lunedì 6 dicembre 2010

L'italia violenta e tragica del "fai da te" fallito

Da Brembate ad Avetrana, l’Italia delle villette, quella lunga periferia metropolitana diffusa che si ostina a credersi ancora campagna, borgo, paese, continua a rimuovere la sua realtà.
La prima, istintiva, reazione della gente messa di fronte a un delitto orrendo come quelli avvenuti nelle località dove ormai da mesi aprono i TG, è sempre di difesa e rimozione. Gli omicidi più efferati di minorenni, crimini a sfondo sessuale o in ogni caso motivati dal sesso, vengono indicati dai vicini attoniti come frutto della invasione di persone dall’esterno, di altri da noi. E invece poi le cose finiscono per sbatterci in faccia la verità: il male non viene da fuori, nasce dentro di noi. Gli assassini, violentatori, massacratori e pedofili, siamo quasi sempre noi.
Dopo nemmeno 24 ore dallo scatenamento nelle valli bergamasche della caccia al marocchino, infatti, gli inquirenti già parlano di “due italiani sospettati e ricercati” e anche questa volta probabilmente andrà a finire che scopriremo quello che non ci piace, ma che già in fondo sapevamo. La violenza più atroce è una drammatica realtà che coinvolge tutto il territorio nazionale e non è prerogativa delle grandi città, non è un’esclusiva delle periferie urbane affogate nel malessere e nella miseria. La grande città non è più insicura dei paesetti dove una ragazzina può sparire una domenica pomeriggio andando da casa sua alla palestra dietro l’angolo.
La verità è che viviamo in un mondo malato, in una società profondamente deviata che esprime nei suoi comportamenti pervertiti fino alla tragedia il senso del suo profondo malessere. Forse ha ragione il Censis, secondo il quale: “Siamo vittime di un’onda di pulsioni sregolate. Non riusciamo più a individuare un dispositivo di fondo (centrale o periferico, morale o giuridico) che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori”. Si spiegano solo così gli episodi di violenza familiare, il bullismo gratuito, il gusto apatico di compiere delitti comuni, la tendenza a facili godimenti sessuali, la ricerca di un eccesso di stimolazione esterna che supplisca al vuoto interiore, il ricambio febbrile degli oggetti da acquisire e godere, la ricerca demenziale di esperienze che sfidano la morte in pratiche estreme quanto ridicole. “Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, perché ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento degli interessi e dei conflitti”.
Insomma, avvertono i sociologi, la nostra società drogata di televisione consumista non reagisce più positivamente agli stimoli e avvoltolata nel suo degrado si dibatte tra apatia ed esplosioni improvvise di violenza. E' possibile assistere nelle valli bergamasche allo spettacolo di gente che passa in un pomeriggio dal volontariato alla caccia al negro? Possiamo convivere con questa insostenibile realtà?

4 commenti:

Giovanna B. ha detto...

Carlo , mi complimento per l'attenta analisi di questo post.
Si cerca di far ricadere la colpa su qualcuno "diverso" per non ritrovarsi ad affrontare il problema delle nostre conoscenze e frequentazioni familiari....
Mi domando se dovremmo imparare ad accettare le famose "caramelle da uno sconosciuto" che tanto facevano paura tempi addietro ....

Anonimo ha detto...

non mi pare che ci sia mai stata la caccia al diverso,solo qualke caso isolato, la tolleranza e l'integrazione sono ben noti da anni, da sindaci "nostri" (della lega) ed il ministro "bobo" maroni ha CONDANNATO gli atti di xenofobia,il male è dentro di noi ma per fortuna anche il bene, solo che il male fa piu notizia purtroppo...

Andrea

carlo arcari ha detto...

Vedi Andrea, mi ha colpito il fatto che subito, anche in questo caso, si è andato a cercare il "diverso" come possibile mostro. Le indagini sono state a senso unico e si sono affidate a una intercettazione telefonica tradotta da incapaci (sono 20 anni che la Polizia si occupa di nordafricani). Ti risulta che erano stati messi sotto controllo i telefonini di tutto il paese? Perchè solo quelli degli stranieri? Per fermarlo si sono fermate due navi, si è fatto un casino inutile mentre bastava parlare con il suo datore di lavoro bresciano per sapere che era tutto un equivoco, l'operaio era in ferie, il viaggio non era una fuga, ma ci si era innamorati di un'idea sbagliata e comoda,che spiegava ogni cosa e dava ragione ai nostri pregiudizi razzisti.
Ti ti consoli, dici che dentro di noi c'è il male e il bene. Giusto, ma perché il male lo vediamo solo fuori di noi fino a quando non ce lo sbattono in faccia?
Adesso per le ricerche si ricomincia da Brembate, dai paesani, dagli amici e conoscenti, da quelli che avrebbero dovuto essere i sospettati fin dall'inizio. E invece si è perso solo tempo.

Giovanna B. ha detto...

Domando ad Andrea:" Vorrei che citasse esempi di tolleranza ed integrazione applicati dai sindaci leghisti nella bassa bergamasca, visto che sembra conoscerne la realtà"