venerdì 7 gennaio 2011

Il Giorno, ovvero il degrado del giornalismo precario

Il nostro giornalismo ormai si è talmente degradato che denunciarne lo scadente livello è some sparare sulla Croce Rossa. D'altra parte quando si arriva a pagare 10 euro lordi un servizio per realizzare il quale un collaboratore del giornale spende come minimo un intero pomeriggio tra raccolta delle informazioni, interviste e scrittura del pezzo, cioè quanto prende una badante per un'ora di lavoro, non ci si può stupire se quello che viene stampato sui giornali fa pena.
Il peggio è che spesso mentre il servizio scritto dal giornalista (a volte un sottopagato cronista precario) è corretto e preciso, il titolo e il sommario che lo presentano al lettore con evidenza (e quindi lo caratterizzano), opera di un redattore o di un caposervizio pagati profumatamente, sono inventati di sana pianta e finiscono per rovinare il lavoro onesto fatto dal giornalista sul campo e squalificarlo.
Un esempio di questo insopportabile degrado, che deforma il contenuto della notizie, è visibile oggi sul sito de Il Giorno in cui nel sommario dedicato a una cronaca di Daniela Salerno sulle ultime dichiarazioni di Arturo Baldassarre, ex presidente del centro Falcone e Borsellino il sottoscritto viene indicato così: L'ex presidente del circolo Falcone e Borsellino annuncia un suo allontamento per il bene della comunità e del centro. Ma il braccio destro Arcari non ci sta: "E' una persona generosa".
Insomma, io che ho scritto una lettera aperta a Baldassarre per chiedergli di fare un ulteriore sacrificio e lasciare il campo vengo definito il suo "braccio destro.. che non ci sta"? Ma chi è l'esimio collega che si è inventato questo incarico mai ricoperto e questa posizione?
Ho informato la incolpevole autrice dell'articolo del testo che deformava il con tenuto del suo servizio e nel tardo pomeriggio l'ultima parte del sommario è stata cancellata. 
Bene così, ma che tristezza per il quotidiano fondato da Gaetano Baldacci sul quale si sono affermati negli anni 60 grandi giornalisti quali Giorgio Bocca, Natalia Aspesi, Marco Nozza, Gianni Brera, che ne hanno fatto con le loro inchieste e i loro servizi lo specchio dell'Italia del boom. Molte di queste firme illustri a metà degli anni 70, dopo che la proprietà aveva spostato il giornale su una linea di totale disimpegno politico e civile, prima di approdare alle sponde craxiane e oggi della destra lombarda, emigrarono nella costituenda redazione del quotidiano "La Repubblica", testata di cui contribuirono all'affermazione. Oggi Il Giorno è il fantasma di quello che è stato e si vede anche dalla sciatteria con la quale rovina gli articoli dei suoi validi collaboratori sottopagati.

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