Tre operai ridotti allo stremo, con ustioni su oltre il 90% del corpo, altri tre gravemente ustionati, ma non in immediato pericolo di vita (nella foto a sinistra la moglie di uno dei feriti si dispera davanti alla Eureco). Questo per ora il tragico bilancio dell’esplosione di ieri nell'azienda padernese. Il primo operaio, Salvatore Catalano, 55 anni, è ricoverato al Niguarda. Gravissimo anche Sergio Scapolan, 63 anni, magazziniere, trasferito al Centro Grandi Ustionati di Torino. A rischio anche la vita di Leonard Shesu, ricoverato sempre al Niguarda.
Gli altri lavoratori stranieri feriti sono, Kasem Xhani, ha ustioni di secondo e terzo grado sul 35% del corpo, ma non è in pericolo di vita. Grave anche Harun Zakiri, trasferito dal San Carlo al Cto di Torino. Ha ustioni su gran parte del corpo soprattutto arti superiori e inferiori, sulla testa e sulla schiena. Erjon Zheua è invece ricoverato all’ospedale Fatebenefratelli.
In attesa di altre notizie dagli ospedali ci si comincia a interrogare sullo stato dell’ambiente a Paderno Dugnano e soprattutto sul livello della sicurezza nei posti di lavoro. Un livello che i fatti accaduti confermano essere inaccettabile.
"Il sistema di appalti e subappalti ad aziende esterne, come la cooperativa per la quale lavoravano i feriti, provoca purtroppo un deficit delle misure di sicurezza e di prevenzione - ha detto Tiziana Scalco, della Cgil di Milano -. Quando si stoccano materiali pericolosi le misure di sicurezza devono essere molto rigorose". Ma in Eureco i sindacati non hanno mai potuto entrare per controllare se tutte le operazioni avvenivano secondo le regole, perché la fabbrica non era sindacalizzata. Ieri ho tentato di parlare con alcuni dipendenti fuori dai cancelli, ma mi sono trovato davanti solo bocche cucite e sguardi impauriti. La vita vale un posto di lavoro?
Per quanto riguarda lo stato del territorio i tecnici di Brianza Acque, stanno verificando la presenza di sostanze inquinanti nell’acquedotto e negli scarichi fognari dove sono defluite le acque utilizzate dai pompieri per spegnere l’incendio.
C’è in questa vicenda un aspetto inquietante che chiama in causa le istituzioni preposte al controllo delle aziende a rischio. La normativa Seveso prevede che gli stabilimenti che trattano rifiuti speciali devono comparire in un ”Inventario Nazionale" di quelli suscettibili di causare "incidenti rilevanti”, redatto dal Ministero Dell'Ambiente. Ma dell'Eureco di Paderno Dugnano sull'inventario del ministero aggiornato all'ottobre 2010 non c'è traccia. Come mai?
Lo spiega bene il direttore scientifico di Legambiente, Edoardo Bai intervistato da "Il Giorno": Eureco un tempo era sottoposta alla Legge Seveso, ma questa prende in considerazione quantità e qualità delle sostanze trattate e se i volumi di veleni stoccati calano sotto i 2.500 mc, si scende nella scala dei controlli fino ad azzerarli. In pratica basta un’autocertificazione per non essere più soggetti ai limiti e alle procedure previste dalla legge europea. Eureco naturalmente l’ha presentata e la Regione l’ha accettata. Adesso le autorità dovranno valutare quantità e qualità delle sostanze trattate e autocertificate.
Intanto la gente muore per 1.000 euro al mese.
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