venerdì 1 gennaio 2010

La prima miss del 2010 è di Paderno e legge Wattles

L'Ansa ci informa che Valentina Bigiarelli, 17 anni, di Paderno Dugnano (Milano), è la 'Prima Miss dell'Anno' del Concorso Miss Italia 2010: è stata eletta dal pubblico durante il programma 'L'anno che verra" condotto da Fabrizio Frizzi e trasmesso su Raiuno nella notte di San Silvestro. La miss padernese è alta 1,75, ha occhi e capelli castani. Frequenta il quarto anno dell'Istituto Turistico, studia danza e la sua aspirazione è quella di diventare insegnante di ballo creando una propria scuola. Segue 'Amici' in tv e legge i libri di Wallace Wattles, pensatore americano che nei suoi libri scritti ai primi del '900 sostiene che la ricchezza non è un dono, ma una legittima aspirazione di ciascuno di noi. I giovani di oggi più che mai sembrano mettere sullo stesso piano, per iniziare la loro scalata al futuro, l'alta formazione scolastica e il casting, cioè quel percorso  (difficile e impegnativo quanto il primo) fatto di concorsi e provini che porta allo show business. Su questo tema l'anno scorso ho scritto per Il Sole24 ore questo commento che dedico alla nostra giovane miss facendogli i miei migliori complimenti.
Altro che master, dopo la laurea facciamo un bel provino. Sembra questo oggi l’inizio più credibile del percorso di auto valorizzazione di un giovane che vuol “esserci”, sentirsi arrivato “a corte”: da velina o tronista, a giornalista, conduttrice, parlamentare e chissà, un giorno, ministro.

Perché, come scrive nella sua ottima inchiesta su Il Foglio la collega Marianna Rizzini: “si fa il provino e poi si vedrà, perché oggi da lì ti sembra di poter andare ovunque, mentre da qui ti pare di non andare da nessuna parte”. Dove “lì” è la Tv e “qui” è la strada tradizionale, laurea, master, stage gratuito o quasi, precariato, concorso, colloqui, divenuta oggi non più credibile e appetibile per i giovani. Anche perché il mondo dello spettacolo e il training dei provini, abituano il giovane in carriera al public speaking di cui si servono anche i politici e le grandi imprese.

L’evoluzione del casting come nuovo fattore di promozione, selezione professionale, e mobilità sociale viene tenuto d’occhio con attenzione anche da Giuseppe Roma, direttore generale del Censis che dice di non trovarci niente di strano. In America e in altre parti del mondo il fenomeno è in atto da tempo, ma come spesso avviene è in Italia che la tendenza rischia di sfiorare la patologia. Colpa della nostra arretratezza, della nostra fragilità e delle nostre persistenti “anomalie”. Dice Roma al Foglio: “La tv come dispensatore di futuro è in forte espansione in Italia, perché non è bilanciato da altre possibilità di ascesa sociale attraverso i saperi”.
Insomma negli States ci sono Harward, Stanford, MIT e le altre grandi università che creano, alimentano e custodiscono i think tank dai quali escono i governanti chiamati a guidare il Paese. Da noi invece non viene percepita l’importanza e l’influenza dei centri di eccellenza del sapere che non hanno più come un tempo questo ruolo. La carriera in Tv è altrettanto difficile, dura e impegnativa, ma sta diventando più credibile di una università sempre più svalutata. E’ questo il rischio che Giuseppe Roma denuncia. “Se i giovani vedono nel casting per entrare in Tv l’unica molla del cambiamento e di mobilità sociale la colpa è solo del nostro immobilismo”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

complimenti,bella mora e anche brava!!