giovedì 6 agosto 2009

Agosto, Paderno mio non ti conosco

Siamo tutti più o meno in partenza per le ferie e da sabato padernoforum si trasferisce al Bagno Ciccio di Chiavari, dove io e Isabella ci installeremo fino a fine mese con le nostre bambine per smaltire la stanchezza, lo stress e la fatica di un anno difficile che ci ha offerto più di un motivo di delusione e frustrazione. Inutile fare la lista della spesa: lavoro che scarseggia, reddito che si riduce, spese che aumentano (per fortuna mio fratello vive a Chiavari e mi presta la sua casa), incertezza che confonde la visione del futuro e la rende meno nitida. Insomma in una parola: precarietà.
Questa condizione ormai è comune a tutti, se non come realtà materiale, come percezione e paura. Viviamo in un mondo ogni giorno più precario, immersi in un flusso di notizie e di fatti che ci confermano quotidianamente la fragilità delle nostre certezze. La precarietà non riguarda solo i più deboli tra i soggetti sociali, riguarda tutti, a livelli diversi e le differenze tra operai e professionisti, imprenditori e pubblici dipendenti, studenti e docenti, sono date solo dai diversi gradi di precarietà delle rispettive vite. A Lambrate, come a Paderno Dugnano, operai sono in lotta per difendere un posto di lavoro sempre più evanescente, ma a Palermo si scopre che anche i professionisti rimasti senza reddito sono costretti a improvvisarsi posteggiatori abusivi per sbarcare il lunario. La crisi non risparmia nessuno e la discesa agli inferi, dalla scrivania al parcheggio, dalla fabbrica al marciapiede, è sempre in agguato.
Per questo quando si dovrà pensare alle politiche sociali del futuro prossimo bisognerà tenere conto di questa nuova realtà che cambia lo scenario tradizionale. Se ne parlerà agli Stati Generali cittadini cui accenna il sindaco nel suo ultimo messaggio sulla Calderina? O sarà solo una "adunata" durante la quale ci sentiremo annunciare un nuovo sistema di relazioni tra l’amministrazione e le società civile padernese, con il quale Alparone farà il suo spoil system anche in questo settore liberandosi di incomodi interlucutori? Staremo a vedere. Ma basta con queste miserie.Tra due giorni appuntamento al Bagno Ciccio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie Carlo per aver posto l'accento sulla questione della precarietà e dell'incertezza del lavoro. Purtroppo viviamo un momento storico in cui le aziende hanno mano libera nel fare ciò che vogliono con un unico scopo: massimizzare all'infinito il profitto. Molto di questa crisi reale che viviamo è costruito ad arte. Non metto in dubbio che ci saranno molti casi di aziende italiane in vera crisi, ma, se guardiamo il mio caso di NokiaSiemens Networks, non è così, come in tantissimi altri casi, come ben sai. Tutti quanti hanno scoperto che in Cina, India e Vietnam ci sono i nuovi schiavi da sfruttare. Come NokiaSiemens, tantissimi "imprenditori" italiani stanno facendo questo gioco sporco. Non frega niente a nessuno di noi, della nostra professionalità, della vita e del futuro dei nostri figli. Che moralità c'è nell'andare a produrre in una nazione retta da una dittatura dove vige la pena di morte (Cina)? Oppure in un'altra dove il 40% della popolazione è analfabeta e vive con meno di 1 dollaro al giorno (India) o dove i bambini vanno in fabbrica invece che a scuola? L'unico motivo è che si possono così ricattare miliardi di esseri umani per altri 20 - 30 anni. Ma non potrà durare all'infinito. Con questo trend, noi ci impoveriremo seriamente e loro (cinesi ed indiani) sono così tanti che la frammentazione dei nostri introiti su una massa così vasta di persone non porterà loro alcun beneficio. L'unica cosa è che anche loro, pian piano, prenderanno coscienza dei loro diritti e questo porterà inevitabilmente a lotte sociali ed all'implosione dei colossi Cina ed India, che si spezzeranno in tanti stati regionali, perennemente in conflitto fra di loro per motivi etnico/religiosi. A quel punto, noi occidentali, impoveriti al punto giusto, ritorneremo ad essere considerati "appetibili" per il mercato del lavoro e il tutto ricomincerà, per un nuovo ciclo di sfruttamento per noi e di guadagni per i soliti 4 oligarchi. E' triste pensare che gli insegnamenti della storia non servono a niente: ma le grandi rivoluzioni, come la Rivoluzione francese e la rivoluzione russa, ci sarebbero mai state se quei popoli avessero vissuto una situazione di relativo benessere e giustizia sociale? Perchè milioni di Francesi e di Russi non avevano di che mangiare mentre una sparuta elite di stra-ricchi faceva il bello ed il cattivo tempo? E' logico che poi le teste dei re sono rotolate nella polvere. Ma la domanda è: perchè per raggiungere fondamentali diritti bisogna arrivare al punto che la gente normale si trasformi in Giacobini o Bolscevichi?
O sono io che sono troppo ingenuo, o c'è in giro troppa massa di veri filibustieri col pelo sullo stomaco lungo un metro...

Buone vacanze a tutti.

Ferruccio.