Adesso che è morto scopriamo che Mike Buongiorno ha fatto la Resistenza e nel 1944, catturato dai tedeschi, finì a 17 anni a San Vittore e venne deportato in un lager austriaco.
Il re dei presentatori televisivi, pioniere della Rai, inventore di mille programmi Tv e ancora fino a ieri spalla di Fiorello, è morto oggi come deve morire un grande artista: se non sul palcoscenico in una pausa di lavoro. Perché in vecchio Mike a 84 anni lavorava ancora, si divertiva e non intendeva smettere. Per Sky avrebbe, infatti, lanciato un nuovo programma in autunno.
Con lui se ne va un pezzo della mia vita, i primi 35 anni che ho vissuto intensamente in bianco e nero. Ci siamo conosciuti 55 anni fa in un’Italia povera e aspra nella quale egli aveva portato la leggerezza della Tv americana, quella dei quiz popolari. Allora per vederlo condurre Lascia o Raddoppia, al giovedì sera, io e mia sorella prendevamo due sedie e scendevamo di sotto dalla signora del primo piano che aveva comprato il magico 17 pollici. Chiedevamo permesso, entravamo e ci mettevamo in un angolo del salotto a guardare la trasmissione sotto lo sguardo benevolo della orgogliosa padrona di casa, ex cassiera della macelleria di Corso Garibaldi, che era felice di riceverci alla sua corte. Oppure d’estate si andava in un bar dove la televisione si poteva guardare se si consumava: una spuma io, un ghiacciolo mia sorella.
Mike era un grande personaggio di quell'Italia popolare, ancora con un piede nel dopoguerra, e da allora è rimasto sempre lì, nell’Olimpo dei grandi. L’Italia intellettuale e radical chic lo sbeffeggiava e lo derideva per le sue gaffe, i suoi parrucchini, il suo umorismo che non faceva ridere, la sua esibita e noncurante ignoranza. Umberto Eco gli dedicò un libro famoso in cui lo indicava come il simbolo dell’arretratezza culturale italiana.
Ancora pochi anni fa quando qualcuno ne propose la nomina a Senatore a vita, tutti liquidarono la proposta come bizzarra e inaccettabile. Lui per primo non ci pensava nemmeno, ma forse, anzi sicuramente, il laticlavio se lo meritava più di tanti altri. Addio partigiano Mike, che la terra ti sia lieve.
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