domenica 31 ottobre 2010

Sisas di Pioltello: as time goes by

As time goes by, la canzone struggente del film Casablanca, mito cinematografico maschile del secolo scorso, mi risuona nella testa mentre leggo in questo pomeriggio grigio e piovoso le ultime notizie sulla Sisas di Pioltello-Rodano.
Così il tempo se ne va, ma non succede niente, o meglio succede quello che tutti noi che della storia sporca della Sisas ci siamo occupati negli anni 80 sapevamo sarebbe accaduto: le decine di migliaia di tonnellate di nerofumo cancerogeno accumulato dai fratelli Falciola (uno di loro è stato da poco condannato a 5 anni di reclusione) nel cortile della loro vecchia fabbrica di acetilene ce lo saremmo beccato solo noi, nei polmoni e nel portafoglio. Io mi deprimo a parlarne, ma voglio farlo per ricordare ancora una volta quanto è difficile per i cittadini difendersi dalla criminalità, economica e politica.

Nei primi anni 80 collaboravo con Panorama e scrivevo molto di ambiente, denunciando le attività degli inquinatori col colletto bianco che avvelenavano acqua, terreni e aria per arricchirsi a spese della salute di tutti. Uno di questi era Alberto Falciola, presidente della Sisas, che era da anni in lotta con tutti, operai, sindacati, cittadini, amministratori, medici provinciali per la sua discarica di nerofumo che si rifiutava pervicacemente di smaltire e bonificare, anzi rilanciava chiedendo di costruire nella stessa area altri impianti chimici inquinanti. E continuava a denunciare tutti, licenziare tutti, minacciare di querela chi ne scriveva sui giornali. Io decisi di inchiodarlo alle sue responsabilità e dopo aver fatto una lunga ricerca su documenti ufficiali scrissi un articolo su Panorama denunciando tutte le sue violazioni di leggi e regolamenti locali e nazionali e la pericolosità che queste rappresentavano per la collettività. Mi beccai immediatamente una querela per diffamazione.
Era la prima che ricevevo e la cosa mi preoccupò. Ma allora Panorama era una testata seria. Il legale del giornale era un principe del foro milanese l’avvocato Vito D’Ajello, (scomparso nel maggio scorso a 87 anni, che la terra gli sia lieve) quando vide la mia documentazione mi rassicurò e infatti vincemmo la causa. Anche il PM fu costretto nella sua richiesta ad ammettere che nel mio articolo avevo raccontato la verità sostanziale dei fatti.
Falciola, non contento cambiò avvocato, assunse il penalista Isolabella e riuscì, non so come (le sentenze di un processo per diffamazione sono inappellabili dal proponente), ad ottenere di rifare il processo. Ma la mia verità mise ancora nell’angolo l’inquinatore di Pioltello che perse la causa e fu costretto a pagare le spese processuali. Temo che in questa lunga partita quella fu una delle poche volte che pagò di tasca sua. Ed è questa la cosa che fa più male.
La storia della mancata bonifica dei suoli di Rodano e Pioltello, rappresenta molto bene la qualità e la forza del potere gelatinoso (sostanzialmente democristiano) che da troppi anni è al comando di questa Regione. Fondata nel 1947 da Giacomo Falciola, la Società Italiana Serie Acetica Sintetica nel 2001, dopo oltre 20 anni di contenziosi, messa alle corde dalle numerose denunce, si offrì di bonificare l'area in cambio del ritiro di una causa da 100 miliardi di vecchie lire, intentata dalla Regione Lombardia. L'accordo viene siglato (da Formigoni) giusto un attimo prima del fallimento della società, che si liberò così del pericolo di una condanna e lasciò alla comunità il peso della bonifica del luogo. La famiglia Falciola sparisce e stando alle ultime inchieste giornalistiche, si ricicla in Basilicata, a produrre biodiesel. Fino al 21 luglio 2010, quando il tribunale di Milano ha condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi Luciano Falciola, fratello di Alberto (deceduto nel '92), per aver dissipato le risorse societarie, compresi i fondi stanziati per la bonifica dell'area. E’ dei giorni scorsi la notizia che la Comunità Europea condannerà la Regione Lombardia a pagare 440 milioni di euro per la mancata bonifica.
Quello che non bisogna assolutamente dimenticare è che la storia della Sisas è innanzitutto una storia di rapporti tra imprenditori e uomini politici, prima ancora che di industria e inquinamento. L'amicizia fra Roberto Formigoni, al comando della Regione Lombardia dal 1995 e Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche ambientali, arrestato nell'ottobre del 2009 per falsa fatturazione e creazione di fondi neri nell'ambito del risanamento di Santa Giulia a Milano, e incaricato dalla stessa Regione di bonificare l'area Sisas, è solo l'ultimo episodio di questa lunghissima vicenda.
Insomma il tempo passa e va, il territorio inquinato 30 anni fa è ancora lì e chi lo ha avvelenato se n’è andato, i cittadini pagano, ma i soliti politici e i loro amici continuano a governare. E c'è chi, in buona fede, ma ignorante,  ad esempio i giovani della destra padernese, continua a votarli e a difenderli. Per non parlare dei cittadini di Pioltello-Rodano che ancora questa primavera hanno votato in maggioranza per Formigoni. As time goes by.

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