A 92 anni suonati, se n'è andato Guido Spadea,
l'indimenticabile maestro Nanini del film "Il Maestro di
Vigevano".
Spadea è stato un'esemplare raro ed eclettico di attore-autore, figlio di quell'Italia a cavallo dell'ultima guerra mondiale, dove gli artisti
vivevano nei caffè, nei teatri di rivista, nei cinema con
avanspettacolo, nei ristorantini, nelle pensioni, nei locali notturni. E tra una scrittura e l'altra si arrangiavano a sbarcare il lunario facendo le cose più disparate.
La sua movimentata carriera iniziò nel 1942 quando a 21 anni
entrò per la prima volta in un teatro a "lavorare" per un
amico capo-clacque. Fu assunto come macchinista nella compagnia di Renato
Maddalena. Durante le stagioni, recitava anche in piccole parti, scrivendo, dopo aver letto i quotidiani del luogo
in cui si sarebbero esibiti, qualche scenetta di argomento locale.
Ottenne successo diventando ben presto "poeta di compagnia", com'era
definito allora questo ruolo.
In Galleria a Milano (dove allora si
incontravano quotidianamente attori, registi, agenti e produttori
teatrali) conosce Mario Carotenuto, che allora stava lavorando alla
radio con il quale collabora scrivendo testi per nuovi copioni.
Qualche anno dopo, si presenta in Rai con quei copioni e ottiene la
qualifica di autore, scrivendo poi per Febo Conti e Liliana
Feldmann e guadagnando per la prima volta uno stipendio
adeguato. Sempre in Galleria, Carlo Dapporto gli suggeriva
un argomento su cui lavorare, quindi su commissione Guido Spadea
inventava la barzelletta che gli serviva sulla scena. Invece
da Erminio Macario a volte riceveva i copioni da migliorare
e lui glieli rispediva con gli sketches, riveduti e corretti.
Il suo ruolo più famoso fu quello dell'eterno supplente nel film "Il maestro di
Vigevano" (1963), accanto ad Alberto Sordi. Negli anni Settanta partecipò a diversi film del genere poliziesco; apparve anche in film con Nino Manfredi, Lino Banfi e negli anni ottanta, con Adriano Celentano, fino al
ritiro dalle scene.
Di lui ho un ricordo personale legato
appunto a uno dei periodi in cui Spadea per sbarcare il lunario accettava lavori improbabili. Negli anni 60 mio padre faceva uno strano
mestiere: il promotore editoriale per editori di figurine. Girava
l'Italia in auto organizzando la propaganda in accordo con i distributori delle provincie. Per far partire le raccolte di carattere
"didattico" (l'Impero Romano, il Risorgimento, l'Italia,
l'Europa) si dovevano regalare ai ragazzi gli album e le prime bustine di figurine che
poi avrebbero acquistate in edicola. Io qualche volta lo seguivo
per aiutarlo e in una di queste stagioni di propaganda, alla squadra
di mio padre di cui facevano già parte un ex ballerino di rivista e
un autore di testi per l'avanspettacolo, si aggregò anche Guido
Spadea.
Ricordo quella campagna per lanciare la
raccolta dedicata al Risorgimento come una delle avventure più
divertenti della mia vita. Fu una zingarata durata un paio di mesi, con me che facevo il
servo di scena ai tre vecchi guitti che raccontavano battute,
recitavano o ideavano scenette a non più finire durante i viaggi tra
un paese e l'altro e di sera portavano me e mio padre a dormire in
alberghetti dove dietro il banco del portiere e nella saletta le
pareti erano tappezzate di foto in bianco e nero con dedica di attori
famosi e sconosciuti.
Spadea era un personaggio buffissimo,
magro, esile e spelacchiato, con occhiali da miope che gli conferivano
un'espressione stralunata. Fare lo "spacciatore di
bustine" come diceva lui, davanti alle scuole elementari e medie della provincia italiana lo divertiva
molto anche se l'assalto dei ragazzi all'uscita dalla scuola,
rischiava ogni volta di travolgerlo, fragile com'era. Ci fece morire
dal ridere una volta che, per avitare l'arrembaggio che si catenava
dopo la campanella, riuscì a convincere un direttore didattico a far
distribuire al bidello le figurine e gli album ai bambini per via del
loro alto valore "educativo e culturale". Caro Spadea, "poeta di compagnia" e "spacciatore di figurine", che
la terra ti sia lieve.
2 commenti:
Bravo,
pierino favrin
Grande Guido ! Amico di famiglia e amico mio ! Figuratevi le figurine che avevo da bambino grazie a Lui ! Non mi dimenticheró mai il suo appartamento in via San Maurilio con una parte piena di ombrelli appesi comprati per poche lire alla stazione centrale all'ufficio oggetti smarriti ! Per non parlare della sua simpatia ed ironia unica quando scriveva l'oroscopo per un noto quotidiano ! Ciao Guido ! Ti ricorderó sempre ! fabio Conti
Posta un commento