venerdì 21 agosto 2009

Luoghi comuni, da Voghera a Brescia

Dopo la casalinga di Voghera lo studente di Brescia. Quando si legge la lettera del giovane leghista a Galli della Loggia si comprende fino in fondo il disastro della scuola italiana e i guasti che questo ha prodotto in più di una generazione. Il giovane bresciano infatti si rivela purtroppo un ignorante che legge la nostra storia degli ultimi 150 anni alla luce ben poco illuminante di una serie di luoghi comuni. Del resto cosa attendersi dal simpatizzante di un partito il cui leader ha straparlato per anni nei suoi comizi e soprattutto nelle pizzerie notturne, di "ritorno al trattato di Westfalia".
Il Risorgimento? Un complotto massonico. La liberazione del Sud dal governo borbonico? Una spietata guerra di conquista fatta da un avventuriero (Garibaldi) a favore dei Savoia. L’unità d’Italia? Una truffa realizzata a colpi di brogli e inganni. La prima repubblica che ha realizzato la ricostruzione post bellica, il boom economico, il benessere diffuso? Si salva per pochi decenni poi naufraga nel terrorismo di destra e di sinistra e nel debito pubblico. La seconda repubblica? Una delusione esclusa ovviamente la Lega “che è sorretta da un disegno e da un’idea”.

Lo Stato al giovane leghista fa schifo perché non concede una pensione a sua zia proprietaria di immobili (che giustamente non ne ha diritto) mentre la concede senza problemi al Sud, se ne frega della piccola impresa virtuosa della sua famiglia, regala i soldi solo alla Fiat e lo tratta come una mucca da mungere.
Lo studente "appassionato di storia" nella sua ricostruzione della vicenda italiana non dice una parola su altri importanti fatti che ne hanno determinato lo sviluppo: la Guerra Fredda, la fondazione dell'Europa Unita di cui siamo stati promotori, la risoluzione industriale e produttiva del nostro Paese diventato (chissà come?) una degli "8 grandi", la sostanziale ricchezza dell'Italia superiore a quella di molti altri in Europa.
Egli si dice atterrito dall’Islam e dalle società multietniche che ormai si sono affermate in Occidente perché ha paura di dover rivivere il crollo dell’impero romano abbattuto dalle invasioni barbariche. Teme, dice, di dover vivere un domani in un’Italia che “di italiano non avrà più nulla”. E conclude “mi sembra quasi di essere alle porte di un nuovo Medioevo con tutte le incognite che questo può celare. E ho paura, paura vera. Sono razzista davvero oppure ho qualche ragione?”.
E qui si torna al disastro della scuola italiana e ai suoi cattivi insegnanti. Come il professor Galli della Loggia che al posto di dire allo studente che non è razzista, ma solo impreparato e poco informato, consigliandogli di smetterla di leggere i bigini che si distribuiscono a Pontida, lo ha promosso personaggio mediatico valorizzando le mezze bugie e i luoghi comuni della sua ricostruzione storica.
Che il giovane sia dal punto di vista della storia un ignorante è evidente. Per definirlo tale basta considerare la sua visione del Medioevo. Egli infatti crede sia stato un periodo buio della storia d’Europa mentre al contrario l’Età di Mezzo è stata, come tutte le persone colte sanno, la culla del moderno Occidente che ha visto nascere in seno al popolo (non più plebe urbana o serva della gleba) la borghesia mercantile e imprenditoriale internazionale dei Francesco di Marco Datini, ai valori della quale egli e la sua stessa famiglia fanno ancora oggi riferimento. Cosa che evidentemente il giovane ignora sparando giudizi senza conoscere nemmeno se stesso e le sue origini.
La domanda da porsi è perché il Corriere della Sera e Galli della Loggia hanno voluto cavalcare questa piccola operazione più mediocre che mediatica? Davvero si ritiene la lettera del giovane bresciano un fenomeno su cui riflettere?

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