giovedì 20 agosto 2009

Prodi, fallimenti e mancate autocritiche

In Agosto, mentre la Lega di lotta e di governo dilaga, sul centro sinistra e sul suo futuro tutto tace. Io mi aspettavo, anche in vista delle primarie del PD, un certo fermento di commenti, dibattiti, confronti. Invece niente. L’unico a lanciare un sasso nello stagno ferragostano è stato, pensa un po’, Romano Prodi, ma siccome l’ha fatto il 14 di agosto dalle pagine del Messaggero nessuno se ne è accorto o quasi. Prodi ha scritto le seguenti cose: il centro sinistra italiano, quello del periodo d’oro 1996-2008, ha fallito, come hanno fallito il new labour, la socialdemocrazia tedesca e anche quella spagnola che ormai mostra la corda. Alle ultime elezioni per rinnovare il parlamento di Bruxelles “l’ulivo europeo” ha perso dappertutto proprio quando la crisi provocata dagli scandali e dalle truffe del capitalismo globalizzato avrebbe dovuto premiare le forze storicamente più vicine al mondo del lavoro e ai ceti più deboli. Secondo l’ex leader dell’Ulivo la colpa è dei partiti del centro sinistra che, venuti dopo la coppia Reagan-Thatcher, al posto di mettere in campo una nuova dottrina sociale e redistributiva avevano invece scimmiottato le loro politiche cercando di convincere i capitalisti di essere loro i più affidabili interpreti del “primato del mercato”. Insomma i riformisti non hanno fatto il loro mestiere, non hanno avuto coraggio di prendere posizioni diverse e innovative sul piano della politica dei redditi, dell’immigrazione, dei mercati, del fisco, dei diritti civili, della scuola, e la gente li ha puniti preferendo la destra e le sue menzogne. Ricette? Generiche, come è ovvio. Andare controcorrente, scontentare molti, ma dire le cose come stanno a tutti e indicare nuove vie, scomporre e ricomporre gli elettorati tradizionali.
Peccato che Prodi dopo avere fatto questa corretta, ma anche scontata, analisi degli errori del centro sinistra europeo non pensi neanche per una attimo a fare autocritica, come se lui nel decennio ulivista non avesse fatto niente, non avesse governato prima l’Italia e poi l’Europa. Gli errori, sembra pensare il Professore, che sul piano della proposta non riesce ad andare oltre alla solita lista della spesa (fisco, scuola, redditi, mercato regolato, ecc), sono evidentemente stati fatti da altri. Forse da noi elettori?

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