Stamani al bar del Bagno Ciccio ci siamo salutati io e Santamaria. Lui, finite le vacanze, è in partenza, mentre io che sono arrivato tardi rimango ancora fino a sabato. Abbiamo commentato insieme la strabiliante vincita al Superenalotto (147 milioni) e ci siamo chiesti a vicenda “tu cosa ne faresti?” Difficile fare previsioni anche se di sicuro, in caso di vincita, qualche idea buona ci verrebbe.
“A parte i sogni che autunno ci aspetta secondo te?” ha buttato lì l’amico preside, indicandomi il titolo del Corriere che prevede 1 milione di posti di lavoro in meno per il 2010.
Può sembrare strano, ma io non sono pessimista e vorrei rispondere così. “Se le famiglie terranno botta, se ci sarà una lieve ripresa entro i primi sei mesi dell’anno, se il governo ridurrà le tasse sul lavoro e cercherà di sostenere con nuove misure chi non ha un reddito garantito da un contratto (artigiani, lavoratori autonomi, collaboratori, ecc) e per di più è strozzato dai committenti che non pagano o pagano a sei mesi, se la piccola e media impresa innovativa che ha resistito bene continuerà a crescere nonostante tutto, forse l’azienda Italia si adatterà al nuovo assetto dell’economia globale”. Ma non me la sento. Mi rendo conto che i se sono troppi e non dipendono tutti da noi, inoltre il governo Berlusconi non ha dato segnali di avere pronta una politica adeguata alla situazione preferendo galleggiare sulla crisi piuttosto che impegnarsi con azioni concrete. “Non possiamo che aspettare e guardare quel che succede sul piano politico – dico -. Il PD potrebbe ancora farcela a scegliere cosa vuol essere e se, come io spero, ridiventerà un partito capace di rivolgersi al mondo del lavoro e ai bisogni dei soggetti più precarizzati dalla crisi, trasformando in vertenze locali e nazionali il disagio che ormai è palpabile, tutto si rimetterà in movimento”. “Speriamo, perché così non si può più andare avanti – sorride il preside –, qui nessuno compra più niente, nemmeno lo champagne. L’anno scorso ne sono state vendute solo 9 milioni e mezzo di bottiglie, ma in cantina ne sono rimaste più di un milione invendute. Un vero disastro…”.
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