sommario esame" e "sembra" assumano un significato diverso, ma questo è quello che c'è scritto. Io credo che il sindaco non abbia letto la motivazione perché anche lui è stato ospite diverse volte del centro Falcone e Borsellino, partecipando a diversi pranzi dove nessuno dei partecipanti aveva la tessera dell’associazione. Se in quelle occasioni i gestori del Centro non stavano rispettando la convenzione perché egli non ha preso provvedimenti allora?
Come si vede tutta questa vicenda appare costruita su una grande ipocrisia al fine di ricavarene soltanto un risultato prettamente politico: la chiusura del Centro alle iniziative di partecipazione politica organizzate spontaneamente da cittadini, Comitati e associazioni contro molte decisioni e scelte dell’amministrazione. In sintesi si è preso a pretesto un errore di gestione (che paradossalmente ha avuto il merito di far scoprire una realtà che a Paderno tutti ignoravano) per procedere alla chiusura di uno spazio pubblico usato dai cittadini per organizzare la loro opposizione sociale alla giunta di destra.
Per quanto riguarda la storia della famosa cena di mafia, infatti, il problema che emerge non è la cattiva gestione dei dirigenti dell'associazione (che è stata riconosciuta dalla Magistratura estranea a responsabilità penali), ma il "modello" di gestione del Centro definito dalla vecchia convenzione. Che si è rivelato sbagliato, perché da un lato pretendeva il rispetto da parte dei gestori di una regola che impediva al Centro di autofinanziarsi con eventi aperti al pubblico, dall’altro pretendeva che i gestori, volontari che già lavoravano gratis, pagassero anche tutte le spese di conduzione. Cioè mettessero tutto a carico solo degli iscritti, al 90% pensionati e anziani con bassi redditi, venendo meno alla missione sociale dell'associazione.
Su questo fondamentale aspetto, però, Alparone ha preferito sorvolare. In compenso ha dichiarato ufficialmente che “a brevissimo” restituirà il Centro ai cittadini. Siamo curiosi di sapere come lo farà, con che modello di gestione sociale, e soprattutto quando lo farà. Per quattro mesi si è nascosto dietro un dito (la Commissione, il ricorso, ecc.), adesso non ha più scuse.
1 commento:
Tutto quello che non riesce a controllare, ciò a cui non può metterci il cappello e prendersi il merito, oppure quello che mette in luce le capacità degli altri e in ombra le sue, devono essere cancellate. Non ci sono programmi nella sua politica, non c'è nulla solo intimidazione e falsità.
Dario
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