martedì 11 agosto 2009

Sud, quegli esami che non finiscono mai

“Siamo alle solite, truffano anche sui voti dei ragazzi delle scuole medie, figuriamoci all’Università - esclama il leghista Zucchelli -. Ditemi voi come si fa a non volere la scuola padana?”. Il preside Santamaria che insegna a Bollate è chiaramente depresso, ma l’impiegato di Clusone che ha appena finito di leggere sul Corriere delle prove Invalsi truccate dagli insegnanti di Calabria, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia, non sembra neanche lui molto allegro. La notizia, infatti, è scoraggiante perché riguarda i nostri figli. “Ma perché lo fanno – chiede Zucchelli erga omnes -. Chi credono di ingannare?”. Nessuno risponde perché la domanda è retorica: gli insegnanti disonesti fanno così perché, appunto, sono dei cattivi insegnanti che temono di venire valutati dai risultati dei loro allievi, senza capire che così si condannano da soli senza appello.
“Il problema non è di valore delle persone – dico io – la maggior parte degli insegnanti che lavorano nelle scuole del Nord sono meridionali e insegnano benissimo. Il problema è ambientale e lo sanno tutti; anche la ministra della Pubblica Istruzione, la bresciana Gelmini, quando ha avuto bisogno di un esame compiacente per la sua carriera di avvocato è andata a farlo a Reggio Calabria. La domanda da fare è: vogliamo che il Sud rimanga così o cerchiamo tutti insieme di cambiarlo”.
Il barista Gino scuote la testa. Oggi la rassegna stampa quotidiana al Bagno Ciccio di spunti leggeri e divertenti ne offre ben pochi. L’unico, si fa per dire, lo trova Benetti che sembra avere un naso sensibile per le notizie curiose. “Sentite questa – dice -: un camionista bergamasco domenica scorsa decide di fare un giro in bici, esce di casa e fatti nemmeno 100 metri si becca una multa che prevede il taglio di 6 punti sulla patente. Al primo semaforo deserto era passato col rosso. La città era vuota, ma la Polizia stradale era dietro l’angolo” Proprio come nei film di Fantozzi.

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