sabato 1 gennaio 2011

2011: i nostri giovani e la sfida globale

"Buona sera e Buon Anno a voi tutti, italiane e italiani di ogni generazione. Non vi stupirete, credo, se dedico questo messaggio soprattutto ai più giovani tra noi, che vedono avvicinarsi il tempo delle scelte e cercano un'occupazione, cercano una strada. Dedico loro questo messaggio, perché i problemi che essi sentono e si pongono per il futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell'Italia".I giovani sono stati il soggetto principale quasi esclusivo del discorso presidenziale di Giorgio Napolitano. In uno scenario che vede fermarsi in Occidente la spinta al miglioramento delle condizioni economiche che ci ha fatto progredire ininterrottamente per oltre 60 anni i giovani italiani possono e devono giocare nel mondo globalizzato la loro partita. Secondo il Presidente i nostri giovani devono considerare una loro conquista il miglioramento delle condizioni di vita dei paesi in via di sviluppo dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, processo al quale devono dare il loro contributo. “E' in effetti possibile un impegno comune senza precedenti per fronteggiare le sfide e cogliere le opportunità di questo grande tornante storico”. I giovani che si interrogano sul futuro non possono prescindere da questo scenario e devono guardare all’Europa davvero unita come allo strumento politico con il quale affrontarlo. Pena il rischio di scoprirsi irrilevanti o marginali in un mondo che crescerà lontano da loro. L’autosufficienza e il localismo sono un’illusione. Napolitano è convinto che : “quando i giovani denunciano un vuoto e sollecitano risposte sanno bene di non poter chiedere un futuro di certezze, magari garantite dallo Stato, ma di aver piuttosto diritto a un futuro di possibilità reali, di opportunità cui accedere nell'eguaglianza dei punti di partenza secondo lo spirito della nostra Costituzione”.Se non si riesce a ridurre il debito pubblico accumulato però non ci saranno speranze di futuro e questo è compito non dei giovani, ma dei governanti che devono da un lato ridurre le spese dello Stato e dall’altro rendere doveroso e obbligato per tutti “pagare le tasse”, a tutti i livelli, senza se e senza ma. “Questo dovrebbe essere l'oggetto di un confronto serio, costruttivo, responsabile, tra le forze politiche e sociali, fuori dall'abituale frastuono e da ogni calcolo tattico” ha affermato. Bisogna naturalmente fare delle scelta, decidere su cosa si può tagliare e su cosa invece si deve spendere. Formazione, Università e Ricerca non devono subire tagli e a investire non dovrà essere solo lo Stato, ma anche e in misura maggiore, i privati, le imprese che hanno bisogno di innovazione per aumentare produttività e competitività. Senza questo sforzo collettivo e consapevole l’Italia non supererà i suoi ritardi e il declino sarà un destino comune.
Napolitano ha ricordato i numeri terribili di questa emergenza: sono 2 milioni quelli che in Italia cercano lavoro di cui quasi 1 milione nel Mezzogiorno, il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 anni e i 24 anni è al 24,7% (35,2 nel Sud) e ancor più tra le giovani donne.
“Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia : ed è in scacco la democrazia”. E dopo questo serissimo monito il Presidente ha concluso indicando con forza la strada da seguire: Investire sui giovani, scommettere sui giovani, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità.
Come sempre dopo il discorso presidenziale tutti si sono detti d’accordo e hanno applaudito in coro le sue parole. Vedremo da domani chi cercherà di mettere in pratica la sua indicazione e non la getterà come sempre nel dimenticatoio dove finiscono le prediche inutili.

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