Un manifesto affisso in città ci informa che lunedì 10 gennaio presso l’Auditorium Tilane, sarà presentato Cosmopòlis, un progetto politicamente trasversale che vuole creare un think tank politico-culturale tra i giovani padernesi. “Si tratta di un laboratorio di idee, proposte, formazione tecnica e politica, che valorizzi i giovani e il loro desiderio di partecipare alla vita cittadina scovando opportunità, risorse, obbiettivi auspicabili; un sistema per fare rete e costruire qualcosa di nuovo, giovane, dinamico e concreto” scrivono i curatori. Il progetto è diviso in 2 moduli: formazione e confronto con gli attori del territorio seguiti da tavole rotonde. La prima fase che inizierà a gennaio e si concluderà a marzo si terrà presso la sala Convegni di Villa Gargantini e i relatori saranno scelti tra dirigenti e tecnici di settore. Gli incontri formativi saranno aperti solo ai giovani (18-35) che si iscriveranno e che prenderanno quindi effettivamente parte al think-tank. La seconda fase, cioè il confronto con gli attori del territorio e le tavole rotonde presso l'Auditorium Tilane; prevede convegni in cui i principali attori del territorio (Sindaco, Assessori, esponenti politici dell’opposizione, delle Giunte precedenti ed esperti dei vari settori) presenteranno per ambiti la situazione locale specifica, le criticità e gli scenari futuri. Seguiranno le tavole rotonde nelle quali i giovani inizieranno a discutere ed elaborare proposte e progetti attuabili che verranno successivamente raccolte, redatte e approfondite per essere poi presentate agli amministratori. Il tutto si concluderà a cavallo dell’estate.
Il progetto lo conosco e ne ho seguito l’evoluzione nei mesi scorsi perché alcuni degli organizzatori me ne hanno parlato. Lo considero sicuramente positivo e interessante. Il suo punto di forza è l’ambizione. I giovani organizzatori, infatti, intendono chiedere direttamente ai politici conto del loro modo di governare, della loro visione della città, dei loro progetti (se ne hanno) per il futuro. Non è uno scherzo, tanto più che questa parte è aperta alla discussione pubblica. Spero che molti giovani aderiscano al progetto Cosmopòlis perché è proprio questo delle adesioni il punto critico che ne determinerà il destino. Sei mesi di lezioni, incontri, convegni, tavole rotonde, con tema la politica e l’amministrazione di Paderno Dugnano non sono un programma divertente per nessuno.
C’è un altro elemento del progetto giovanile che mi ha subito colpito e, devo dirlo, mi ha lasciato perplesso: la scelta di affrontare il tema della politica cominciando da un corso di tecnica amministrativa. Un approccio alla res pubblica che ai nostri tempi non ci saremmo mai sognati di fare: in politica viene prima la passione o la conoscenza degli strumenti, il desiderio di cambiare il mondo o una lezione sulle tecniche della gestione? Insomma, ci si mette in viaggio spinti dai versi del poeta Dante Alighieri o dalle lettere del banchiere Francesco Datini? Buon Anno a tutti.
nb: Cosmopolis è una casa editrice nata nel 1998 per dare corpo a un sogno ambizioso. Quello di dare voce e spazio alle idee senza cittadinanza nel panorama editoriale italiano. Forse i giovani hanno scelto il nome per questo motivo.
2 commenti:
Caro Arcari, anche se dialetticamente scortese, rispondo alla sua domanda con un'altra domanda:
Non è forse vero che la persona che volesse cambiare un brutto e vecchio edificio, spinto da questo desiderio, dovrebbe prima prendere una laurea in architettura e poi, tecnicamente consapevole, disegnare il nuovo edificio unendo la sua brillante idea alle regole tecniche?
Sarebbe infatti apprezzabile chi disegnasse un grandioso edificio senza che lo stesso sia in grado di sostenersi (strutturalmente ed economicamente), lo costruisse sulla base delle sole idee e della sola passione e lo lasciasse li, immutato, a crollare e sgretolarsi sulla testa dei propri figli (che per giunta devono anche pagarlo)? (ogni riferimento a Stati o Repubbliche è puramente casuale...)
Riportando l'accento sul nostro discorso quindi: in politica è meglio lasciarsi guidare dalla sola passione istintiva, buttarsi nella variegata mischia e con il tempo, magari quando ormai le energie e l'entusiasmo giovanili si sono appassiti, imparare (probabilmente sulla pelle, propria, degli altri e dei posteri...) come funzionano le cose oppure dedicare qualche tempo ad imparare come funzionano le cose e poi poter veicolare tutta la propria passione (ancora giovane e ricca) su binari vivi che possano realmente cambiare le cose?
Vogliamo far nascere un think-tank in cui non si teorizzino nuovi modelli utopici da far sognare all'umanità e da far seguire ai neo-nostalgici bensì dove si concretizzino idee innovative, valide e attuabili che migliorino, magari anche di poco, la società; per farlo serve sapere di cosa stiamo parlando prima di parlarne.
Meno intorno ai massimi sistemi, vorremmo che chi domani ci amministrerà a livello locale e oltre, sia credibile non solo per le parole e le idee ma anche perché competente e non improvvisato come nuovo leader del bar sotto casa...
Circa la segnalazione dell'editrice Cosmopolis, effettivamente non è stata questa l'argomentazione ma è comunque uno spunto estremamente interessante e che valorizzeremo, grazie.
Spero di vederla il 10 gennaio a Tilane.
Un cordiale saluto e un augurio di buon anno.
Simone Tagliabue
Caro Simone, io penso che i giovani vadano lasciati liberi di costruirsi da soli, autonomamente, la propria felicità.La mia domanda esprimeva solo una perplessità generazionale e non voleva ovviamente contrapporre tecnmica a passione, ma interrogarsi su cosa veniva prima. Non mi sembrava banale. Ognuno è responsabile di quel che fa e anche se la mia generazione con il suo approccio prima passionale che tecnico ha fatto molti danni, non si può negare che il mondo lo abbia cambiato, a volte in meglio. Sono ansioso di scoprire cosa farà la tua così scopriremo se il nuovo approccio "tecnico" alla res publica funziona meglio di quello precedente.
ps. ho conosciuto in questi anni di giornalismo molti scienziati, inventori e imprenditori innovatori, e ho scoperto che sono diventati tali sognando cose che non esistevano molto prima di studiare per imparare a farle.
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