Ho già detto altre volte cosa penso dell'ex enfant prodige della sinistra monzese, Giuseppe (Pippo) Civati. Ci conosciamo e litighiamo da anni dopo aver lavorato a lungo insieme. Vi segnalo questo intervento di oggi sul suo seguitissimo blog perché (guarda un po') lo condivido in toto. Anche se non ho mai letto Hegel né Franceschini.
È
tutto il giorno che mi chiedono una risposta a De Gregori e alla sua
intervista pubblicata oggi dal Corriere.
Non
mi è piaciuta, ma non perché come dice qualcuno sarebbe
un’intervista a favore dell’alleanza con il Pdl e del gruppo
dirigente attuale del Pd. Essere solidali con Epifani e Letta è
legittimo, come dovrebbe essere legittimo essere scettici. Preferire
il Pdl al M5s, cavallo di battaglia già un anno fa dell’attuale
premier, anche. Sono scelte, preferenze, opinioni.
Non
mi è piaciuta perché non mi piacciono le interviste in cui si
chiede alla sinistra di non fare la sinistra (come se in giro, per
altro, se ne vedesse chissà quanta, di questa sinistra): l’attacco
rituale ai sindacati fa parte di questo approccio. La difesa a
qualsiasi costo della Tav in Val di Susa, anche. Poi c’è il
passaggio sulla Costituzione e i nemici a sinistra. Sono trent’anni
che si leggono cose così. Cosa volete che sia: da Craxi in avanti,
fino a Marchionne, non è una novità. La modernità è a destra, la
sinistra è fastidiosa. C’è anche il puntuale hegelismo
(franceschinismo) delle “anime belle”, in una ripresa un po’
così della Fenomenologia.
Applausi.
Non
mi è piaciuta, l’intervista, soprattutto per un motivo culturale
più profondo: fare la caricatura dell’ambiente e di Slow Food
(fighetti!), tra le altre cose, è molto sbagliato, perché per me,
in quei temi, c’è molta della modernità di cui abbiamo bisogno.
Non
averlo capito e continuare a parlarne in questi termini, è
pericoloso e per altro molto popolare, soprattutto a destra
(Berlusconi queste cose le dice meglio, e non da oggi). Come direbbe
l’infastidito De Gregori, “proviamo piuttosto a dire qualcosa di
sensato, di importante, di nuovo. Magari scopriremo che è anche di
sinistra”. Ecco. Proviamo.
Proviamo
a dire che chi è contro quella Tav,
e pensa magari che le direttrici di traffico più interessanti siano
diverse da quella (tipo
il Gottardo), non ha una posizione poi così assurda. Che se usassimo
di più la bici saremmo solo più europei e civili, che l’Ilva ha
proprio a che fare con questioni ambientali, che i sindacati vanno
cambiati ma non eliminati, che la Costituzione sarebbe interessante
vederla anche applicata, oltre che commentata, un po’ a sproposito.
Faccio
timidamente notare che la sinistra italiana di chi come De Gregori ha
votato Bersani e Monti sta già con Marchionne più che con Landini,
vuole cambiare la Costituzione con Quagliariello, non ha posizioni
radicali sull’Ilva, ha fondato i comitati Sì Tav, non si preoccupa
di avere qualcuno a sinistra, non ha voluto fare un governo sostenuto
dal M5s.
Non
ha proprio nulla di cui lamentarsi, De Gregori, insomma. Perché la
sinistra italiana, che non gli piace più, ha già seguito tutte le
sue indicazioni.
E
infatti ha vinto.
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