La libertà di stampa in Italia è oggi in pericolo? A me sembra lo sia sempre stata, nel senso che la libertà di stampa, di opinione, di critica e di cronaca, è una di quelle libertà fondamentali che non sono date una volta per tutte, ma che ti devi conquistare ogni giorno. Almeno questo è quello che io ho verificato sulla mia pelle.
La libertà di stampa è a rischio affermano le centinaia di migliaia di persone, tra cui moltissimi miei colleghi, che hanno manifestato oggi a Roma. Ma le minacce e gli attacchi a questa libertà, anche dopo che è stata sancita dalla Costituzione repubblicana 61 anni fa, ci sono sempre stati, sotto qualsiasi governo. Da un lato ci sono e ci saranno sempre i nemici della libertà di stampa, i poteri forti della politica e dell’economia legale e illegale che preferirebbero non dover fare i conti con i controlli che i giornalisti fanno sul loro operato. Dall’altro ci sono i lettori che diffidano dei giornali e dei giornalisti e che hanno a loro volta della funzione di controllo e di informazione della stampa un’opinione assai poco corretta e non sanno come utilizzarla a loro favore.
Certo è che in questo momento la stampa italiana versa in uno stato di estrema debolezza: gli editori, cioè i padroni dell’informazione, sono in genere dei finanzieri o degli imprenditori con corposi interessi economici che niente o poco hanno a che fare con l’editoria e con la libertà di stampa. Comprano giornali per dotarsi di armi di pressione sulla politica e li usano come tali. Del mestiere di fare giornali non si interessano, lasciano tutto in mano a dei manager che alla luce del disastro attuale di tutte le grandi imprese editoriali non possono essere definiti che degli incapaci. Di conseguenza anche la qualità del nostro giornalismo è molto scaduta, perché la politica (unica cosa che interessa davvero agli editori) l’ha inquinata da tempo, regalando ai giornali contributi statali miliardari e l’ha ormai ridotta al rango di un basso servizio del sistema.
Berlusconi e il suo conflitto di interesse c’entrano con tutto questo? Certo che c’entrano. Non ne sono la causa principale, ma di sicuro hanno contribuito negli ultimi 15 anni a peggiorare lo stato delle cose. Basta pensare alla parabola del Giornale di Montanelli oggi di Feltri, Fino al 1994, cioè per quasi 20 anni, Berlusconi è stato proprietario ed editore della testata, ma non ha mai interferito con la direzione di Montanelli. Quando è sceso in politica 15 anni fa ha buttato fuori l’ingombrante giornalista e ha ridotto il Giornale a uno strumento di propaganda personale.
Vi sembra assurdo che oggi (sabato 3 ottobre) la prima pagina di tutti i quotidiani d’informazione apra con la tragedia di Messina, mentre quella del quotidiano del capo del governo apre invece con il caso Santoro? Non è assurdo. Il titolo principale che campeggia in prima pagina è “Sfruttamento televisivo della prostituzione. Chiudete Anno Zero e che sia finita”. Firmato, Vittorio Feltri. La frana di Messina è al secondo posto, anzi è una fotonotizia (vedi a destra nella foto).
Dal momento che al proprietario del quotidiano interessa evidentemente più il destino del conduttore della trasmissione “Anno Zero” che la sorte dei cittadini siciliani sepolti dal fango delle frane causate dall’abusivismo edilizio, la scelta del direttore Feltri che segue come un cane il suo padrone e ne interpreta le volontà, è assolutamente comprensibile. Professionalmente indecorosa, ma comprensibile. La libertà di stampa non è solo un fatto di quantità, è soprattutto un fatto di qualità. E la prima pagina avulsa dalla realtà oltre che dalla cronaca del Giornale di Berlusconi è la prova che la manifestazione romana per la libertà di stampa doveva essere fatta.
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