Bogani: “Non subiremo le decisioni del passato. Gestiremo, dialogando con i privati, i termini del progetto nell’interesse dei cittadini”. Alparone: “Sono preoccupato, troppo allarmismo e troppe accuse infondate. Stiamo valutando e studiando il problema (provocato dalla precedente amministrazione) e per questo abbiamo chiesto una proroga. Alla Conferenza dei Servizi porteremo la nostra posizione, poi andremo a riferire i risultati ai cittadini del Villaggio Ambrosiano”.
In queste due dichiarazioni d’intenti di sindaco e vicesindaco, pronunciate ieri sera in Consiglio Comunale, c’è tutta la cultura politica e amministrativa,lo stile di governo e il carattere della giunta di destra padernese. Nessuno dei due rappresentanti dei partiti di maggioranza al vertice dell’amministrazione si è sentito in dovere di dire un chiaro “si” o un semplice “no” al progetto di inceneritore motivando la sua scelta e assumendosene la responsabilità. Tutti e due hanno sottolineato e ripetuto a pappagallo le loro tendenziose ricostruzioni (un PGT mai entrato in vigore, un permesso di costruzione riferito ad altri edifici produttivi, discussioni del passato su possibili spostamenti di impianti sul territorio mai concretizzate, ecc) degli atti amministrativi delle precedenti giunte che avrebbero a loro dire “provocato” l’iniziativa di Paderno Energie, e dietro a questo schermo fumogeno hanno celato la propria intenzione. Che è quella di non prendere posizione a favore o contro l’inceneritore, ma di lasciare che l’iter del progetto faccia il suo corso che verrà sanzionato dalla Conferenza dei Servizi. Insomma due ignavi, una categoria di peccatori che giustamente meritano le pene dell’inferno dantesco e il disprezzo del poeta verso coloro "che mai non fur vivi".
La serata di ieri è stata affrontata dalla giunta Alparone con un mix di timore e arroganza. Timore palesato dall’inusuale schieramento di polizia locale e carabinieri, assolutamente ingiustificato dal clima civile che ha contraddistinto tutto lo svolgimento dalla serata. Avevano la coda di paglia? La destra padernese comincia a toccare con mano la fine della “luna di miele” con la città, vede che i cittadini sono saliti sul banco della giuria e cominciano a dare i voti. Ma questo sacrosanto timore è stato accompagnato dalla solita arroganza perché ieri sera i padroni del palazzo non hanno risposto, né alle domanda del consigliere Cerioni dell’IdV che ha chiesto al sindaco di pronunciare un semplice sì o no all’inceneritore, né a quelle del capogruppo Coloretti del PD che ha chiesto alla giunta: “Governate, prendetevi finalmente una responsabilità, dite pubblicamente quello che volete fare”.
Alla fine il discorso di chiusura del sindaco che ha accusato gli oppositori di fare del terrorismo e di indulgere nella propaganda elettorale, vagamente minacciando chi lo ha accusato di omissioni, è caduto nel gelo di una sala gremita di cittadini che a braccia conserte hanno assistito allo spettacolo significativo di un primo cittadino applaudito soltanto dai 16 consiglieri della sua maggioranza.
Altro tema importante della serata è stata la delibera di iniziativa consiliare sull’acqua in cui alcuni consiglieri della minoranza (che avevano già presentato su questo un Odg respinto perché lo strumento non era adatto allo scopo) chiedevano di inserire tra i principi dello Statuto comunale quello del carattere pubblico dell’acqua bene inalienabile dell’umanità. Anche in questo caso il comportamento di sindaco e maggioranza è stato squalificante. Avevano respinto l’OdG e hanno respinto anche la delibera consiliare perché “inadatta”. Insomma, non avendo il coraggio politico di affermare pubblicamente che l’acqua di Paderno deve venire privatizzata come dice il governo Berlusconi, si sono nascosti spudoratamente dietro a cavilli pseudo regolamentari. Lo stesso hanno fatto rispondendo alla richiesta di sapere perché non avevano avvisato i 720 firmatari della petizione sul Carcatrà; nella risposta hanno affermato che i cittadini “non avevano il diritto”, a termini del Regolamento della Partecipazione (tendenziosa interpretazione dell'art.30), di venire avvisati della convocazione della Commissione Servizi che era stata convocata all’unico scopo di discutere proprio quella petizione.
Ambigui e bugiardi, come sempre. A fine serata faceva proprio ridere (per non piangere) la patetica interrogazione di Rimoldi, capogruppo PdL, che chiedeva la censura preventiva dei manifesti politici da affiggere negli spazi comunali, protestando perché in dicembre l’opposizione aveva con un manifesto invitato Alparone a smetterla “con le bugie e le ambiguità”.
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